domenica 30 ottobre 2011

Stéphane Hessel: Indignatevi della mancanza di dignità umana


“Questo libro è dedicato a tutti coloro che costruiranno il XXI secolo”. Così si conclude il piccolo saggio (30 pagine in tuttoe più di 500 000 copie vendute da ottobre 2010) che sta letteralmente impazzendo e facendo impazzire la Francia. La speranza è che possa presto essere tradotto in tutte le lingue europee, perché, se è vero che Stéphane Hessel, diplomatico e militante politico francese, è alla società francese che si rivolge, la sua è una “indignazione” che parla a tutti, e soprattutto ai giovani, alle generazioni future, che non hanno conosciuto gli orrori della guerra. Lui, che la resistenza l’ha vissuta, chiede di riprenderne i valori, e soprattutto chiede a tutti di indignarsi davanti a una società che rimette sempre più in discussione i diritti sociali e civili fondamentali. “Non si può essere fieri di una società che ha dimenticato i valori espressi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, che lo stesso Hessel ha contribuito a redigere. All’articolo 22 cita:”Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.”
La sicurezza sociale, la scuola dell’obbligo, una democrazia economica e sociale, la nazionalizzazione delle fonti di energia e dei mezzi di produzione, una stampa “indipendente e libera dallo stato, dalle potenze economiche e influenze straniere”: tutto questo, tutto ciò che la Resistenza aveva conquistato con sacrificio, è rimesso in causa oggi. Il significato della Resistenza è non accettare lo stato di cose presenti, e “quando qualcuno si indegna, come io sono stato indignato dal nazismo, allora si diventa militanti, forti, impegnati”.
Il messaggio di Hessel, per la sua chiarezza e schiettezza, disturba. E disturba proprio perché mette davanti una lettura chiara, lucida, evidente, del male peggiore delle nostre società attuali, il dire “ma io non posso farci niente”. Hessel riprende nel suo libro una frase di Jean Paul Sartre: “voi siete responsabili in quanto esseri umani”. Per questo non si può restare indifferenti alle ingiustizie, alle insensatezze crudeli di questa società, dalle espulsioni dei rom, agli immigrati clandestini, alla perdita della morale politica e sociale, fino ad arrivare al dramma peggiore del nostro tempo, cioè lo sterminio giustificato e silenzioso di un popolo. Il popolo di Gaza.
L’operazione Piombo Fuso è costata la vita a 1400 palestinesi, 50 sono stati i feriti tra l’esercito israeliano. Il rapporto Goldstone, redatto da questo giudice sud-africano ebreo che si dice sionista, conclude senza mezzi termini dichiarando lo Stato di Israele colpevole di crimini contro l’umanità. “È insopportabile, continuaHessel, “che proprio degli ebrei possano essere responsabili di crimini di guerra”. Non giustifica le azioni terroristiche palestinesi; dice che queste sono frutto di un’esasperazione che nasce della situazione inaccettabile che hanno subito. E il terrorismo è una forma di esasperazione, è comprensibile, certo, ma non accettabile perché è una negazione della speranza. La speranza può ottenere risultati “altri”, ma per fare questo non deve permette all’odio di prevalere.
Dopo il dramma dei totalitarismi e le due guerre mondiali, il mondo era cambiato. C’è stata la decolonizzazione, la fine dell’apartheid, il crollo dell’impero sovietico e la fine del mondo bipolare. Questi primi dieci anni del XXI secolo, invece, ci hanno riportato indietro, ad un mondo senza etica, senza giustizia e equilibrio. L’indignazione non è fine a se stessa: non si tratta di difendere un’idea, un colore, una bandiera ma di rialzarsi e reagire, creare forme nuove e nuove idee. Questo è l’invito di Stéphane Hessel a tutti coloro che vivono veramente in questa società: alzare lo sguardo e ritrovare la speranza di un bene possibile.
Stéphane Hessel, Indignezvous, EditionsIndigènes, Montpellier, octobre 2010
(da Stéphane Hessel, Indignez vous, Editions Indigènes, Montpellier, octobre 2010)
Chi è Sptéphane Hessel
Nasce a Berlino nel 1917; nel 1924 la famiglia si trasferisce a Parigi e 13 anni più tardi prenderà la naturalizzazione francese. Nel marzo 1941 si rifugia a Londra, dove inizia a lavorare per il servizio segreto della Francia Libera, istituito dal generale De Gaulle, anch’esso rifugiato in Inghilterra allo scoppiare della seconda guerra mondiale, nel luglio 1940. “Greco” diventa il suo nome in codice per rientrare in Francia ed entrare in contatto con le reti clandestine parigine. Arrestato per la prima volta nel luglio 1944, viene torturato e mandato a Buchenwald. Riesce miracolosamente a sfuggire alla condanna a morte: scambia la sua identità con quella di un francese morto di tifo nel campo. Michel Boitel, questo da ora il suo nuovo nome, viene trasferito a Rottleberode, nel servizio contabilità. Evade, viene scoperto e mandato a Dora, dove tenterà nuovamente la fuga; le truppe alleate libereranno il campo di concentramento poco dopo. Stéphane Hessel riesce finalmente a ritornare a Parigi da sua moglie e i suoi tre figli. Spiega nel suo piccolo libro: “questa vita che mi è stata restituita, bisognava dedicarla a qualcosa”.


via PocheRighe

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