sabato 31 ottobre 2015
lunedì 26 ottobre 2015
Mappatura e riordino della segnaletica turistica
Si è effettuato il censimentoe la mappatura georeferenziata della segnaletica pedonale esistente a Venezia, nella Città storica, nelle principali aree di Mestre, Giudecca, Lido e Pellestrina, Murano, Burano, Torcello e Sant’Erasmo.
Il riordino della segnaletica turistica è finalizzato ad agevolare la mobilità urbana, per redistribuire i flussi turistici che sempre più congestionano la città storica, indirizzando i visitatori verso i luoghi di visita meno noti al turismo di massa e verso le zone meno frequentate ma non meno interessanti della città, evitando così il tradizionale intasamento nell’area marciana e realtina.
E’ inoltre in preparazione una mostra tematica della segnaletica turistica, legata alla storia del turismo in città, agli itinerari, ecc. Con l'occasione si predisporrà un libro bianco o catalogo e produzione di un video, performance. Si disseminerà l’evento con conferenza stampa, laboratorio ecc. tramite i social media.
http://www.comune.venezia.it/
Latent Architecture
Vi segnaliamo questo nuovo blog, di cui riportiamo la pagina intitolata Regole del blog:
REGOLE DEL BLOG
Cosa sarebbe il mondo senza linee editoriali ben specifiche? Un paradiso, forse. Ma i paradisi non mi piacciono e quindi ho stilato una lista di regole a cui attenermi strettamente, o almeno che avranno bisogno di una valida scusa quando deciderò di infrangerle.
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Latent Architecture significa architettura nascosta in bella vista, o come dicono gli inglesi, hidden in plain sight, quindi per un motivo o per l’altro, dimenticata.
Ad esempio:
L’ultimo edificio dell’ultimo premio Pritzker? Non mi interessa.
Il nuovo capolavoro di Renzo Piano? Lèvate.
La casa di campagna che mio nonno si è fatto costruire nel ’34 da quel suo amico che faceva il muratore? Nemmeno (non che mio nonno fosse famoso, è che quella casa faceva davvero schifo.).
Se un giorno parlerò della Fallingwater di Wright, e spero vivamente di farlo, sarà uno strappo alla regola.
Del resto il blog è il mio, e faccio come mi pare.
REGOLA N°2 – Non ci prendiamo – troppo – sul serio
Chiunque sano di mente sa bene che l’architettura può essere tremendamente noiosa.
Nonostante la passione che ci muove tutti e nonostante la bellezza indiscutibile a cui siamo quotidianamente esposti, i dettagli costruttivi di un plinto di fondazione in calcestruzzo armato possono rivelarsi una gran rottura di coglioni.
Quindi non solo non vedrete dettagli tecnici su questo blog, se non quando davvero necessario, ma non vedrete neanche le famose piante tutte bianche coi muri neri e le ombre che tutti amano ma nessuno sopporta, gli alberelli che sembrano bonsai, i recinti, gli “schemi” planivolumetrici, i diagrammi, e, che dio ce ne scampi, non vedrete mai opere a forma di “casa archetipale” ovvero architetture con due muri e un tetto a falde in cemento o legno.
Non vedrete stucchi bianchi e case “minimali”, e saremo tutti felici.
O almeno ci avremo provato.
Perché se l’architettura dev’essere strumento di oppressione ed esclusione culturale, se dev’essere vezzo elitario, allora la rifiutiamo.
Perché dovrebbe essere diverso per l’architettura? Cercherò di trattare solo posti / edifici che ho visitato di persone, e solo con foto fatte da me. Questo approccio ha innumerevoli vantaggi, ma anche alcuni svantaggi:
1. Sarò lento. Le visite dal vivo richiedono tempo e denaro, due cose di cui sono sempre a corto. Ci metterò un po’.
2. Le foto, come già detto, saranno scattate da me.
REGOLE DEL BLOG
Cosa sarebbe il mondo senza linee editoriali ben specifiche? Un paradiso, forse. Ma i paradisi non mi piacciono e quindi ho stilato una lista di regole a cui attenermi strettamente, o almeno che avranno bisogno di una valida scusa quando deciderò di infrangerle.
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qui sopra, un esempio di linea editoriale.
REGOLA N°1 – Ridare spazio agli spazi
Non parlo di architetture / edifici / luoghi / posti / famosi. Non si tratta di snobismo, è solo che poi dovrei cambiare il nome al blog e sinceramente non ne ho voglia.Latent Architecture significa architettura nascosta in bella vista, o come dicono gli inglesi, hidden in plain sight, quindi per un motivo o per l’altro, dimenticata.
Ad esempio:
L’ultimo edificio dell’ultimo premio Pritzker? Non mi interessa.
