giovedì 31 marzo 2011

World Air Traffic 24 Hour Period


Christian Schad e le schadografie


Schad - Dada
Non si può capire Dada senza capire la tensione spirituale nella quale nacque e crebbe.
L’art de l’époque du Traité de Versailles ilustre le désordre el l’apparence de la folie, il ne résulte pas de la volonté d’un petit groupe, il est le produit d’une société en plein désarroi où des forces hostiles et irréconciliables s’affrontent”(1).
Dada è l’«avanguardia» storica che più esaspera le contraddizioni della propria epoca: “non si accontentarono di scavalcare il problema e dimenticare le contraddizioni mediante l’accettazione di un inquadramento sistematico, garantito dalla tradizione, ma fecero della sostanza stessa della decadenza il loro punto di partenza”(2). Punti costanti di riferimento sui quali condurre la propria analisi sono i valori della cultura borghese: gli ideali della ragione positivistica, del progresso e del Modernismo che portano all’alienazione, all’inautenticità, alla guerra. Christian Schad impara presto a “disprezzare l’accademismo”(3), l’arte della borghesia, e sceglie, come molti altri giovani artisti uniti dall’odio verso un ordine sociale del quale la guerra stessa ha testimoniato il fallimento, il rifiuto ed il disprezzo per lo stato di cose contingenti. Sceglie la fuga in territorio neutrale.
Durante l’estate del 1915, partii da Monaco col treno per raggiungere Zurigo, passando dal cataclisma nero-bianco-rosso a un’oasi di pace. Non avrei tardato a finire, come milioni di altri, lungo
disteso in una uniforme, nel fango cocente o addirittura, forse, sotto una croce di betulla. Ero passato dall’ingranaggio della guerra alla Bahnhofstrasse di Zurigo. Il cambiamento era enorme. Da una parte, al di là della frontiera che avevo appena passato, tutti, volenti o nolenti, venivano presi in un ingranaggio gigantesco ed ibrido che li spingeva a zappare, uccidere, soffrire la fame; dall’altra, qui, si viveva allegramente. Pensiero e poesia, grande vanto dei tedeschi, si erano trasformati sotto la disciplina prussiana nel motto ‘Dio, Imperatore e Patria’. L’ufficiale rappresentava l’ideale dei valori borghesi di cui la guerra era la maggiore conferma. Lo slancio vitale era sostituito dalla sottomissione, le migliori qualità venivano deformate. […] Trovo stupido che un uomo accetti di fare il burattino e un altro possa comandargli di odiare e uccidere
”(4).
A Zurigo, Schad entra in contatto con i membri di Dada: nella piccola sala Cabaret Voltaire, aperta da Hugo Ball e Emmy Hennings, i tedeschi Hans Richter e Richard Huelsenbeck, i romeni Tristan Tzara e Marcel Janco e l’alsaziano Hans Arp avevano organizzato delle serate di cabaret presto degenerate in provocazioni sistematiche contro l'ordine borghese. Tuttavia stabilisce un rapporto più forte solo con lo scrittore Walter Serner ed insieme lanciano, già nel 1915, la rivista Sirius, di cui Schad illustra regolarmente ogni numero con disegni ed incisioni su legno. Sul piano filosofico la rivista Sirius è opposta a Dada. Infatti il punto di vista di Serner, che si esprime chiaramente in questa pubblicazione, è profondamente pessimista ma anche relativamente conservatrice: contrariamente ai dadaisti, Serner continua ad essere convinto che una buona critica deve essere sostenuta da una comprensione razionale delle cose e che qualsiasi ricerca intellettuale è rispettabile(5).

