martedì 3 settembre 2013

La vita davanti a sé di Roman Gary



Una donna e un bambino, lei ebrea, lui arabo, lei una vecchia prostituta, lui il figlio di una di quelle, forse di nessuno.
Madame Rose è una sopravvissuta della Shoa e tiene sotto il letto il ritratto di Hitler da guardare quando la vita ritrovata le sembra troppo dura.
Momò è uno dei bambini che raccoglie e cresce Mm Rose.
Parigi delle banlieue: Belleville.
Il ritratto scanzonato e appassionato di chi ci vive: di etnia, religione, tradizioni, storie, costumi disparati. Il nostro mondo, sempre più quello di tutti.
La vita vera e la possibile convivenza raccontate da Momò che, via via, rimane solo nell’appartamento al sesto piano da cui Madame Rose con i suoi 95 chili non riesce più ad uscire.
Il loro rapporto, impensato e paradossale che si stringe sempre più fino a rendere impossibile ogni separazione e inaccettabile ogni violenza anche fosse per “motivi umanitari”.
Una donna, così provata dalla vita, cui la vita degli altri non fa ribrezzo comunque sia condotta, che non può accettare di sopravvivere e che non può morire in un ospedale dove vorrebbero “soffiarti in gola la vita”.
Un ragazzo che un giorno, all’arrivo del padre, cresce di colpo di quattro anni riconoscendosi adolescente. “Perchè non mi hai detto la verità sulla mia età?” Perché per vivere bisogna amare ed essere amati.
Un romanzo difficile da definire: è brutale, è umoristico, è attuale, è doloroso, scabroso, innocente, provocatorio, commovente, risoluto e tenerissimo.
Ogni lettore può essere punzecchiato su qualche punto fondamentale della vita e della coscienza; scelgo la vecchiaia, la malattia e la morte. Come accostarsene?
“Tutto dipende da come uno pensa a qualcuno”.

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