lunedì 24 marzo 2014

Le città impossibili: la Londra di Gustave Dorè

Le immagini di Londra incise da Gustave Doré come pure quelle di Fildes, le lavandaie di Daumier, i suoi attori girovaghi déracinés ed i miserabili clienti dei bistrò di Degas sono tutti simboli e sintomi nello stesso tempo della nuova visione della realtà che le arti figurative assumono nella seconda metà dell'Ottocenlo.
"La povertà c'è sempre stata, ma solo in questo secolo l'immaginazione, vuole liberarla dalle visioni escatologiche di demoni e tormenti e si volge ad esaminare la squallida realtà quotidiana visibile in ogni metropoli o città industriale. Al tempo stesso ci si dedica alla raccolta di notizie statistiche oggettive sulla sorte dei poveri, mentre si realizzano raffigurazioni precise e realistiche del loro destino su questa terra" (Nochlin ).
I romanzi di Dickens come "Tempi moderni" e quelli di Zola "L'Assommoir" e "Germinal" possono considerarsi il corrispettivo letterario - sul piano espressivo e rappresentativo - di questi nuovi interessi conoscitivi.


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