Le vie delle città possono essere fili che le collegano o crepe che ne dividono gli edifici. La loro qualità è data dalle costruzioni intorno o dalla propria storia. Alcune sono fatte per rappresentare bene la città al forestiero, altre per unire due quartieri, altre sono il cortile delle case di un vicinato. Le vie sono sempre delle linee, siano esse dritte o curve.
Viste in prospettiva, tutte le linee di una via dritta diventano dei raggi, che partono dal punto in cui stai guardando. In alcune vie il punto da cui partono i raggi è occupato da un monumento, che così sembra irraggiare della sua maestosità tutta la città. Oppure c'è una curva, un albero, o è così lontano che non si vede cosa c'è. Comunque, non c'è mai un caso in cui si faccia una via dritta senza che questa porti a qualcosa, per cui nel puntino in fondo non può non esserci niente.
Poi ci sono quelle vie che sono curve, o perché vanno in alto e in basso, o perché vanno a destra e a sinistra. Qui, l'effetto della prospettiva non è quello dell'irraggiamento, ma quello di confondere sempre di più ciò che è lontano. In un caso è così perché infiniti piani si mescolano davanti agli occhi; nell'altro caso perché le svolte ti nascondono cosa c'è più in là. E' quando le vie sono curve che sei spinto a camminarci, per vedere appunto a cosa portano. Nell'altro caso, invece, vedi da subito dove stai andando.
Le vie sono il volto che la città mostra al forestiero, molto più che i monumenti e i musei. Dalla forma di una via si può sapere se la città è stata progettata da pochi o se tutti vi hanno partecipato; si capisce se c'è una volontà di mostrarsi ricchi o se si preferisce una saggia sobrietà; si capisce cosa c'è sotto al cemento.
Nessun commento:
Posta un commento