sabato 9 maggio 2015

André Studer, centro residenziale Sidi Othman a Casablanca

Questo complesso di edilizia popolare progettato nel 1952 dall'architetto svizzero André Studer si inserisce nel Piano di espansione di Casablanca, in Marocco, prodotto dall'urbanista Michel Ecochard negli anni '50. Già da una prima occhiata, riconosciamo in esso uno studio del luogo che non si ferma alla pura imitazione del vernacolare; esso è, invece, come molte delle opere architettoniche che presentiamo su Daseyn, una complessa sintesi di bisogni, forme e spazi raccolti nella realtà, cioè in tutte le stratificazioni non progettate a tavolino, ma frutto del tempo e della vita normale di uomini, che costituiscono qualsiasi città.

Nello specifico caso, questo complesso residenziale nasce dal riconoscimento di uno stato di fatto: le persone che giungono nella grande città da condizioni di povertà sfuggono alla pianificazione forzata delle case popolari, e preferiscono la bidonville, che, pur mancando dei più basilari servizi, concede a ciascuno una casa, diversa da quella di tutti gli altri - uno spazio privato immerso nella comunità pubblica costituita dalla strada o dal vicolo.
Studer concepisce quindi dei blocchi di abitazioni di quattro o cinque piani, dotati di una certa unità ma anche di molta varietà: infatti le abitazioni singole sono ruotate di 45° rispetto alla linea del complesso, e sono sfalsate in modo che nessuna di esse si trovi perfettamente in linea con le altre degli altri piani. Ogni abitazione possiede un balcone sorretto da un pilastro che giunge fino a terra; ma, dato lo sfalsamento dei piani, i pilastri sono ora alti dieci metri, ora tre, ora sei. L'aspetto dell'opera è fortemente caratterizzato dai balconi, costituiti da un semplice muro pieno intonacato.
Ma la cosa più bella è che persino questo intervento, accettato da subito dalla popolazione vista la rispondenza al proprio bisogno di una bidonville (senza voler essere superficiali o cattivi), nel corso degli anni è stata modificata dai singoli abitanti fino a giungere alla spontaneità di una città medievale, libera dal progetto iniziale ma iniziata da esso.
Si può dire che il risultato odierno è più radicale di quello pensato da Studer?


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