Il nuovo capolavoro di Renzo Piano? Lèvate.
La casa di campagna che mio nonno si è fatto costruire nel ’34 da quel suo amico che faceva il muratore? Nemmeno (non che mio nonno fosse famoso, è che quella casa faceva davvero schifo.).
Se un giorno parlerò della Fallingwater di Wright, e spero vivamente di farlo, sarà uno strappo alla regola.
Del resto il blog è il mio, e faccio come mi pare.
REGOLA N°2 – Non ci prendiamo – troppo – sul serio
Chiunque sano di mente sa bene che l’architettura può essere tremendamente noiosa.
Nonostante la passione che ci muove tutti e nonostante la bellezza indiscutibile a cui siamo quotidianamente esposti, i dettagli costruttivi di un plinto di fondazione in calcestruzzo armato possono rivelarsi una gran rottura di coglioni.
Quindi non solo non vedrete dettagli tecnici su questo blog, se non quando davvero necessario, ma non vedrete neanche le famose piante tutte bianche coi muri neri e le ombre che tutti amano ma nessuno sopporta, gli alberelli che sembrano bonsai, i recinti, gli “schemi” planivolumetrici, i diagrammi, e, che dio ce ne scampi, non vedrete mai opere a forma di “casa archetipale” ovvero architetture con due muri e un tetto a falde in cemento o legno.
Non vedrete stucchi bianchi e case “minimali”, e saremo tutti felici.
O almeno ci avremo provato.
Perché se l’architettura dev’essere strumento di oppressione ed esclusione culturale, se dev’essere vezzo elitario, allora la rifiutiamo.
REGOLA N°3 – Solo live
I giornalisti musicali non fanno altro che dire che non si conosce un gruppo finché non lo si vede in un concerto dal vivo.Perché dovrebbe essere diverso per l’architettura? Cercherò di trattare solo posti / edifici che ho visitato di persone, e solo con foto fatte da me. Questo approccio ha innumerevoli vantaggi, ma anche alcuni svantaggi:
1. Sarò lento. Le visite dal vivo richiedono tempo e denaro, due cose di cui sono sempre a corto. Ci metterò un po’.
2. Le foto, come già detto, saranno scattate da me.
buon proseguimento.
domenica 25 ottobre 2015
Dakar: a city full of color
Here in Dakar, it seems that the entire urban landscape is full of color: The walls, the sidewalks, the transport, houses and buildings, as well as the bright clothes of urban dwellers themselves. For example, the bright contrast between the light brown sands of this Sahelian city and the azure sky. The walls dressed in its history of graffiti, murals and mosaics. Property owners of each house and building design the small sidewalk spaces in front of their buildings, assembling boldly colored tiles in reds, blues, yellows and oranges. The urban scene is a mix of colors:
sabato 24 ottobre 2015
Balthus, la mostra
Scuderie del Quirinale / Villa Medici, Roma
24 ottobre 2015 - 31 gennaio 2016
Kunstforum Wien, Vienna
febbraio 2016 - giugno 2016
A cura di Cécile Debray, curatrice del Musée National d'Art Moderne/Centre Pompidou
Con una grande mostra monografica divisa in due sedi, Roma celebra – a quindici anni dalla morte – Balthasar Klossowski de Rola, in arte Balthus (1908-2001), maestro tra i più originali ed enigmatici del Novecento, il cui rapporto con la città eterna fu decisivo per gli indirizzi della sua arte.
venerdì 23 ottobre 2015
Amalfi e Atrani
Amalfi fu la prima delle repubbliche marinare, si arricchì per tre secoli, fino al XIV, quando fu distrutta e ridimensionata da maremoti e saccheggi. Atrani era la città dei suoi nobili, unica fra i paesi della costiera a godere di indipendenza e del rango, appunto, di "città".
Anish Kapoor in La Tourette
Kapoor was born in India to parents of Punjabi and Iraqi-Jewish heritage. He moved to London to study at the Hornsey College of Art (1973–77) and the Chelsea School of Art (1977–78). A return visit to India in 1979 sparked new perspectives on the land of his birth. These were reflected through his use of saturated pigments and striking architectural forms in bodies of work such as 1000 Names. Created between 1979 and 1980, this series consisted of arrangements of abstract geometric forms coated with loose powdered pigments that spilled beyond the object itself and onto the floor or wall.
During the 1980s and ’90s Kapoor was increasingly recognized for his biomorphic sculptures and installations, made with materials as varied as stone, aluminum, and resin, that appeared to challenge gravity, depth, and perception. In 1990 he represented Great Britain at the Venice Biennale with his installation Void Field, a grid of rough sandstone blocks, each with a mysterious black hole penetrating its top surface. The following year he was honoured with the Turner Prize, a prestigious award for contemporary art. Kapoor continued to explore the idea of the void during the remainder of the decade, creating series of works that incorporated constructions that receded into walls, disappeared into floors, or dramatically changed depth with a simple change in perspective.
