Forse quella donna pensa a quanto latte versare. Forse pensa a quanto tempo domanda la cottura del pane al latte. Forse pensa alle persone che abitano quella casa (forse la sua, forse quella dei padroni) e che mangeranno le sue pagnotte.
L’espressione attenta del suo viso, e lo sforzo moderato delle sue braccia, delle quali Vermeer sottolinea il gesto attento, ci rendono famigliare il suo lavoro. L’ordine della stanza, forse povera, ma viva e curata, il cesto con il pane, la brocca, la stoffa blu, fanno pensare a una realtà o natura, tutt’altro che morta.
La donna segue una ricetta, un progetto; il suo lavoro implica energia, ma anche l’intelligenza che ordina, che dosa, che cura. La donna sa che, se la dose di latte non segue quel ordine, la pagnotta non sarà così gustosa come la famiglia la ama mangiare. La donna sa delle conseguenze di quelle ore di lavoro, sa di poter manipolare, seppur nell’elementarità del quotidiano, la realtà che vive.
La donna ha imparato a fare il pane da sua madre, la quale, a sua volta, aveva imparato dalla sua. E’ una cultura, un’appartenenza fisica, un modo per poter essere utile, sentirsi utile. Fare il pane è il suo mestiere, la sua capacità per mantenere sé e nutrire gli altri, è l’opera che riempie la sua giornata. Il suo lavoro dipende da questo ordine, da questa famigliarità con il tempo e lo scopo.
L’immedesimazione a quella giovane donna, fa quasi dimenticare che noi misuriamo il nostro proprio lavoro riducendolo al salario, al soldo, al cercare di sconfiggere il tempo, in favore del profitto subitaneo e ingordo, affannandoci per un’affermazione di noi stessi davanti agli altri, all’altro. Nel contemplare quella donna, dimentichiamo che noi viviamo come se quel latte, scendendo dalla sua brocca, dovesse diventare subito pane, come se non si potesse né si dovesse più pensare al perché del lavoro, all’ordine che richiede, ma solo a correre per produrre di più, quasi dimentichi di sé e degli altri, che aspettano che il profumo delle pagnotte stuzzichi l’appetito.
Quella giovane donna dipinta da Vermeer, invece, ci convince a aspettare la sera, quando la stanza sarà meno luminosa, ma il pane sarà pronto.
La donna segue una ricetta, un progetto; il suo lavoro implica energia, ma anche l’intelligenza che ordina, che dosa, che cura. La donna sa che, se la dose di latte non segue quel ordine, la pagnotta non sarà così gustosa come la famiglia la ama mangiare. La donna sa delle conseguenze di quelle ore di lavoro, sa di poter manipolare, seppur nell’elementarità del quotidiano, la realtà che vive.
La donna ha imparato a fare il pane da sua madre, la quale, a sua volta, aveva imparato dalla sua. E’ una cultura, un’appartenenza fisica, un modo per poter essere utile, sentirsi utile. Fare il pane è il suo mestiere, la sua capacità per mantenere sé e nutrire gli altri, è l’opera che riempie la sua giornata. Il suo lavoro dipende da questo ordine, da questa famigliarità con il tempo e lo scopo.
L’immedesimazione a quella giovane donna, fa quasi dimenticare che noi misuriamo il nostro proprio lavoro riducendolo al salario, al soldo, al cercare di sconfiggere il tempo, in favore del profitto subitaneo e ingordo, affannandoci per un’affermazione di noi stessi davanti agli altri, all’altro. Nel contemplare quella donna, dimentichiamo che noi viviamo come se quel latte, scendendo dalla sua brocca, dovesse diventare subito pane, come se non si potesse né si dovesse più pensare al perché del lavoro, all’ordine che richiede, ma solo a correre per produrre di più, quasi dimentichi di sé e degli altri, che aspettano che il profumo delle pagnotte stuzzichi l’appetito.
Quella giovane donna dipinta da Vermeer, invece, ci convince a aspettare la sera, quando la stanza sarà meno luminosa, ma il pane sarà pronto.
In Francia: La Lattaia di Vermeer è utilizzata da Nestlé per i suoi prodotti della serie “La Laitière” (cioccolato, yogurt, merende per bambini).
In Italia: il quadro è stato ripreso per il manifesto il Congresso Internazionale intitolato “Tonalestate 2004. Ecce Money. Il denaro: capitale e lavoro”.
Johannes Vermeer (Delft, 31 ottobre 1632 – Delft, 15 luglio 1675), La Lattaia, olio su tela, 45,4 x 40,6 cm, 1659 circa, Rijksmuseum di Amsterdam
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