La Cappella Palatina aveva tre funzioni: riservare al sovrano in trono una posizione elevata durante le solenni funzioni liturgiche, consentire alla “cappella di corte” l’attività religiosa e custodire le reliquie appartenenti al monarca, tra cui anche la cosiddetta cappa di S. Martino, da cui derivò il nome di Cappella. Alle tre funzioni corrispondevano tre diverse parti dell’edificio: “la “cappella di corte” si riuniva al piano inferiore del corpo ottagonale, al re e ai suoi dignitari era riservato il piano superiore della torre antistante all’area del trono; il popolo poteva rendere omaggio all’imperatore dall’atrio (quadriportico). Gli architetti, fra cui Oddone da Metz sorvegliato dal consigliere Eginardo, avevano attentamente progettato tale complesso edilizio secondo un chiaro schema matematico e avevano stabilito ogni dettaglio prima che cominciassero i lavori; la cappella misura 144 piedi e tale numero, quello sacro della città dell’Apocalisse, era, per un epoca che pensava secondo il sistema duodecimale, il numero perfetto; esso ritorna ancora nel perimetro dell’ottagono, misurando il lato 18 piedi (12 più la sua metà). Lo schema del progetto dimostra che anche all’esterno tutte le misure sono divisibili per 12: di 48 piedi è l’altezza del corpo poligonale a sedici lati fino alla cimassa del tetto, alto a sua volta 12 piedi; da esso si innalza l’ottagono per 24 piedi e il bel tetto di marmo, che un tempo era rivestito di bronzo, aggiunge altre 2 aste di 12 piedi ciascuna. La torre occidentale raggiunge la stessa altezza. Con la sua pianta a forma di poligono di dodici lati, la Cappella Palatina di Aquisgrana rappresenta il più antico monumento medievale a schema centrale costriuito a Nord delle Alpi e dei Pirenei che si sia conservato nella sua integrità.
Come in S. Vitale a Ravenna, modello di riferimento della Cappella, il nucleo centrale della costruzione è costituito da un ottagono, di dimensioni pressoché analoghe alla basilica ravennate (31 metri di altezza e 16 di diametro). Rispetto a San Vitale, l’edificio di Aquisgrana è tuttavia più alto ed è articolato su tre ordini invece che su due. L'ordine inferiore presenta otto ampie arcate a tutto sesto, sostenute da solidi e imponenti pilastri. Un cornicione divide la zona inferiore da quella superiore. Nel secondo ordine si ripete il motivo degli otto archi, ma in ognuno di essi è contenuto un doppio loggiato, caratterizzato dallo splendore di 32 eleganti colonne antiche con capitelli corinzi, provenienti da Ravenna o da Roma, come altri marmi preziosi. Sulle arcate del secondo ordine si imposta la cupola emisferica divisa in 8 spicchi, il cui mosaico originario rappresentava l’Apparizione di Cristo fra i vegliardi dell’Apocalisse; oggi andato completamente perduto.
Sia nel piano inferiore sia in quello superiore lo sguardo è guidato verso la parte centrale, lo spazio sacro, destinato al culto.Carlo Magno aveva nella Cappella due troni, quello nell’atrio, per gli atti di omaggio del popolo e quello nella tribuna a Ovest, dal quale poteva seguire le funzioni celebrate presso i tre altari del piano inferiore e di quello superiore. La struttura a due piani, con il trono del sovrano al piano superiore, divenne per così dire canonica e l’esempio di Aquisgrana venne ripreso in buona parte delle cappelle di corte anche nei secoli successivi. Il vano del trono era delimitato non solo anteriormente dalle due più preziose tra le 32 colonne antiche ma anche alle spalle ne erano state collocate altre due come segno di maestà. Di fronte al vano del trono era situato quello dell’altare carolingio, piccolo e semplice: le reliquie non si trovavano infatti nel vano dell’altare ma nella torre sopra il trono.
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