Fondazione Prada, lo spazio d’arte che ha aperto a Milano lo scorso 9 maggio, è una combinazione di edifici che sono stati recuperati e altri nuovi, voluti per lo scopo da Miuccia Prada. Con un’estensione di ben 19mila metri quadri, destinati principalmente ad attività espositive, qui è possibile entrare nel magico mondo di Wes Anderson. Conosciuto per grandi capolavori tra cui I Tenenbaum, Il treno per il Darjeeling, Fantastic Mr. Fox, Moonrise Kingdom e il più recente Grand Budapest Hotel, il regista ha realizzato, su volere della nota stilista italiana, un’area di relax e ristoro, che possa far sentire ogni persona protagonista di una delle pellicole dell’inedito progettista.
Gli interni di Bar Luce, che in origine è stato una distilleria nei primi anni del ‘900, sono molto particolari, perché si trova l’unione di differenti generi e oggetti di natura molto diversa. L’arte pop italiana degli anni ’50 e ’60 si mixa alla perfezione con elementi del neorealismo, i complementi vintage sono la base dell’interior design, che ovviamente non rinuncia ad elementi più contemporanei ma integrati in modo sublime, tanto da non notarli. Qui è possibile giocare, nuovamente, a flipper, uno ispirato a ‘Le avventure acquatiche di Steve Zissou’ e un altro al ‘Castello Cavalcanti’, un cortometraggio realizzato sempre da Anderson per Prada, e ascoltare musica di un tempo attraverso il juke-box.
Bar Luce ha aperto in occasione di Expo 2015 e i fan del regista così come quelli della maison non possono assolutamente perdere la possibilità di visitare questo luogo incantato. In effetti, è un posto che va visto realmente, personalmente, come ha dichiarato lo stesso Wes Anderson: ‘Non c’è una prospettiva ideale per questo spazio.
Dal momento che è stato pensato per essere ‘vissuto’, dovrebbe avere molti posti comodi dove sedersi per conversare, leggere, mangiare, bere. Credo che sarebbe un ottimo set, ma anche un bellissimo posto per scrivere un film. Ho cercato di dare forma a un luogo in cui mi piacerebbe trascorrere i miei pomeriggi non cinematografici’.
Via Designmag
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