sabato 25 aprile 2015

Centro Cultural Miguel Ángel Asturias e Mercado Sur, Guatemala


Guardando un video che mostrava Città del Guatemala dal cielo, ho notato un oggetto particolarissimo, nella distesa di bassi isolati che sbucano dagli alberi.
Da un commento al video, ho scoperto che avevo notato il Centro Cultural Miguel Ángel Asturias, teatro di fama internazionale.

Sorge su di una collina a pianta triangolare, che fende con la punta la maglia quadrata del centro storico dividendo e distorcendo i suoi quartieri a est e a ovest; e l'edificio stesso è forma irragionevole posta sulla natura irragionevole. I volumi azzurri, pure e maestose forme che sono il prodotto dello spazio interno del teatro, sono attaccati da una crosta bianca, che contiene tutti gli spazi serventi: corridoi, servizi, scale.
Ogni elementi interno è riconoscibile dall'esterno; ogni bucatura sulla pelle dell'edificio è diversa in quanto ha funzioni diverse.


Questo teatro fu cominciato nel 1961 dall'architetto Marco Vinicio Asturias, ma tale progetto non fu ultimato, a causa della morte del progettista. Erano già state tuttavia costruite le fondazioni, per cui si volle che il nuovo progetto tenesse queste come vincolo a cui attenersi. Efraìn Recinos, "figura rinascimentale" secondo i biografi, artista, ingegnere, atleta, inventore e già autore del vicino Teatro all'aria aperta, fu incaricato del progetto che fu completato nel 1978.
I critici parlano di quest'opera come chiaramente ispirata alle piramidi Maya, ma la plasticità degli elementi murari e delle bucature, l'assenza di vergogna nel mostrare le scale ed i servizi, i colori vivaci e contrastanti sembrano più ispirati dalla normale città semi-spontanea centroamericana, miniera di ispirazioni.

Ad esempio, proprio a fianco di questo capolavoro dell'architettura espressionista, a piedi della collina, sorge il Mercado Sur.


Forma appuntita, determinata anch'essa dalla massa della collina, è il risultato non di una sola progettazione, ma di mille soluzioni immediate ai deversi problemi che la storia presenta. Si possono riconoscere i capannoni, dal profilo ondulato (proprio come quello del Teatro); la pensilina gialla, che ospita nuovi banchi e dà ombra ai passanti; e tutta una distesa di baracche che, pur non essendo sicuramente parte di un progetto, fanno parte del complesso. La forma finale non può essere totalmente avulsa dalla realtà: in essa nasce e si sviluppa, e da essa è limitata.

Le città hanno monumenti che nascono dalle immagini e dai contenuti suggerite dal suo tessuto stesso; il genio sa riconoscere queste immagini e sintetizzarle in oggetti.


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