Fig. 2 - George Grosz, Die Gesundbeter, 1918. |
Gott mit uns. Dio è con noi. É il
motto dell’ordine teutonico, comparso anche nelle fibbie dei cinturoni
appartenuti ai soldati tedeschi durante la prima guerra mondiale. Gli stessi
soldati che Grosz, in Un piccolo sì e un
grande no, ricordava nei loro volti
bestiali[1]. Gott
mit uns è altresì il nome di una cartella di nove litografie, pubblicata
nel 1920 dalla Malik-Verlag, casa
editrice gestita da Wieland Herzfelde. Le fotolitografie secondo disegni
portano titoli in francese, in tedesco e in inglese[2].
In questo contributo, del portfolio grafico si andranno a considerare in
particolare i fogli 5 (Le
Triomphe des sciences exactes/ Die Gesundbeter/ German Doctors Fighting the Blockade), 6 (Les maquereaux de la mort/ Zuhälter des Todes/ The pimps of death) e 8 (Ecrasez la famine / Die Kommunisten fallen — und die Devisen steigen
/ Blood is
the best sauce)[3].
●
Disegnai molte scene di vita militare,
attingendo agli schizzi che avevo fatto sul taccuino durante il servizio […]. Disegnai soldati senza naso […]; […]
disegnai un scheletro vestito da recluta, che passava una visita militare.
Questi erano solo alcuni dei miei disegni antimilitaristi e satirici di quel
periodo[4].
In
Die Gesundbeter si vede uno scheletro
verminoso sull’attenti, inserito al centro di una sala di un ospedale militare
(fig.2). Alle sue spalle, quattro finestre sbarrate lasciano intravvedere gli
alti palazzi e i fumi delle case e delle fabbriche berlinesi. In primo piano
due militari ridono e fumano. Sulla destra altri due, seduti a una scrivania,
fumano e scrivono. Accanto a loro, un personaggio ha lo sguardo rivolto verso
il basso. Nessuno presta attenzione a quanto accade nella stanza. Di fronte a
questa indaffarata commissione, di cui sono rappresentati tutti i gradi
militari, un corpulento medico, a occhi chiusi, come la maggior parte degli
astanti, ha appena verificato l’idoneità dello scheletro alle armi e l’ha
giudicato “KV” (abile al servizio)[5].
É il trionfo della scienza, dei
medici taumaturghi tedeschi in lotta contro il blocco degli alleati[6].
[1]G. Grosz, Un piccolo
sì e un grande no, a cura di A. Negri, ed. Longanesi, Milano, 1975.
[2]La casa editrice Malik,
fondata nel 1917, diventò le principal
éditeur de littérature communiste. Dada,
in Paris-Berlin, catalogo della
mostra, Parigi, Centre Georges Pompidou 1978, ristampa Paris Gallimard 1992, p.
130.
[3] Cfr. S. Kriebel, George Grosz, in DADA, catalogo della mostra, Parigi, Centre Georges Pompidou, 2005,
p. 444.
[4] G. Grosz, Un piccolo
sì e un grande no, a cura di A. Negri, ed. Longanesi, Milano, 1975, pp.
146-147.
[5] Come in una vignetta, le
lettere “K” e “V” sono collocate in un balloon
(fumetto).
[6] La critica dei dadaisti
non è tanto rivolta al progresso scientifico, quanto piuttosto all’impiego
delle scienze per annullare l’essere umano. Lo sviluppo tecnologico, infatti,
aveva prodotto le condizioni necessarie all’avvio del conflitto mondiale.
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