lunedì 31 dicembre 2012

Natale di verità e giustizia. PPL


Poiché l’affermazione della verità è ormai, in questo mondo di menzogne, la priorità, quello che chiediamo oggi con forza è un Natale di verità e di giustizia. Uomo, cittadino, lavoratore, studente, disoccupato, ricco o povero che tu sia, apri gli occhi! La guerra, le false notizie e le bugie dei potenti sono sempre andate a braccetto, poiché ostinati nemici della verità e della pace.
Una minoranza ignorante ma potente, per secoli ha affamato, ingannato, violentato, umiliato ed offeso la stragrande maggioranza degli uomini per poterli soggiogare e quindi sfruttare le materie prime dei loro ricchi territori. Oggi questo sistema basato sull’inganno e sullo sfruttamento deve essere combattuto per restituire pane, pace e lavoro a tutti quegli uomini che pochi ricchi (ogni giorno sempre più ricchi) stanno ricattando con paura e menzogne.
Uomo, agisci nell’unità della tua coscienza, non farti spezzettare in base alle proposte di mercato di chi vuole dividerci e non farti usare per una manciata di voti. Non viviamo questo Natale (ed anche il futuro) nella distrazione generale, ma fermiamoci a pensare a come questo giorno verrà passato in Siria, nel Corno d’Africa, in Cecenia, in Palestina, in Iraq, in Afghanistan, in Guatemala, nella prefettura di Fukushima, ad Haiti in tutte quelle parti del mondo dove manca tutto il necessario per vivere.
Bisogna indignarsi davanti allo stipendio milionario del calciatore del momento, davanti ai ladri impuniti in politica e davanti alle servili prestazioni della Rubacuori di turno e del suo utilizzatore finale. Non facciamoci fregare da chi ci vuole rinchiudere nella nostra miseria economica, anche se “il nostro piangere fa male al Re”. Ricerchiamo perciò una politica di solidarietà, di pace, di pluralismo e di attenzione al mondo intero, iniziamo cioè noi stessi ad operare per costruire comunità nuove, angoli di mondo in cui il servizio a chi ha bisogno sia compiuto per il benessere di tutti, perché indignarsi è anzitutto agire e per agire è necessario prendere parte e non rimanere imparziali.
Pane Pace Lavoro chiede a tutti i cittadini un moto per l’affermazione della verità e della giustizia in tutti i campi dell’agire umano; un’opera sociale che interroghi ciascuno sul proprio ruolo nella Storia, per l’affermazione di un principio superiore, dinnanzi alla menzogna dilagante di chi detiene il potere. Solo così la festa del Natale ritornerà dopo duemiladodici anni a ricordarci di non cedere alla paura e alla disperazione in cui ci vogliono portare i “sacerdoti” di un potere malsano, ma che è in sé già sconfitto; solo così la festa del Natale ci inviterà ad aprirci a un lavoro di costruzione di realtà concrete e gruppi operativi in cui l’uomo sia accolto ed aiutato a raggiungere la sua totalità. Perché laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, laddove i diritti dell’uomo sono violati, unirsi per farli rispettare è un dovere sacro.
, ma anche in Italia, vicino a noi, gente senza lavoro e senza futuro lasciata nella disperazione,
E Buon Natale

Si è svolto il pomeriggio della vigilia di Natale, con partenza davanti alla chiesa di San Pietro e arrivo in piazza Prampolini, il corteo promosso da Pane Pace Lavoro, l'associazione reggiana che da anni lavora «per una politica di attenzione all'uomo». La manifestazione è stata occasione di incontro e sensibilizzazione verso quelle aree del mondo dove si muore per un pezzo di pane. Il corteo è stato organizzato per «promuovere politiche di economia democratica e pace contro le violenze in atto in tutto il globo» e «per un Natale di verità e giustizia». «Bisogna indignarsi - spiegano in una nota gli organizzatori del corteo - davanti allo stipendio milionario del calciatore del momento, davanti ai ladri impuniti in politica e davanti alle servili prestazioni della Rubacuori di turno e del suo utilizzatore finale. Non facciamoci fregare da chi ci vuole rinchiudere nella nostra miseria economica, anche se “il nostro piangere fa male al Re”. Ricerchiamo perciò una politica di solidarietà, di pace, di pluralismo e di attenzione al mondo intero, iniziamo cioè noi stessi ad operare per costruire comunità nuove, angoli di mondo in cui il servizio a chi ha bisogno sia compiuto per il benessere di tutti, perché indignarsi è anzitutto agire e per agire è necessario prendere parte e non rimanere imparziali. Solo così la festa del Natale ritornerà dopo duemiladodici anni a ricordarci di non cedere alla paura e alla disperazione in cui ci vogliono portare i “sacerdoti” di un potere malsano, ma che è in sé già sconfitto».

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