Kapoor, Anish: “Leviathan” [Credit: Benoit Tessier—Reuters/Landov]In the early 21st century Kapoor’s interest in addressing site and architecture led him to create projects that were increasingly ambitious in scale and construction. For his 2002 installation Marsyas at the Tate Modern gallery in London, Kapoor created a trumpetlike form by erecting three massive steel rings joined by a 550-foot (155-metre) span of fleshy red plastic membrane that stretched the length of the museum’s Turbine Hall. In 2004 Kapoor unveiled Cloud Gate in Chicago’s Millennium Park; the 110-ton elliptical archway of highly polished stainless steel—nicknamed “The Bean”—was his first permanent site-specific installation in the United States. For just over a month in 2006, Kapoor’s Sky Mirror, a concave stainless-steel mirror 35 feet (11 metres) in diameter, was installed in New York City’s Rockefeller Center. Both Cloud Gate and Sky Mirror reflected and transformed their surroundings and demonstrated Kapoor’s ongoing investigation of material, form, and space.
Michal Raz-Russo
Kapoor’s later works include ArcelorMittal Orbit (completed 2011), a 377-foot (115-metre) tower surrounded by a looping lattice of red tubular steel. The structure, commissioned by the city of London for the 2012 Olympic Games, stood in London’s Olympic Park, and an observation deck at the top of the tower opened to the public in conjunction with the sporting event.
Kapoor was made Commander of the Order of the British Empire (CBE) in 2003, and he was named a knight bachelor in 2013. He received the Japan Art Association’s Praemium Imperiale prize for sculpture in 2011.
giovedì 22 ottobre 2015
mercoledì 21 ottobre 2015
venerdì 16 ottobre 2015
Il santuario di Sambutsuji
giovedì 15 ottobre 2015
Audiovisual Tricycles by ‘VJ Suave’ Project Animations on the Streets of Rio de Janeiro
Pay attention folks, interactive public art doesn’t get much better than this.
mercoledì 14 ottobre 2015
Ipse dixit: Matsumura
martedì 13 ottobre 2015
The city in the comics
Architecture, contemporary cities and comics are three issues, declared from the outset with the title of the ehibition, that was curated along with Jean-Marc Thevenet. Going further into detail, can you explain what it talks about?
The exhibition "Archi et BD: la ville dessinée" (at the Cité de l'Architecture up to the end of November) tells the story of cities as interpreted by the authors of comics and graphic novels. The real subject of the exhibition is in fact the city, more than architecture. The exhibition has been laid out in a chronological sequence, beginning in the early twentieth century with Winsor McCay, the creator of Little Nemo, a legendary figure who "flies" between buildings in Chicago. At the entrance, a fresco that we commissioned to the French artist François Olislaeger is a free interpretation of a century of architecture and comics brings together comic characters and the most iconic buildings of the twentieth-century, such as the arch by Rem Koolhaas in Shanghai stacked on top of the building by Ricciotti in Aix en Provence, the Caixa Forum in Madrid by Herzog & DeMeuron spiderman throwing himself off Zaha Hadid's ski jump in Innsbruck. It is a reciprocal exchange between two disciplines that have nothing in common, over the course of a century.
lunedì 5 ottobre 2015
Il pericolo delle idee (Edgar Morin & Tariq Ramadan)
Tariq Ramadan: (…) La chiave è l’educazione, l’istruzione: è a scuola che si impara la storia della nazione, la storia comune ce in inglese viene chiamata the narrative. È a scuola che si dà corpo all’identificazione e che si nutre il sentimento di appartenenza. L’inclusione, l’apertura, ciò che ho chiamato negli anni Ottanta l’”integrazione delle intimità” è innanzitutto scolastica. È là che comincia l’esclusione che è anche un’esclusione dalla memoria comune.
Claude-Henry du Bord: Quale mediazione si può trovare o adottare se, da un lato, le istituzioni falliscono e, dall’altro l’educazione non riesce a stabile una nuova modalità di trasmissione?
Claude-Henry du Bord: Quale mediazione si può trovare o adottare se, da un lato, le istituzioni falliscono e, dall’altro l’educazione non riesce a stabile una nuova modalità di trasmissione?
domenica 4 ottobre 2015
Ipse dixit: Thomas Merton
Per quanto l'uomo e il suo mondo possano sembrare in rovina, per quanto la disperazione umana possa diventare terribile, finchè continua ad essere un uomo, la sua stessa umanità seguita a dirgli che la vita ha un significato. Ed è proprio questa una delle ragioni per cui l'uomo tende a ribellarsi contro se stesso.
