mercoledì 6 luglio 2011

Le teste DADA di Sophie Taeuber-Arp

RAPPORTI CON IL DADA PARIGINO 
Osservando il profilo sinistro della Tête DADA del 1920, una curva verde uncinata sale verso l’alto a partire dal naso e si arresta proprio sotto la scritta DADA. Secondo l’interpretazione di Gabriele Mahn20 si tratterebbe di un baffo stilizzato. Quest’ultimo evocherebbe, anche se uno solo, i più famosi baffi disegnati da Marcel Duchamp su una riproduzione della Gioconda di Leonardo da Vinci. L’immagine choc simbolo del dada parigino, L.H.O.O.Q., era stata realizzata da Duchamp l’estate del 1919 a Parigi. Disegnò baffi e barba sul volto della Gioconda su una riproduzione comprata a buon mercato in una cartoleria di Parigi. In seguito ne realizzò delle altre e questi readymade ben presto divennero molto noti.
 
Nel 1920 Francis Picabia, editore della rivista 391, volle un esemplare di L.H.O.O.Q. per la copertina del numero 12 della sua rivista. A questo proposito c’è un episodio che coinvolge Hans Arp. Pare infatti che Picabia per paura di non fare a tempo a ricevere il readymade via posta da Duchamp, disegnò da sé i baffi su di un’altra riproduzione della Gioconda. In realtà dimenticò la barba e nel 1942, Hans Arp, che possedeva quell’esemplare, si fece aggiungere direttamente da Duchamp la barba mancante21. Questo singolare episodio serve a far capire che Sophie Taeuber-Arp conosceva molto bene l’opera di Duchamp. Entrambi gli artisti, pur avendo una differente concezione dell’oggetto, lo rendono protagonista della loro produzione. Certo Duchamp svincola l’oggetto di uso comune dalla sua funzione originaria per renderlo d’emblé un’opera d’arte. Sophie Teuber-arp invece parte da un’altra esigenza: quella di abbattere le frontiere tra oggetto utilitario ed opera d’arte. La sua è una vera e propria ricerca di un nuovo stile, che porti alla creazione di nuovi oggetti in grado di convivere con l’uomo e con il suo tempo. Esigenza, quella di integrare le arti e di integrarle con l’ambiente in cui l’uomo si muove, che esplicherà successivamente come architetto di interni. Tuttavia, anche se l’ipotesi di Mahn di ravvisare nella Tête DADA del 1920 legami con l’opera di Duchamp risulti un po' forzata, non è escluso che Sophie Taeuber-Arp considerasse con interesse l’ambiente dada parigino, se non altro per la sua forte carica ironica.

20 G. Mahn, op. cit., p.63 e sgg.
21 S. Gossart, L.H.O.O.Q, in Dada, op. cit., p. 556.

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