L'esiliato
ha una doppia vita, e la seconda vita, che un giorno è stata la prima e
forse un giorno lo ridiventerà, è come iscritta in sovrimpressione
sulla vita banale e tumultuosa dell'azione quotidiana. L'esiliato tende
l'orecchio per percepire il pianissimo delle voci interiori
attraverso il chiasso tuonante della strada, della Borsa e del mercato.
Queste voci interiori sono le voci del passato e della città lontana, ed
esse sussurrano il loro segreto nostalgico nella lingua della musica e
della poesia.
Vladimir Jankélévitch
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