Johann Heinrich Füssli, L'incubo, olio su tela, 1781, Institute of Arts Detroit.
Un’immagine ci torna alla mente, un dipinto nato dal pennello di Johann Heinrich Füssli nel 1781, figure spaventose e spaventate che popolavano, forse, il suo cuore. Quel incubo concepito così tanto tempo fa, lascia oggi il mondo delle figure sognate e irreali, per posarsi sul mondo reale, sociale, politico, umano.
Quel mostro, tremenda personificazione dell’ingiustizia dell’odierna società, delle sue leggi, delle sue istituzioni, dei suoi potenti astuti e putridi che fagocitano il cuore dell’uomo, schiaccia la realtà. Il mostro si siede su quel ventre di donna che sarebbe, per natura, capace di abbracciare il bene e di dare la vita nuova, e che è reso invece sterile e senza frutti da quel peso. L’uomo che io sono e che tu sei, quel essere capace di infinito, è ridotto all’immagine di quella donna priva di sensi e di senso. L’immagine onirica fa pensare che, una volta svegli, quel mostro scomparirà. Invece è proprio quel essere astuto che ci addormenta. Egli non rivela un’ingiustizia evidente, ma nel segreto dei cuori, frammenta, divide, fa temere l’atro, imputridisce l’ideale, e ci rende incapaci di svegliarci.
Quel mostro, tremenda personificazione dell’ingiustizia dell’odierna società, delle sue leggi, delle sue istituzioni, dei suoi potenti astuti e putridi che fagocitano il cuore dell’uomo, schiaccia la realtà. Il mostro si siede su quel ventre di donna che sarebbe, per natura, capace di abbracciare il bene e di dare la vita nuova, e che è reso invece sterile e senza frutti da quel peso. L’uomo che io sono e che tu sei, quel essere capace di infinito, è ridotto all’immagine di quella donna priva di sensi e di senso. L’immagine onirica fa pensare che, una volta svegli, quel mostro scomparirà. Invece è proprio quel essere astuto che ci addormenta. Egli non rivela un’ingiustizia evidente, ma nel segreto dei cuori, frammenta, divide, fa temere l’atro, imputridisce l’ideale, e ci rende incapaci di svegliarci.
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