Zdenek Janda
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MAX ERNST- Juan Carlos Mestre
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Dos niños amenazados por un ruiseñor huyen por el filo
doblado del horizonte con una pluma de gacela en la mano.
Huyen por un bosque de columnas de cuero y cementerios
nevados, entre las máquinas de vapor de los mennonitas
y el filamento remoto de la electricidad.
Dos niños, dos labios de caracola marina besan el sueño
de dos hermosas muchachas desnudas. El que mira un astro
y el que escucha a un insecto, huyen por el fondo de un río
con la idea de la muerte en la mano. Huyen por la aureola y la tiniebla,
bajo el azogue frío de los puentes y el humo de los aeroplanos.
Dos niños, dos sombras fecundadas por la mariposa celeste
de los paracaídas, huyen por el humo rojo de los obradores de tinte
guiados por el ánade de las navegaciones.
Dos huellas puras alumbradas de espanto, la que gime como
un agua que oye, y la que como una piedra que oye contempla
la medusa con ojos de gata, huyen por un estambre infinito
de pensamientos mojados y bocinas abstractas en las que suena la muerte.
Dos niños, dos almas iridiscentes como una sombra de hielo, huyen
por la desembocadura del cielo perseguidos por un ruiseñor.
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Zdenek Janda
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MAX ERNST- Juan Carlos Mestre
Due bimbi minacciati da un usignolo fuggono nel filo
ripiegato dell’orizzonte con una piuma di gazzella nella mano.
Fuggono in un bosco di colonne di cuoio e cimiteri
innevati, tra le macchine a vapore dei mennoniti
e il filamento remoto dell’elettricità.
Due bimbi, due labbra di chiocciola marina baciano il sogno
di due leggiadre ragazze denudate. Quello che guarda un astro
e quello che ascolta un insetto, fuggono nel fondo di un fiume
con l’idea della morte nella mano. Fuggono nell’aureola e nella nebbia,
sotto il mercurio freddo dei ponti e il fumo degli aeroplani.
Due bimbi, due ombre fecondate dalla farfalla celeste
dei paracadute, fuggono nel fumo rosso degli operatori di tintoria
guidati dall’anatra delle navigazioni.
Due orme pure illuminate di spavento, quella che geme come
un’acqua che ode, e quella che come una pietra che ode contempla
la medusa con occhi di gatta, fuggono in uno stame infinito
di pensamenti bagnati e trombe astratte in cui suona la morte.
Due bimbi, due anime iridescenti come un’ombra di ghiaccio, fuggono
nella foce del cielo perseguiti da un usignolo.
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Poesia tratta da Elogio de la palabra, 2009, Fundación Casa de Poesía – cura e traduzione di Tomaso Pieragnolo e Rosa Gallitelli
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Relativamente all’autore:
Juan Carlos Mestre è nato in Spagna a Villafranca del Bierzo, León, nel 1957. Poeta e artista visuale, è autore delle raccolte Siete poemas escritos junto a la lluvia (1982), La visita de Safo (1983), Antífona del Otoño en la Valle del Bierzo (1985, Premio Adonais), Las páginas del fuego(1987), La poesía ha caído en desgracia (1992, Premio Jaime Gil de Biedam) eLa tumba de Keats (1999, Premio Jaén de Poesía), quest’ultimo scritto durante la sua permanenza a Roma come borsista dell’Accademia di Spagna. La sua opera poetica dal 1982 al 2007 è stata raccolta nella antologia Las estrellas para quien las trabaja, pubblicata nel 2007. Ha realizzato le antologie poetiche di Rafael Pérez Estrada (La palabra destino, 2001) e di Rosamel del Valle (La visión comunicable, 2001) ed è autore de El universo está en la noche (2006) libro sui miti e le leggende mesoamericane. Le sue opere grafiche e le sue sculture sono state esposte nelle gallerie di Spagna, Stati Uniti, Europa ed America Latina. La sua poetica, arricchita da una ampia conoscenza delle arti pittoriche e plastiche, continua e supera con personalità e finezza le istanze espressioniste e surrealiste, giungendo ad una forma poetica in esperto equilibrio tra ritmo e misura; le reminescenze romantiche aggiungono alla sua creatività un onirismo mai eccessivo, un colore spesso estatico e sognante come se l’autore sempre si muovesse nella raffigurazione della propria poesia.
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RIFERIMENTI IN RETE:
Juan Carlos Mestre
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