martedì 24 settembre 2013

Ipse dixit: Camus

"Quand'ero giovane vivevo pensando di essere innocente, vale a dire che non pensavo affatto. Non sono il tipo del tormentato, sono partito con il piede giusto. Tutto mi riusciva bene, ero intelligente, avevo successo con le donne, e se avevo qualche inquietudine, passava come era venuta......Col tempo mi sono accorto che anche quelli che erano migliori degli altri non potevano fare a meno di uccidere o di lasciar uccidere: era nella logica in cui vivevano, non si poteva fare un gesto in questo mondo senza correre il rischio di far morire. Sì, ho continuato ad avere vergogna, e ho capito che tutti eravamo nella peste; e ho perduto la pace. Ancor oggi la cerco, tentando di comprendere tutti e di non essere nemico mortale di nessuno. So soltanto che bisogna fare il necessario per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace, o, in mancanza di questa, in una buona morte. Questo solo può dar sollievo agli uomini, e, se non salvarli, almeno far loro il minor male possibile, persino, talvolta, un po' di bene. Ecco perchè ho deciso di rifiutare tutto quello che, direttamente o indirettamente, con motivazioni buone o cattive, fa morire o giustifica che si faccia morire".

Albert Camus
La Peste

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