1 L. ARAGON, in Dada , Paris-Berlin, catalogo della mostra
della mostra, Parigi, centre Georges Pompidou, 1978, ristampa Paris
Gallimard 1992, p. 132
2 L. VALERIANI, Dada Zurigo, Ball e il Cabaret Voltaire.
Nadar: ricerche sull’arte contemporanea. Torino, Martano, 1970.
p. 45
3 C. SCHAD, in Christian Schad, catalogo della mostra a cura di
Bettina Schad, Milano, Galleria Schwarz, 1970. p. 1
4 Ibidem
5 A. L. HOCKENSMITH, in Dada, catalogo della mostra, Parigi,
Centre Georges Pompidou, 2005. p. 864

Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit

Transautomatism is a modern style of painting, founded by Friedensreich Hundertwasser. It is a kind of surrealism, which also point of the viewer's fantasy. Different people see different things in the same picture. It is less what the artist wants us to see, more about how we interpret it. The transautomatism is based on the different styles which Hundertwasser developed, e.g. the spirals and drops.
Transautomatism is about Hundertwasser's theory that straight lines are 'godless and immoral'. That as humans we have lost out connection to the organic geometry of nature by forcing ourselves to exist in boxes as homes. He believed in the fluidity of line and shape hence his architectural and painting style. Being educated in a Montessori school his self directed learning came from nature and therefore his drive to return to colour and organic states.


martedì 29 marzo 2011

Portuguese Architect, 2011 Pritzker Architecture Prize

Los Angeles, CA—Eduardo Souto de Moura, a 58 year old architect from Portugal, is the jury’s choice for the 2011 Pritzker Architecture Prize, it was announced today by Thomas J. Pritzker, chairman of The Hyatt Foundation which sponsors the prize. The formal ceremony for what has come to be known throughout the world as architecture’s highest honor will be in one of Washington, D.C.’s finest classical buildings, the Andrew W. Mellon Auditorium.
In announcing the jury’s choice, Pritzker elaborated, “This marks the second time in the history of the prize that a Portuguese architect has been chosen. The first was in 1992 when Alvaro Siza was so honored.”

About Eduardo Souto de Moura
was born in Porto, Portugal in 1952. His father was a doctor (ophthalmologist) and his mother a home maker. He has one brother and one sister. The sister is also a doctor and his brother is a lawyer with a political career – formerly he was Attorney General of Portugal.

