martedì 26 luglio 2011

Le teste DADA di Sophie Taeuber-Arp

“PARODIE DE PORTRAIT”26
Tra le sculture dada di Sophie Taeuber-Arp ce ne sono due che possono considerarsi dei ritratti: la Tête dada del 1918-1919 che si trova in collezione privata e quella del 1920 del Moma. È evidente che la Tête del Moma rappresenta un tipo femminile: lateralmente dove dovrebbero esserci gli orecchi, spuntano degli orecchini. L’altra Tête, quella della collezione privata, non presenta accessori ma i tratti del volto, più duri e spigolosi (effetti ottenuti tramite la pitture, le due teste sono perfettamente tornite), lasciano intuire che si tratta di un volto maschile. In quest’ultima oggi si individua il ritratto di Hans Arp. Per molto tempo si è chiamata con questo nome l’altra scultura del Centre Pompidou27 che tra tutte è la più astratta e di sicuro non presenta elementi che possono caratterizzarla come ritratto. Nella Tête dada del 1918-1919 si riconoscono invece, seppur stilizzati, i tratti distintivi del volto di Arp: l’attaccatura dei capelli a punta di vedova, lo sguardo severo, le rughe d’espressione che solcano il viso. Nell’ambito dada il tema del ritratto non viene interpretato in termini di somiglianza fisica. Si è già accennato alle maschere create da Janco ed alla loro potenza evocatrice. La dicotomia tra maschera fisica e maschera psichica, messa in luce dai dadaisti, scardina l’idea del ritratto tradizionale e nel generale sovvertimento dei canoni artistici perseguito dal movimento dada, le Têtes di Sophie Taeuber-Arp evocherebbero gli antichi busti-ritratto. Certamente le teste, sottese di ironia nella loro estrema stilizzazione, sembrano piuttosto delle caricature. Il legame personale di queste opere con l’artista è testimoniato dalle fotografie scattatele da Nic Aluf nel 1920. Il fatto che nella fotografia la testa prescelta sia quella del 1920, datata e firmata, invece di quella del Moma, suo probabile autoritratto, fa riferimento ad una scelta programmatica dell’artista. Tuttavia appare evidente che, nascondendo parzialmente il volto dietro la testa, Sophie intenda dare risalto all’opera che si configura come suo doppio. Non era stata d’altronde l’unica a farsi fotografare in questo modo. Hannah Hoch si fece fotografare con le bambole da lei confezionate nel 1916, che, rappresentando l’allegoria della condizione femminile dell’epoca, assumono il valore di autoritratti ironici. Inoltre se si considera che al ballo in maschera dada del 1921 Hannah Hoch si travestì da bambola, incarnando così lei stessa l’allegoria della donna-oggetto, la sovrapposizione tra opera/autoritratto e artista appare compiuta28.
26 Espressione utilizzata talvolta da Hugo Weber per designare le teste nella sua opera Sophie Taeuber-Arp, Bâle, Holbein, 1948, p. 125 citato da G. Mahn, op. cit., nota 23. 

27 La Tête dada del 1918, conservata al Centre Pompidou, presenta una decorazione pittorica che rivela l’influenza della Secessione viennese ed in particolare di Klimt. Questa si differenzia dalle altre per essere più stilizzata e per non avere un gambo, la testa infatti si innesta direttamente nella base. 

28 A. Türkis, Poupées, Mannequins, Marionettes, in Dada, op. cit., p. 816. 

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