Nelle città dense si deve occupare il massimo dello spazio disponibile, per capitalizzare al massimo le risorse disponibili; e Tokyo è fra le città più densamente costruite al mondo. In questi casi, l'operazione più immediata e giusta è prendere i confini del lotto ed estruderli, creando un prisma avente come base il perimetro dell'area.
Murano Togo, architetto giapponese dalle mille sorprese, attivo per 60 anni e mai stanco, progettò in tarda età uno di questi prismi per la Industrial Bank of Japan. Se il corpo degli uffici sembra un normale edificio amministrativo, con colonne di finestre in stile anni '70-'80, Murano si inventa qualcosa di straordinario per quella parte del lotto più difficile, ossia la punta ad angolo acuto, la meno ospitante. Innanzitutto, ci mette dentro i locali tecnici: caldaie, impianti elettrici e di condizionamento, servizi. Rinuncia ai pavimenti: tutto il blocco è un unico locale alto dieci piani, inframezzato da travi e griglie metalliche. All'esterno, differenzia questa parte tramite un rivestimento in marmo, e piazza una finestra quadrata al centro. Apre le due pareti che convergono nello spigolo finale, lasciando una feritoia che mostra i locali tecnici per tutta l'altezza dell'edificio.
Poi, recupera al terreno uno spazietto, scavando la punta del blocco: ed ecco che 10 piani rivestiti di marmo fanno ombra ad un giardinetto formato da un laghetto. Piccola nota poetica, un vortice che trafora lo specchio d'acqua. Tutto questo apparato è risolto con l'eleganza di una curva mistolinea, studiata fin nei rivestimenti meno visibili, che è difficile da spiegare a parole come solo la buona architettura può essere.
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