sabato 11 maggio 2013

Roma non è una cosa enorme.




Roma non è una cosa enorme. E’ una miriade di stanze, di paesini che non sanno di essere parte di una stessa cosa. Un ragazzo di periferia, se deve andare in centro, si prepara una settimana prima, si studia i percorsi, si fa prestare la macchina e poi finisce immancabilmente a Campo de’ Fiori; è entrato in un altro paesino. 
C’è la Roma antica, c’è quella medievale, c’è quella rinascimentale, barocca, rococò, moderna, postmoderna e addirittura quella contemporanea. C’è quella ricca, quella turistica, quella vivibile, e c’è quella povera, vuota e invivibile. Ci sono quartieri di villette ognuna col suo giardino; ci sono quartieri di grandi palazzi coi balconi che si affacciano sulla strada; nei primi quartieri non si vede nessuno, nei secondi sono tutti al bar o su qualche panchina, mentre i bambini giocano a calcio.

Ma tutte queste Rome, che non sanno di essere parte di una stessa cosa, in realtà lo sono. Dal centro storico a Tor Tre Teste, c’è sempre lo stesso sole pesante e bianco e ci sono gli stessi muri scrostati, ci sono persone che muoiono di caldo e che quando piove non escono di casa, anche perché tanto la metro sarà bloccata. 

Roma è poco europea; se io dovessi  fare un paragone con città che non ho mai visto, credo che ci siano più somiglianze con Algeri che con Parigi. L’immagine che si forma è quella di tanti palazzi a forma di scatola, gialli o rossastri, con le persiane quasi tutte chiuse, bagnati dal sole che rende bianca una faccia e nera l’altra. Il cemento e i sampietrini alla lunga sono insopportabili; allora i romani si rifugiano in uno dei grossi parchi urbani con il cane e i figli.

La città è rotonda, è un cerchio di mura circondato da un cerchio di binari circondato da un cerchio di autostrade. Le strade consolari escono come dei raggi dal centro e portano a tutto il mondo, altrimenti nessuna strada porterebbe a Roma. L’Ostiense passa sempre per case e nuovi paesini, senza mai vedere uno spazio libero, fino ad arrivare al mare e vedere lo spazio più libero di tutti. La Tiburtina si introduce dritta tra due file di palazzi di dieci piani che non finiscono mai. La Nomentana è più verde, più ricca: ai lati vedi le palazzine più belle.

Poi c’è l’EUR. Ora, non è che ho dei pregiudizi, ma qui il fascismo c’è riuscito, a costruire una città fascista. Qui sono tutti impiegati, sono tutti in case di vetro, le strade sono pulite, il traffico scorre, i bar sono pieni di gente che ha da fare, e in pausa pranzo sono tutti al parco del laghetto con gli auricolari e l’iPhone. A Roma non si sono mai tracciate le strade così ad angolo retto, così simmetriche, anche se si sarebbe sempre voluto; L’EUR è un progetto sbagliato in partenza, dove i monumenti sembreranno sempre dei simboli e non dei luoghi.

Il Tevere inumidisce la città; sulle sue rive c’è fango e verde, campi da calcio e campi nomadi. L’isola Tiberina sembra una cosa salvata dal bagnato, con le case aggrappate alle murate, e davanti il ponte rotto, pieno di gabbiani. Il mare di Ostia è un po’ triste; dal lungomare non si vede, tanti sono i lidi e i ristoranti. 

L’uomo è un mistero; se uno avesse uno sguardo profondo non concepirebbe come degli uomini, che in fondo sono tutti poveri e limitati, abbiano un desiderio di bellezza così forte da costruirci una città. Una città è impensabile da un uomo solo: un uomo solo si crea una casa e basta, mentre due uomini creano due case e la strada in mezzo. Una città bella come Roma è impensabile anche da due milioni di persone, perché il desiderio di bellezza non è nostro, ci è stato messo dentro.

2 commenti:

  1. C'è un grande mare a Roma, largo come il male, quanto tutto l'infinito scorrere del tempo sugli schiavi e i loro padroni, sull'arte che affranca tutti e la politica che rende servi e servili.Ci sono clienti e clientele ma dietro tutte queste maschere ci sono sempre gli stessi uomini che da secoli non studiano la storia di una città che che ha avuto gloria e ha ospitato la follia di più imperatori, la falsa giustizia della chiesa, la regalità della miseria e ancora l'indifferenza come una grande cloaca che corre giusto a fianco all'acquedotto che tutti disseta. Ferni

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    1. è vero, ma c'è anche un fiume non tanto sotterraneo di buone persone e buone opere, di laici e della chiesa. E' una bella storia quella di costoro, bisognerebbe che potesse conoscerli; rendono quella Città veramente eterna.
      Francesca

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