Paul Gauguin, 1888, Washington, National gallery of arts |
La strana combinazione
tra ciò che la realtà ci presenta e come la accogliamo dà come risultato quella
che chiamiamo, in movimento sempre, “personalità”; e, nonostante esista ancora chi ritiene che le
persone siano dei bicchieri da riempire di contenuti, è impossibile non andare,
almeno col desiderio, molto più in là di ciò che la realtà stessa ci presenta.
Nel dipinto “La ronde des
petites filles” del 1888, Paul Gauguin rappresenta una scena di provincia e ci
dona l’età dell’innocenza, simboleggiata dalla presenza di tre bimbe bretoni, figlie
di quella regione dunque che, in quel tempo, veniva considerata lontana dalla
perversa influenza delle grandi città e della loro infausta frenesia.
Le fanciulle giocano a
una specie di girotondo, unità di canto e di danza che non
chiede nient’altro se non la partecipazione personale. Vestono abiti tipici ed
esiste tra loro un intreccio delicato e profondissimo. Non si guardano negli
occhi ed è proprio questo “non-gesto” a colpirci: se
pensiamo, infatti, a dipinti simili (in Matisse o in Rubens), chi danza lo fa “faccia
a faccia”, come controllando quale risposta gli venga da chi ha di fronte. Non
succede così in questo quadro: le tre
bambine non hanno bisogno di guardare ciò che fa l’altra: in ciascuna di loro c’è
una fiducia totale nel loro semplice e giocondo trovarsi nel semicerchio della
pace.
Nel paesaggio emerge una
torre gotica tipica delle chiese della regione, un muro massiccio e qualche
casa sommersa: tutto sembra nascere dalla campagna, quasi fossero pini o
colline, in un mondo senza tempo, privo di qualsiasi conflitto. Forse il
pittore ha scelto di non lasciarsi sfuggire, magari di rendere eterno un momento
di quieto abbandono, privo anche dell’ombra più sottile di minaccia. Le tre bimbe si
affidano a una mano che le conduce senza pretesa. Il “mano nella mano” non fa loro
alcun male ed avvertono, senza bisogno di riflettervi, che il destino le abbraccia con l’amicizia umanissima
ed eterna di quelle compagne unite da una danza silenziosa, suonata dal
purissimo, semplicissimo segreto racchiuso nel cuore di ciascuna di loro.
Carlos Ciade, da "The Others International" anno XX, n° 2
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