IGOR MITORAJ

Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento
aprile - novembre 2011




Venerdì 15 aprile 2011 alle ore 19,00

Sebastiano Missineo, Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Gesualdo Campo, Dirigente generale Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Giuseppe Castellana, Direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, Emmanuele Francesco Maria Emanuele Presidente della Fondazione Roma Mediterraneo, Marco Zambuto, Sindaco di Agrigento, inaugurano la mostra IGOR MITORAJ. L’esposizione si svolge all’interno del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento.
È stata organizzata da Il Cigno GG Edizioni, dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, dalla Galleria d’Arte Contini di Venezia (con la partecipazione de I Luoghi dell’Arcadia) ed è stata realizzata grazie al sostegno della Fondazione Roma Mediterraneo. Si avvale delle sponsorizzazioni de Il Giornale di Sicilia, Telesia e Reale Mutua Assicurazioni.
La mostra nasce da un’idea di Lorenzo Zichichi de Il Cigno GG Edizioni e Rosalia Camerata Scovazzo, presidente pro tempore del Parco, a seguito di un’esposizione di Igor Mitoraj tenutasi a Palermo nel 2007; nel 2010 Giuseppe Castellana, direttore del Parco, in pochi mesi ha concretizzato il progetto della monumentale mostra di Igor Mitoraj nell’incantevole paesaggio archeologico della Valle dei Templi.
L’esposizione è la prima nel suo genere, la più importante di sempre tra le mostre dell’artista e anche la più lunga nel tempo (dura infatti 8 mesi). Le opere esposte rappresentano il lavoro dello scultore dal 1980 a oggi. «... Ad Agrigento, nella Valle dei Templi, ancora una volta gli antichi resti della civiltà classica e le gigantesche sculture di Igor Mitoraj si confronteranno, in una istallazione di potente impatto estetico ed emozionale che nel seducente dialogo tra presente e passato trova nuovi accenti di inquietudine e straniamento. Un percorso lungo la via sacra, che tocca tutti i templa – aree misurate, orientate e consacrate agli dei – davanti ai quali, moderne offerte votive, si stagliano le sculture di Mitoraj. Il travertino e il bronzo risaltano contro le pietre dei templi crollati. Il muto dialogo tra le “frammentate” sculture di Mitoraj e i templi dell’antica Akagras-Agrigentum in “frammenti” rendono il silenzio di quei luoghi una pagina di storia senza tempo che ogni visitatore è invitato a scrivere con emozioni ed esperienze tutte proprie. [...] Sembra incredibile, ma questa atmosfera surreale che permea le sculture di Mitoraj sparisce ogni qual volta le sue opere vengono inserite in un contesto vissuto sia esso antico o moderno purché sia capace di interagire con i vuoti ed i pieni delle sue sculture. Diventando di fatto delle nuove opere d’arte non più finite in sé, ma istallazionicontemporanee capaci di offrire emozioni inaspettate per proiettarci o nel passato più remoto, oppure nel futuro più avveniristico. È questa la grandezza di Mitoraj, un artista che cerca la monumentalità e l’eccessivo fuori misura delle sue figure per dialogare con l’architettura moderna, come è accaduto alla Defence di Parigi, oppure per confrontarsi con l’antico; come ha fatto nelle numerose esposizioni promosse a Siracusa, a Firenze e a Roma...» (Francesco Buranelli, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Igor Mitoraj nella Valle dei Templi). Uno degli scopi dell’evento è quello di aumentare ancora di più l’interesse del pubblico per la Sicilia, e incentivare gli ingressi al Parco Archeologico, già precedentemente (secondo dati forniti dalla direzione del Parco) aumentati del 15% grazie all’iniziativa analoga svoltasi nel 2010 (la mostra con cinquanta opere tra sculture e dipinti denominata Arte Contemporanea per il Tempio di Zeus).

lunedì 28 marzo 2011

Ipse Dixit: Giacometti

«La grande aventure, c’est de voir surgir quelque chose d’inconnu, chaque jour, dans le même visage. C’est plus grand que tous les voyages autour du monde.»

Pablo Zelaya Sierra: arte moderno e indigenismo (III)




Fig. 1: Pablo Zelaya Sierra. Paisaje con hombre segando. 73 x 63.5 cm. Sin fecha.
Fig. 2: Pablo Zelaya Sierra. La mujer y el niño. 96 x 70 cm. Sin fecha.
Fig. 3: Daniel Vázquez Díaz. El Refectorio. 1931. Oleo sobre lienzo. 229 x 205 cm.

