giovedì 28 maggio 2015

Shanty-Scraper, l'utopia nella baraccopoli

La rivista eVolo pubblica, la maggior parte delle volte, progetti architettonici di avanguardia, utopici ed irrealizzabili, contornati da rendering fantastici.

Il progetto seguente ne è un esempio: collocato sulla riva del mare, in uno slum della città di Chennai, in India, consta in una serie di volumi diversi impilati l'uno sull'altro, consistenti in gabbie metalliche, che l'uso potrà chiudere o modificare a piacimento. Questo grattacielo è contornato da un anello di teli di lattice, che ospiteranno banchi e mercatini e che costituiscono i punti di aggregazione sociale.
Le immagini renderizzate svelano una tendenza molto pericolosa in voga in certi architetti (tendenza in buona fede): essi, innamorati come noi del romantico degrado della baraccopoli, del muro scrostato, del tetto in lamiera e della ruggine onnipresente, ripropongono questa immagine anche in ciò che di nuovo viene costruito, ignorando gli effetti reali di questi fattori estetici così "decadenti". Il tetto di lamiera non protegge abbastanza, la ruggine è insalubre, i teli non proteggono dalle infiltrazioni. Non si può cammuffare un edificio per farlo sembrare di un'altra epoca: questo è un assunto proprio della disciplina architettonica e del restauro, che vale anche per chi cerca di cammuffare un edificio per farlo sembrare aderente alla propria romantica idea di un dato luogo.
Esteticamente, progetti-utopia come questo emozionano, perchè sono immagini costruite per far leva sul sentimento popolare del momento, così come, un tempo, emozionavano i disegni di Bruno Taut o le scenografie del film Metropolis; ma stiamo attenti a riconoscere la realtà dei fatti!






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