La nostra vita, sia come individui che come appartenenti a una razza inquieta e in lotta continua, ci dimostra chiaramente che deve avere un significato, di cui però una parte ancora ci sfugge. Eppure scoprire questo significato e vivere in conformità ad esso è il nostro compito nella vita. Abbiamo quindi qualche cosa per cui vivere. Il processo vitale dell'esistenza, del crescere, del divenire qualcuno è precisamente la consapevolezza gradualmente cosciente di ciò che sia questo "qualche cosa".
La nostra vita, sia come individui che come appartenenti a una razza inquieta e in lotta continua, ci dimostra chiaramente che deve avere un significato, di cui però una parte ancora ci sfugge. Eppure scoprire questo significato e vivere in conformità ad esso è il nostro compito nella vita. Abbiamo quindi qualche cosa per cui vivere. Il processo vitale dell'esistenza, del crescere, del divenire qualcuno è precisamente la consapevolezza gradualmente cosciente di ciò che sia questo "qualche cosa".
Thomas Merton. Nessun uomo è un'isola
Rapport à /Le Corbusier Université Nationale Technique d’Athènes, Grèce 06.10.2015-11.01.201
Με πρωτοβουλία της Σχολής Αρχιτεκτόνων του Ε.Μ.Π. και τη συνεργασία πολιτιστικών και επιστημονικών φορέων οργανώνεται δέσμη εκδηλώσεων και άλλων δράσεων με αφορμή τα 50 χρόνια από τον θάνατο του Le Corbusier και γενικό τίτλο «Αναφορά στον Ελ/Le Corbusier». Οι εκδηλώσεις θα πραγματοποιηθούν το Φθινόπωρο 2015 και την Άνοιξη 2016 με τη στήριξη του Ιδρύματος Le Corbusier και εντάσσονται στο ευρύτερο πλέγμα εκδηλώσεων που οργανώνονται διεθνώς με τη συγκυρία των 50 χρόνων από τον θάνατο του μεγάλου αρχιτέκτονα.
Ο Charles Edouard Jeanneret, που έγινε παγκόσμια γνωστός με το όνομα Le Corbusier, γεννήθηκε στις 6 Οκτωβρίου 1887 στην ορεινή Ελβετία και έφυγε στις 27 Αυγούστου 1965, κολυμπώντας στο παραθαλάσσιο Roquebrune Cap Martin της Γαλλίας. Στο πρόσωπό του εκφράστηκε ιδανικά η νεωτερικότητα του εικοστού αιώνα, με όλες τις αντιφάσεις και τις αντιπαραθέσεις της. Υπήρξε ένας οικουμενικός άνθρωπος των γραμμάτων και των τεχνών, που συνδύασε τη θεωρία με την πράξη και δημιούργησε ταυτόχρονα ως αρχιτέκτονας, ζωγράφος και πολεοδόμος, χτίζοντας σε τρεις ηπείρους και γράφοντας βιβλία που μεταφράστηκαν σε δεκάδες γλώσσες. Η επιρροή του γεφύρωσε πολιτικές αντιθέσεις, διαμόρφωσε γενιές μαθητών και βεβαίως γενιές επικριτών. Η σχέση του με την Ελλάδα ήταν μια σχέση μαγείας και μαθητείας, με διαρκείς και αμοιβαίες ανταλλαγές. Δεκαοκτώ Έλληνες δούλεψαν στο αρχιτεκτονικό εργαστήρι του από τη δεκαετία του 1930 ως το 1965. Σήμερα, πενήντα χρόνια από το θάνατό του, νέοι και λιγότερο νέοι αρχιτέκτονες, δημιουργοί και στοχαστές επιστρέφουν στην ακτινοβολία του έργου του με μια σύγχρονη διάθεση ανακάλυψης και κριτικής.
Οι εκδηλώσεις οργανώνονται από τη Σχολή Αρχιτεκτόνων Μηχανικών του Εθνικού Μετσόβιου Πολυτεχνείου με τη στήριξη του Ιδρύματος Le Corbusier. Οι εκδηλώσεις συνδιοργανώνονται ή στηρίζονται στο σύνολο ή κατά περίπτωση από το Γαλλικό Ινστιτούτο, την Ελβετική Πρεσβεία, το Ελληνικό Docomomo, το Κέντρο Αρχιτεκτονικής της Μεσογείου, και άλλους πολιτιστικούς και επιστημονικούς φορείς.
sabato 3 ottobre 2015
venerdì 2 ottobre 2015
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