Nello specifico caso, questo complesso residenziale nasce dal riconoscimento di uno stato di fatto: le persone che giungono nella grande città da condizioni di povertà sfuggono alla pianificazione forzata delle case popolari, e preferiscono la bidonville, che, pur mancando dei più basilari servizi, concede a ciascuno una casa, diversa da quella di tutti gli altri - uno spazio privato immerso nella comunità pubblica costituita dalla strada o dal vicolo.
Studer concepisce quindi dei blocchi di abitazioni di quattro o cinque piani, dotati di una certa unità ma anche di molta varietà: infatti le abitazioni singole sono ruotate di 45° rispetto alla linea del complesso, e sono sfalsate in modo che nessuna di esse si trovi perfettamente in linea con le altre degli altri piani. Ogni abitazione possiede un balcone sorretto da un pilastro che giunge fino a terra; ma, dato lo sfalsamento dei piani, i pilastri sono ora alti dieci metri, ora tre, ora sei. L'aspetto dell'opera è fortemente caratterizzato dai balconi, costituiti da un semplice muro pieno intonacato.
Ma la cosa più bella è che persino questo intervento, accettato da subito dalla popolazione vista la rispondenza al proprio bisogno di una bidonville (senza voler essere superficiali o cattivi), nel corso degli anni è stata modificata dai singoli abitanti fino a giungere alla spontaneità di una città medievale, libera dal progetto iniziale ma iniziata da esso.
Si può dire che il risultato odierno è più radicale di quello pensato da Studer?
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