martedì 27 dicembre 2011

L'imprevisto é la sola speranza: Pane Pace Lavoro

Quest'anno Daesyn era arrivato al giorno di Natale con il cuore un po' amareggiato.

Ma come spesso accade l'imprevisto ci ha salvati. Avevamo già scovato questo movimento chiamato Pane Pace e Lavoro sul web, grazie ai suoi bellissimi manifesti. Passeggiando di ritorno da un lungo viaggio per la fredda Via Emilia, ci siamo imbattuti in questa manifestazione...d'accordo avevamo visto il loro sito e ci siamo precipitati all'appuntamento, ma il risultato è stata una rinascita.
Riportiamo il messaggio letto in un piccolo ma solido megafono, gridato in faccia al rifiuto di un senso per la vita. Esso riguarda tutte le "etichette di Daseyn", poiché tutto é cultura, poiché ogni piccola cosa ha sete di un significato. E' grazie alle persone come quelli che animano questo PPL che Daseyn non dispera e lentamente resiste. In uno striscione si leggeva: "Benvenuto straniero", ci facciamo lo stesso augurio per l'anno a venire : "Che tu, Altro, sia ancora il benvenuto".

La redazione






Manifestazione di Pane Pace Lavoro – Reggio Emilia, sabato 24 dicembre 2011, ore 17.00 via Emilia San Pietro.

In questo Natale guardiamo alla nostra società e ci chiediamo se il mondo non sia ormai diventato una “ditta universo”, poiché l’economia impera su tutto e tutti: nei rapporti tra le persone, nelle decisioni, nel lavoro e nell’educazione. Per noi il Natale è il momento in cui si ricorda la nascita di colui che mostrò la possibilità di una vita da vivere non nella solitudine dell’individualismo e del privato, ma nell’unità di una compagnia fra gli uomini, capace di costruire una società ed una convivenza più giusta. Una politica nuova è oggi una necessità vitale davanti agli occhi di tutti, una politica che scardini gli interessi di classi e corporazioni, una politica di attenzione all’umano e non di sopruso.


Davanti alle imposizioni dell’alta finanza torniamo, perciò, a pensare a che cosa domandare alla politica e ad unirci per chiedere insieme che chi ne ha il potere, dagli amministratori ai politici, passando per i datori di lavoro e per quanti dirigono la società civile, imposti il suo operato sulla giustizia e sulla libertà. Chiediamo quindi che si ricominci a pensare la politica da queste tre parole: pane pace e lavoro.
Il pane: osservando con lo sguardo limitato del nostro locale benessere, ci pare di andare verso uno sviluppo tecnico senza sosta; ma, alzando lo sguardo e allargando l’orizzonte, non possiamo non renderci conto del fatto che, per essere tale, questo nostro sviluppo deve produrre, altrove, distruzione sia naturale che umana.
La pace: le guerre di oggi hanno cause di “pane”, cause eco-economiche. Le guerre di cui il mondo è pieno sono solitamente precedute da embarghi violentissimi: gli eccidi africani, la spartizione coloniale della zona del Golfo, i massacri in Cecenia e i “golpe” latinoamericani. Allora, in nome di questo “ordine” mondiale, si interviene, contraddittoriamente, con le armi per portare la pace. La pace come sistema implica invece un distacco dalle armi.
Il lavoro: l’uomo lavora per produrre ciò che serve a lui e agli altri uomini, lavora per il bisogno intrinseco che ha di esprimersi in ogni azione con energia finalizzata, lavora per aiutare chi è più povero. Nella società attuale, se si vuole che l’uomo sempre più si realizzi, devono essere valorizzati e aumentati continuamente la responsabilità e l’impegno nel lavoro d’invenzione, soprattutto per le giovani generazioni, cioè in un lavoro che corrisponda alla scoperta dei veri bisogni e susciti lo sviluppo dei bisogni umani dell’umanità, con attenzione d’amore a tutto.
Sarà questo l’unico modo per poter affrontare l’attuale crisi economica senza dover schiacciare nessuno per mantenere i privilegi di pochi, gettando le basi di una società in grado di sostenere e valorizzare ogni sua componente.
Pane Pace Lavoro, Natale 2011

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