Negli anni della seconda guerra mondiale, Le Corbusier si occupò di un tema che, ora più che mai, interessa un campo sempre più vasto di architetti: gli alloggi per sfollati, abitazioni temporanee, fatte di materiali quasi gratuiti e di facile costruzione. Nasce così il progetto delle case Murondins, dai muri di terra ripresi dalle piante delle rovine mesopotamiche, ed il tetto con intelaiatura in tronchi grezzi impermeabilizzati sempre tramite terra.
Le Corbusier previde di affiancare a schiera gli alloggi, costituendo un edificio di lunghezza variabile e di un solo piano, con l'ingresso esposto a sud ed una fila di aperture ad abbaino, dando modo alla luce di giungere fin negli angoli meno esposti al sole. Il fronte esposto a nord presenta invece piccole feritoie di arieggiamento, che danno al prospetto un aspetto assolutamente moderno anche se povero. Le dimensioni sono minime, ma tali da contenere tutto il necessario per abitarvi degnamente: a differenza degli analoghi alloggi spontanei, mantiene separata ogni funzione, grazie soprattutto al muro centrale, corrispondente al colmo del tetto a falde.
Passato il conflitto, lo stesso progetto è stato proposto per club di giovani, caravanserragli, dotazioni di scuole ed asili.
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