giovedì 17 aprile 2014
Politiche culturali
Resta pero' una domanda: sarebbe oggi possibile iniziare simili imprese? [L'autore si riferisce alle iniziative culturali promosse dal fascismo] Non credo - per motivi positivi e negativi: positivi perché non c'è più un dittatore che possa decidere quali iniziative realizzare e quali sopprimere; negativi perché agli occhi degli odierni politicanti la cultura non conta, tant'é vero che i pochi politici colti devono nascondere questa loro vergognosa condizione se mirano alle elezioni. Non riesco poi a figurarmi gli italiani di Berlusconi, Fini e Bossi gonfiarsi il petto di orgoglio all'idea di un nuovo festival da dedicare alla musica classica, come non riesco a figurarmi i contemporanei anglo-beceri-sudditi di Blair e Bush, che, con le loro controparti tedesche hanno compato mezza Toscana, offrire aiuti finanziari ad imprese di alta cultura, se non per motivi pubblicitari. Qui si tratta pero' non della differenza tra dittatura e democrazia, bensi della differenza tra un mondo passato e il mondo in cui oggi viviamo.
Harvey Sachs
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