Le case medievali si appoggiano una all’altra. Sporgono
sul marciapiede o creano portici, rendono le strade strette e tortuose. Sono storte,
irregolari, rozze. Non hanno nessuna regola che le limiti per quanto riguarda
la pianta, la facciata, la superficie. Infatti, se dobbiamo cercare
caratteristiche comuni alle architetture medievali, queste sono tutte rifiuti
di rispettare certe regole, quelle regole che hanno fatto l’architettura greca
e romana.
L’architettura greca segue regole rigide. Trascurando la
parte ornamentale (ordini e decorazioni, enormemente complessi e monotoni, per la
gioia di ogni professore noioso di storia dell’arte), l’edificio deve essere
perfettamente proporzionato, in modo maniacale e matematico; deve essere
ammirabile in quanto volume perfetto, perciò è posizionato in modo da essere
visto d’angolo; l’esterno è tutto, mentre l’interno è inutile, tanto nessuno ci
può entrare. Il numero di colonne su un lato deve essere rapportato precisamente
a quelle di un altro lato, le falde del tetto hanno un angolo preciso,
l’altezza e la base seguono proporzioni fisse, e tante altre belle e sterili
cose.
L’architettura romana è più “scaciarona”. Nessuno bada
allo spazio, quello che importa è la facciata, la simmetria, l’impressione di
ricchezza e potenza, di non essere nessuno di fronte a tanta roba.
Poi, ormai abituati a fare capitelli, fregi, colonne e
nicchie, decidono che non importa più se la colonna ha o non ha l’altezza
giusta in rapporto a vattelapesca, e puntano su qualcosa di geniale.
Cominciano a pensare allo spazio interno come al vero
scopo della costruzione, perché gli uomini lì dentro ci devono stare. Così
nascono le prime volte a crociera, le prime cupole, i primi spazi a pianta centrale;
costruiscono il Pantheon e tutto comincia. Il senso del Pantheon è l’interno,
la cui bellezza perfetta è comprensibile solo a chi c’è; non starò a
descriverlo. È da qui che nasce lo spirito dell’architettura medievale.
Il
medioevo, in architettura, comincia con le prime chiese, più o meno nel secolo
IV. Gli architetti devono inventarsi dal nulla edifici per un culto nuovo. Non
servono a nulla templi invivibili, perché insieme ai sacerdoti partecipa tutto
il popolo. Quindi le prime chiese sono fatte in funzione dell’interno, spazioso,
ricco e accogliente. Invece l’esterno è un semplice contenitore di mattoni
grezzi, povero e spoglio; ma, senza marmi colorati e capitelli fogliuti, si
intuisce la forma dell’interno e si è spinti a entrare. L’apoteosi di questo
periodo è la chiesa di Santa Costanza a Roma. Da fuori un cilindro di mattoni
con una fila di finestre, da dentro una cupola luminosissima circondata da uno
spazio ad anello, con una volta a botte ricoperta dai mosaici più belli della
città. Qualcuno sostiene che questo modo di fare le chiese sia dovuto
all’importanza data dal cristianesimo non più all’apparenza esterna ma a
qualcosa che è più in profondità.
Continua .....
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