Nel 1400 Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti cambiarono
improvvisamente la rotta, dichiarando il loro amore alla forma geometrica, al
linguaggio monumentale, all’antichità vista come un raggiungibile modello di
perfezione. Fine di tutta la possibile evoluzione architettonica: si ritorna al
passato!
E per almeno tre secoli l’architettura non è più un’arte povera e
comunitaria, ma individuale e ricca; non vuole tanto soddisfare necessità,
quanto essere bella in sé; accentua sempre più il potere di alcuni ed il non
potere dei più. Da William Morris in poi qualcosa cambia, ma questa è un’altra
storia.
Occorre però fare uno sforzo di osservazione, e si può vedere che ancora
oggi lo stesso modo e lo stesso concetto di fondo dell’architettura medievale
resiste.
Con il Movimento Moderno, grazie a Le Corbusier, Gropius, Oud, tutti i
tabù dell’accademia di belle arti sono messi in discussione, e la funzionalità
viene messa in primo piano; il problema della casa e della città diventa
importante molto di più di quello del monumento; la bellezza degli edifici
moderni, la loro stessa forma, derivano dal loro significato.
Ma
tutta la teoria che sta dietro al Movimento Moderno è così complessa che lo
rende un periodo del tutto autonomo; invece la logica medievale della città è
presente oggi negli “Slums”, cioè in tutti quei quartieri, o baraccopoli, o
favelas, nati spontaneamente. Essendo la minima risposta all’esigenza di gente
povera, queste città hanno la forma più diretta e semplice possibile, eppure
diventano spontaneamente complessissime, e sopravvivono in luoghi impensabili
(su scarpate, su fiumi, su picchi). Sono di gran lunga più interessanti e belle
di molte città ricche; penso ai barrios di Caracas, alle favelas di Rio de
Janeiro, alle baraccopoli di Bangkok. Con un occhiata da lontano puoi leggere
il luogo e ciò che sta sotto le abitazioni; il contrario di città come New
York, dove anche il paesaggio è costruito. Sono come immense Venezie o Perugie.
E di certo sono i luoghi dove intervenire architettonicamente è più urgente e
necessario, ma anche più stimolante.
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