giovedì 29 aprile 2010

Catechismo per la tutela dei monumenti


III) L'importanza della tutela dei monumenti

Questo nuovo valore che le opere d'arte del passato hanno assunto per la vita di tutti noi conferisce alla tutela dei monumenti un'importanza universale. Non si tratta solo di preoccuparsi di proteggere l'arte o la scienza, ma di una cosa necessaria, dal punto di vista delle esigenze di tutta la comunità, come la cura rivolta all'organizzazione scokstica. Ma da quanto finora si è detto, ne consegue che la tutela dei monumenti non può limitarsi a singole, eccellenti opere d'arte, ma deve abbracciare tutto ciò che viene considerato un bene artistico pubblico nel senso suddetto, E le cose di minore importanza spesso hanno bisogno di maggior protezione di quelle più significative. Nessuno infatti sarebbe così folle da voler distruggere i dipinti del Dürer o di Tiziano o proporre di demolire la chiesa di Santo Stefano, mentre dappertutto viene minacciato ciò che non è stato riprodotto centinaia di volte nei manuali di storia dell'arte e che nelle guide turistiche non viene messo in evidenza da un asterisco; ed è proprio tutto questo che ha bisogno di essere tutelato perché, nel suo ambito ristretto, opera affinando gli animi ed è insostituibile al pari della celeberrima opera d'arte.
E tanto meno, fra le opere d'arte celebri, la tutela dei monumenti deve essere limitata a questo o a quello stile. Quando, nel secolo scorso, cominciammo ad occuparci con maggiore sollecitudine dell'arte antica, ci lasciammo di solito trascinare da una preferenza unilaterale per questo o quello stile che, sotto l'influsso dell'indirizzo artistico del momento, veniva dichiarato come l'unico valido. Vi furono così gli ammiratori del Classicismo, del Gotico, del Rinascimento che, volta a volta, tennero in considerazione soltanto lo stile greco, gotico, rinascimentale come l'unico degno di essere conservato e rinverdito. Questa unilateralità degli artisti e dei critici d'arte fu nefasta per due ragioni alla tutela dei monumenti, e come non vi furono limiti nella predilezione per un determinato stile, così ogni altro fu condannato come aberrazione e assenza di gusto. Specialmente il barocco, essendo il più recente degli stili storici ed essendo stato abbandonato per tornare alle forme dei periodi artistici più antichi, subì una quasi unanime condanna che ebbe come conseguenza non solo l'esclusione dei monumenti dell'arte barocca dalla tutela, dato che erano considerati opere di minor valore, ma anche la loro distruzione per un pregiudizio artistico. Molti edifici, statue, dipinti barocchi, sono stati sacrificati a questa pretesa.
Ancor più nefasta fu la seconda conseguenza di questo dogmatismo stilistico. Poiché si teneva in considerazione solo un determinato stile, si stabilì che nelle opere architettoniche, formatesi poco alla volta in epoche diverse, rielaborate e trasformate nel volger degli anni e alla cui decorazione e arredamento avevano concorso momenti diversi, tutte le aggiunte o le trasformazioni più tarde, contrastanti con lo stile originario, dovevano essere eliminate. Specialmente nel campo dell'arte sacra questa condizione portò di conseguenza alle più gravi devastazioni, che gli antichi edifici sacri non sono quasi mai stilisticamente omogenei perché, o per ragioni pratiche o per il desiderio di farli apparire più eminenti, hanno per lo più ricevuto una nuova forma o una nuova decorazione pur mantenendo l'antico nucleo, divenendo così lo specchio della creatività artistica di molte generazioni e di molti secoli. Tutto questo fu definito uno sconcio ed in innumerevoli chiese fu distrutto o eliminato ciò che non corrispondeva al linguaggio originario dell'edificio, e sostituito da imitazioni di questo stile.

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