una Madona descalza
Por Gustavo Larach
En Paisaje con hombre segando (Figura 1), Zelaya ha ampliado su paleta y, a través de modulaciones cromáticas más analíticas, es decir, que integran un rango mayor de variaciones en intensidad, matiz y valor, ha logrado una evocación luminosa más resonante, en la que la luz parece menguar y expresa así cierta nostalgia. A lo lejos, su apariencia atenuada por la perspectiva atmosférica, pueden percibirse aun las altas chimeneas industriales, disminuida su escala por la gran distancia. En el fondo de la imagen, los grandes edificios de un centro urbano se elevan contra el cielo. Muros altos y gruesos atraviesan la zona intermedia de la composición, sugiriendo un espacio profundo y encerrando una gran extensión de tierra. Fuera de ese dominio, de espaldas a todo el conjunto urbano, un hombre se inclina sobre la tierra. El título de la obra, Paisaje con hombre segando, sugiere que este hombre cosecha o limpia el terreno; su trabajo no parece tener mayor importe ni ocasionarle mayor beneficio; su existencia, unos cuantos trazos de azul sobre una porción mínima del lienzo, parece casi sin consecuencia.
La tela de Zelaya titulada La mujer y el niño (Figura 2) presenta una configuración radicalmente distinta a la vista en Paisaje con hombre segando. La figura humana, femenina en este caso, ha sido amplificada hasta abarcar toda la dimensión vertical del lienzo y el ambiente ha sido extremadamente simplificado: un área de gris azulado para el cielo, grandes áreas homogéneas de blanco como nubes, un horizonte bastante alto, una casa sencilla que descansa sobre la colina y un camino que corta la ondulante superficie del terreno y que conecta la casa con la monumental figura en primer plano. Las formas de la figura también han sido simplificadas, y es importante observar que se han hecho abultadas y pesadas, como si la figura estuviera hecha de gruesos bloques de madera toscamente tallados.
El tratamiento de la figura, el espacio austero y la luz demasiado fuerte pero modulada que se observan en La mujer y el niño son recursos visuales próximos a los usados por Vázquez Díaz para crear la imagen de los monjes en su tela de 1931 titulada El refectorio (Figura 3). Dichos elementos plásticos constituyen un lenguaje visual desarrollado por el pintor español con el fin de representar lo intemporal (Gállego, Hierro, Morales y Marín, & Antolín Paz, 1993, p. 220). Aunque los monjes de Vázquez Díaz dan la sensación de figuras de piedra, sus semblantes no pierden la expresividad; algunos tienen grandes ojos abiertos, otros sombras que ocultan la mirada, varios tienen las cavidades oculares vacías, lo que da la sensación de estar viendo una máscara; todas las formas son simples pero sólidas, incluso las de los manteles que cuelgan de la mesa donde los monjes se reúnen para sus comidas frugales. Es este lenguaje de lo intemporal el que Zelaya ha utilizado para crear la imagen de una mujer fuerte y colosal, quien puede dar seguridad y sustento a un niño aun bajo las duras condiciones de la tierra yerma. Pablo Zelaya Sierra pintó una madona descalza, una monumental figura secular de gran importe poético, cuya serenidad y estabilidad se expresa a través de formas toscas, muy distintas a las formas romanizantes de su maestro: en La mujer y el niño, Zelaya impregna su pintura de contenidos que buscan evocar lo propio de su tierra natal.
 
Traducción: Adalberto Toledo y Gustavo Larach

Uccellacci e Uccellini (5/12)


