Hakuin Ekaku, Ciechi che attraversano un ponte, XVII secolo, inchiostro su carta, 14,22 x 67,31 cm, collezione privata |
Questo rotolo dipinto dal monaco zen giapponese Hakuin Ekaku è accompagnato da una calligrafia che reca scritto:
Sia la vita interiore sia il mondo fluttuante intorno a noi
sono come ciechi che vagano su un ponte.
Una mente che possa andare oltre è la guida migliore.
Il bellissimo tratto monocromatico del dipinto mostra proprio questi uomini ciechi che non sanno se il ponte su cui camminano abbia una meta.
Innanzitutto, il ponte disegnato non arriva a terra, ma si assottiglia e si divide in rametti, come fosse il tronco di un albero caduto. In realtà, sembra nell'atto di protendersi verso l'altra sponda; e lo spettatore si trova a sperare che, quando i ciechi arriveranno all'estremità del ponte, questo sia cresciuto fino all'altra riva.
Ma la cosa più bella che qui è rappresentata è il dualismo delle forze che spingono l'uomo:
1) una miseria, borghesia e volontà di sicurezza, che tira indietro il corpo e fa abbassare il sedere fin quasi a frenare;
2) un desiderio, domanda, richiamo ad andare più in là, che fa protendere le mani a tentoni in avanti.
L'uomo è misero e grande allo stesso tempo; così misero che per un piatto di minestra venderebbe il suo desiderio di felicità, e così grande da pentirsene e da continuare a desiderare.
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