venerdì 3 novembre 2017

Paul Gauguin, La ronde des petite filles, 1888

Paul Gauguin, 1888, Washington, National gallery of arts
La strana combinazione tra ciò che la realtà ci presenta e come la accogliamo dà come risultato quella che chiamiamo, in movimento sempre, “personalità”;  e, nonostante esista ancora chi ritiene che le persone siano dei bicchieri da riempire di contenuti, è impossibile non andare, almeno col desiderio, molto più in là di ciò che la realtà stessa ci presenta.
Nel dipinto “La ronde des petites filles” del 1888, Paul Gauguin rappresenta una scena di provincia e ci dona l’età dell’innocenza, simboleggiata dalla presenza di tre bimbe bretoni, figlie di quella regione dunque che, in quel tempo, veniva considerata lontana dalla perversa influenza delle grandi città e della loro infausta frenesia.
Le fanciulle giocano a una specie di girotondo, unità di canto e di danza che non chiede nient’altro se non la partecipazione personale. Vestono abiti tipici ed esiste tra loro un intreccio delicato e profondissimo. Non si guardano negli occhi ed è proprio questo “non-gesto” a colpirci: se pensiamo, infatti, a dipinti simili (in Matisse o in Rubens), chi danza lo fa “faccia a faccia”, come controllando quale risposta gli venga da chi ha di fronte. Non succede così in questo quadro: le tre bambine non hanno bisogno di guardare ciò che fa l’altra: in ciascuna di loro c’è una fiducia totale nel loro semplice e giocondo trovarsi nel semicerchio della pace.
Nel paesaggio emerge una torre gotica tipica delle chiese della regione, un muro massiccio e qualche casa sommersa: tutto sembra nascere dalla campagna, quasi fossero pini o colline, in un mondo senza tempo, privo di qualsiasi conflitto. Forse il pittore ha scelto di non lasciarsi sfuggire, magari di rendere eterno un momento di quieto abbandono, privo anche dell’ombra più sottile di minaccia.  Le tre bimbe si affidano a una mano che le conduce senza pretesa. Il “mano nella mano” non fa loro alcun male ed avvertono, senza bisogno di riflettervi,  che il destino le abbraccia con l’amicizia umanissima ed eterna di quelle compagne unite da una danza silenziosa, suonata dal purissimo, semplicissimo segreto racchiuso nel cuore di ciascuna di loro. 

Carlos Ciade, da "The Others International" anno XX, n° 2

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