Appena un secolo dopo le prime esperienze romaniche, gli scalpellini, i
tagliapietre, i costruttori comuni, a forza di impilare pietre e di creare
volte sempre più alte, fecero dell’architettura una scienza (quasi) esatta.
Scoprirono, cioè, che si poteva calcolare la grandezza di ogni parte della
struttura in modo matematico, a partire dal suo peso e dall’altezza che si
voleva raggiungere. Gli archi, ad esempio, sono a sesto acuto, più alti e
quindi più resistenti; i muri non sono più portanti, perché i pilastri sono
grandi il giusto da reggere tutto il peso, e sono aiutati da contrafforti, da
archi, da cappelle laterali. Perciò le chiese diventano sempre più alte e i
muri sempre meno spessi, mentre le vetrate occupano sempre più l’area delle
pareti: si può fare un confronto tra le prime esperienze gotiche e le ultime
per capire questa evoluzione.
La cosa più impressionante è che tutto si consuma nell’arco di
cent’anni. La prima di tutte è Saint-Denis, del 1135; da allora ogni città e
paese del nord della Francia cercò di costruire la chiesa più alta e più
sontuosa, in una vera e propria gara, fino all’apice della cattedrale di
Beauvois (1225), talmente alta che, pur essendo ben congegnata, crollò a causa
del vento, più forte a quell’altezza. Il crollo di Beauvois segnò la fine della
competizione, e da allora il gotico si evolse solo nella direzione della
decorazione.
La più bella chiesa gotica francese è la cattedrale di
Chartres, perfetta nelle proporzioni pur mancando di un singolo progettista.
Qui, per la prima volta, non c’è più il ritmo alternato della navata (in cui un
pilastro regge la navata laterale e uno regge sia questa che quella principale),
ma si capisce che l’arco acuto permette di creare spazi rettangolari, non per
forza quadrati, non avendo proporzioni fisse. Per cui ogni pilastro porta sia
la navata laterale che quella principale. I cittadini di Chartres si
impegnarono di persona nella costruzione e, pare, anche nella progettazione.
Scopo dell’architettura gotica è creare uno spazio semi-aperto, tanto
luminoso e alto da non sembrare chiuso; ogni legame con la classicità romana è
definitivamente bandito.
In Italia non verrà mai adottato, a parte nel tardivo Duomo di Milano,
questo stile; ciò che viene chiamato “gotico” in Italia è una semplificazione,
un utilizzo di alcuni elementi come l’arco a sesto acuto o i contrafforti; è
totalmente diverso ma non per questo di minor valore. Esempi sono San Francesco
ad Assisi, San Petronio a Bologna, e le opere di Arnolfo di Cambio, genio del
Trecento.
(Continua…)