"Non parliamo di opera d’arte, ma diciamo almeno che c’è contro-informazione. Ci sono dei paesi dittatoriali nei quali, anche in condizioni particolarmente dure e crudeli, c’è contro-informazione. Ai tempi di Hitler gli ebrei, che arrivavano dalla Germania ed erano i primi a dirci che c’erano i campi di sterminio, facevano contro-informazione. Ma bisogna constatare che la contro-informazione non è mai stata sufficiente a fare qualcosa. La contro-informazione non ha mai dato fastidio a Hitler. Tranne che in un caso. Qual è questo caso? E’ importante.
La sola risposta è che la controinformazione diventa effettivamente efficace solo quando è – e lo è per natura- o diventa un atto di resistenza. E l’atto di resistenza non è né un’informazione né contro-informazione. La contro-informazione è effettiva solo quando diventa un atto di resistenza.
Che rapporto ha l’opera d’arte con la comunicazione?
Nessuno. L’opera d’arte non è uno strumento di comunicazione. L’opera d’arte non ha niente a che fare con la comunicazione. L’opera d’arte non contiene letteralmente la minima informazione. C’è invece un’affinità fondamentale tra l’opera d’arte e l’atto di resistenza. Questo si. Essa ha qualcosa a che fare con l’informazione e la comunicazione in quanto atto di resistenza. Qual è questo misterioso rapporto tra un’opera d’arte e un atto di resistenza, se gli uomini che resistono non hanno né il tempo né talvolta la cultura necessaria per avere il minimo rapporto con l’arte? Non so."
Gilles Deleuze Che cos’è l’atto di creazione? Ed. Cronopio 2003, pp. 21-22
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