Leggere il piccolo principe da adulti.
La prima ragione è perché il suo autore, Saint
Exupery, lo ha dedicato a una persona adulta. Quando poi spiega perché lo fa,
uno dei motivi è che questa persona “è il migliore amico che abbia al mondo”,
ma anche perché “questa persona ha fame, sente freddo e ha molto bisogno di
essere consolata”. Sono ragioni più che valide per ognuno di noi, per dedicare
questo testo a chi ha libertà di cuore.
Una seconda ragione è nella frase: “per coloro che
comprendono la vita, sarebbe stato molto più vero, perché non mi piace che si
legga il mio libro alla leggera”.
Una terza è che il racconto è scritto per non
dimenticare un amico: “è triste dimenticare un amico”.
Infine perché: “posso diventare anch’io come i
grandi che non si interessano più che di cifre”.
Lo scopo del viaggio del Piccolo Principe è la
ricerca di chi gli possa offrire protezione per un fiore, unico, essenziale per
la sua vita e per quella del suo pianeta. Cerca un amico, cioè cerca
corrispondenza su un bisogno essenziale.
Gli incontri sui diversi asteroidi sono la lucida
scoperta del mondo non solo fuori da noi ma anche di quello di cui siamo
impastati: la smania di potere, l’accentramento egoista, la vergogna
presuntuosa che non sa accettare la propria debolezza, l’affarista calcolatore,
colui che fa dei propri interessi e del proprio compito una rocca inavvicinabile,
quello che sa pensare agli altri soltanto se questi sono funzionali ai propri
fini.
Ma “cosa diventerai se nessuno ti prende per mano
per mostrarti le provviste di miele fatto non di cose ma del senso delle cose?”
(A. de S.Exupery-la Cittadella)
Il comparire della volpe. Non un essere umano,
come aveva tratteggiato fin lì, quasi un’amara considerazione; eppure la
narrazione restituisce piuttosto la realtà dell’imprevisto simile all’apparire
del Piccolo Principe all’aviatore disperso nel deserto.
Tutta l’esegesi che si è fatta sul verbo
addomesticare cui la volpe vorrebbe essere soggetta non pare ancora esaustiva.
Addomesticare cioè creare dei legami.
Corrispondenza, amicizia, legami, bisogno di
realizzazione: questa come molta altra terminologia ha bisogno di pulizia, di
liberazione da montagne di ambiguità.
Bisogna per forza citare di nuovo il testo
nell’esempio del turco che parla dell’esistenza di un piccolissimo asteroide in
un grande convegno. Lo fa vestito con i suoi abiti normali, quelli della sua
tradizione, della sua identità. Nessuno ne tiene conto. Quando poi, obbligato
da un dittatore a vestirsi all’europea, si presenta sulla scena con un
elegantissimo abito occidentale, tutto il mondo fu con lui.
La realtà è che “Quando un mistero e’ cosi’ sovraccarico, non
si osa disubbidire…… Ma i semi sono invisibili. Dormono nel segreto della terra
fino a che all'uno o all'altro pigli la fantasia di risvegliarsi”.
Siccome il Mistero è straniero, il mondo cerca di
dirci che è una banalità, perfino che non esiste, dal momento che non veste
l’abito che gli vuole mettere addosso; non ha la fisionomia che il mondo gli
vuole dare; non si lascia definire se non quando ti lasci addomesticare. Si
serve di un amico che porta qualcosa di buono nella vita e di una domanda che,
grazie a quell’incontro, si infittisce nel cuore, mai definitivamente risolta.
Addomesticare può essere sinonimo di amicizia come
realizzazione del desiderio che brucia il cuore dell’uomo e che trova
corrispondenza?
Gli sguardi che ci guardano dai campi profughi- o
di prigionia- dei nostri giorni in Europa bruciano lo spirito perché cercano un
amore che li corrisponda. La nostra impotenza, l’arroganza, l’ignavia
preoccupata di perdere la propria tranquilla comodità, i pretesti dietro cui
nascondiamo la nostra indifferenza sono la loro croce e la nostra piaga
puzzolente.
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