INTERVISTA A VLADIMIR SABILLON, TONALESTATE 2011
8 agosto 2011
Vladimir Sabillon è il curatore delle esposizioni del Tonalestate 2011. Ha coordinato un gruppo di giovani appassionati d’arte nella ricerca, negli allestimenti, nel continuo rapporto con gli autori. Dal loro lavoro è nato il titolo unificatore di tutte le mostre: DIVIDE ET IMPERA. A noi tutta l’in-giustizia.
Gli chiediamo cosa sia l’arte. Sabillon risponde che oggi è diventata un privilegio per pochi. In altre epoche era forse più facile avere un contatto con l’arte la quale faceva parte della vita quotidiana. Per me l’arte, oggi, deve essere segno che richiama l’uomo a uno stato superiore di conoscenza e di domanda su di sé e sull’universo, che lo porti, insomma, a domandarsi sul senso del suo esistere.
Alla domanda del motivo per cui scelga per i suoi quadri temi così scomodi e provocanti, Vladimir dice che, proprio perché l’arte deve muovere dei sentimenti, servono dei temi che non lascino indifferente chi guarda. Non voglio che l’arte si riduca al “puro bello”, ma che faccia scattare la molla profonda dell’umanità nell’uomo.
Quale circostanza è accaduta nella sua vita, quale maestri, perché Lei decidesse questa strada?
I primi anni del mio lavoro si svolsero in Honduras, mio paese natale. La costante situazione d’ingiustizia e disagio che gravava e ancora opprime il mio popolo, hanno fatto in modo che il mio coinvolgimento nell’arte fosse una responsabilità nei confronti della realtà. In seguito, venendo in Italia a studiare, ho conosciuto quelli che si sono svelati dei veri amici perché mi hanno insegnato che impegnarsi seriamente nel proprio lavoro è servire l’uomo e io vorrei farlo attraverso la pittura.
Gli chiediamo cosa sia l’arte. Sabillon risponde che oggi è diventata un privilegio per pochi. In altre epoche era forse più facile avere un contatto con l’arte la quale faceva parte della vita quotidiana. Per me l’arte, oggi, deve essere segno che richiama l’uomo a uno stato superiore di conoscenza e di domanda su di sé e sull’universo, che lo porti, insomma, a domandarsi sul senso del suo esistere.
Alla domanda del motivo per cui scelga per i suoi quadri temi così scomodi e provocanti, Vladimir dice che, proprio perché l’arte deve muovere dei sentimenti, servono dei temi che non lascino indifferente chi guarda. Non voglio che l’arte si riduca al “puro bello”, ma che faccia scattare la molla profonda dell’umanità nell’uomo.
Quale circostanza è accaduta nella sua vita, quale maestri, perché Lei decidesse questa strada?
I primi anni del mio lavoro si svolsero in Honduras, mio paese natale. La costante situazione d’ingiustizia e disagio che gravava e ancora opprime il mio popolo, hanno fatto in modo che il mio coinvolgimento nell’arte fosse una responsabilità nei confronti della realtà. In seguito, venendo in Italia a studiare, ho conosciuto quelli che si sono svelati dei veri amici perché mi hanno insegnato che impegnarsi seriamente nel proprio lavoro è servire l’uomo e io vorrei farlo attraverso la pittura.
A BREVE DISPONIBILI SUL SITO www.tonalestate.org
Gabriela Vaccari: La arcilla fundamental de nuestra obra es la juventud (Vincitrice del premio Hunger of Justice, Maison Artistique DaSeyn)
Marcela Zamora: “María en tierra de nadie”
Otoniel Itsa Sabillón Ordoñez: “Nos han obligado al Heroismo” (Vincitore del premio Hunger of Justice, Maison Artistique DaSeyn)
“Walking Africa Deserves a Nobel Nobel Peace Prize for African Women”
Hasbi Vladimir Sabillón Ordóñez: “Volti verso il potere”
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