Storia della musica. Personaggi, parte II

Merely mention the name John Coltrane and you’re likely to evoke a deeply emotional, often spiritual response from even the most casual jazz fan. Born September 23, 1926 in Hamlet, North Carolina, John Coltrane was always surrounded by music. His father played several instruments sparking Coltrane’s study of E-flat horn and clarinet. While in high school, Coltrane’s musical influences shifted to the likes of Lester Young and Johnny Hodges prompting him to switch to alto saxophone. He continued his musical training in Philadelphia at Granoff Studios and the Ornstein School of Music. He was called to military service during WWII, where he performed in the U.S. Navy Band in Hawaii. After the war, Coltrane began playing tenor saxophone with the Eddie "CleanHead" Vinson Band, and was later quoted as saying, "A wider area of listening opened up for me. There were many things that people like Hawk, and Ben and Tab Smith were doing in the ‘40’s that I didn’t understand, but that I felt emotionally." Prior to joining the Dizzy Gillespie band, Coltrane performed with Jimmy Heath where his passion for experimentation began to take shape. However, it was his work with the Miles Davis Quintet in 1958 that would lead to his own musical evolution. " Miles music gave me plenty of freedom," he once said. During that period, he became known for using the three-on-one chord approach, and what has been called the ‘sheets of sound,’ a method of playing multiple notes at one time. By 1960 Coltrane had formed his own quartet which included pianist McCoy Tyner, drummer Elvin Jones, and bassist Jimmy Garrison. Eventually adding players like Eric Dolphy, and Pharoah Sanders. The John Coltrane Quartet created some of the most innovative and expressive music in Jazz history including the hit albums: "My Favorite Things," "Africa Brass," " Impressions," " Giant Steps," and his monumental work "A Love Supreme" which attests to the power, glory, love, and greatness of God. Coltrane felt we must all make a conscious effort to effect positive change in the world, and that his music was an instrument to create positive thought patterns in the minds of people. In 1967, liver disease took Coltrane’s life leaving many to wonder what might have been. Yet decades after his departure his music can be heard in motion pictures, on television and radio. Recent film projects that have made references to Coltrane’s artistry in dialogue or musical compositions include, "Mr. Holland’s Opus", "The General’s Daughter", "Malcolm X", "Mo Better Blues", "Jerry McGuire", "White Night", "The Last Graduation", "Come Unto Thee", "Eyes On The Prize II" and "Four Little Girls". Also, popular television series such as "NYPD Blue", "The Cosby Show", "Day’s Of Our Lives", "Crime Stories" and "ER", have also relied on the beautiful melodies of this distinguished saxophonist. In 1972, "A Love Supreme" was certified gold by the RIAA for exceeding 500,000 units in Japan. This jazz classic and the classic album "My Favorite Things" were certified gold in the United States in 2001. In 1982, the RIAA posthumously awarded John Coltrane a Grammy Award of " Best Jazz Solo Performance" for the work on his album, "Bye Bye Blackbird". In 1997 he received the organizations highest honor, the Lifetime Achievement Award. On June 18, 1993 Mrs. Alice Coltrane received an invitation to The White House from former President and Mrs. Clinton, in appreciation of John Coltrane’s historical appearance at the Newport Jazz Festival. In 1995, John Coltrane was honored by the United States Postal Service with a commemorative postage stamp. Issued as part of the musicians and composers series, this collectors item remains in circulation. In 1999, Universal Studios and its recording division MCA Records recognized John Coltrane’s influence on cinema by naming a street on the Universal Studios lot in his honor. In 2001, The NEA and the RIAA released 360 songs of the Century . Among them was John Coltrane’s "My Favorite Things."

domenica 27 marzo 2011

Equipo Crónica

"El Equipo Crónica propugna la “Crónica de la realidad” como vehículo intencional para dar a la pintura una finalidad elevada, una razón de ser en nuestra sociedad en el marco hístorico de los valores positivos contemporáneos".



Manifesto programmatico, Valencia 1965.



sabato 26 marzo 2011

奈良美智



于1959年在日本青森县出生,高中毕业后曾进入日本武藏野美术大学就读,在中途缀学后进入爱知县立艺术大学,其筆下的招牌便是頭大大的小孩、潔白馴良的狗、以及身著綿羊裝的兒童,非常可愛;創作素材有大幅的壓克力畫作也有立體的多媒材或陶瓷雕塑作品。

奈良筆下的人物,其臉上那對眼尾上吊、不懷好意的雙眼其實才是他作品的正字招牌。那種眼中露出一付「看什麼看?你管我!」的不友善神情,但同時卻又身處在寂寥、淡漠背景中的畫作主角們,讓人一看到就捨不得把眼睛轉開。

有的時候畫中小孩的手裡還會拿著小刀,有時則是頭上綁著繃帶或插了根冒著血的釘子,或是那些閉著眼不斷流淚的狗,這種欲言又止的受傷動物神情似乎牽動了心裡的什麼,跟純粹的可愛是很不一樣的。他的作品深受大眾喜愛,也在國際間獲得注目,許多作品已被美術館購入成為日本近代美術的典藏品。

Earth Hour 2011


At 8:30 PM on Saturday 26th March 2011, lights will switch off around the globe for Earth Hour and people will commit to actions that go beyond the hour.

With Earth Hour almost upon us, our thoughts are with the people of Japan during this incredibly challenging and sad time for their country.

日本の皆さん、勇気を持って頑張って下さい

Lecture on Korean Picture Books

Baek Hee-na writes and illustrates children's books. Baek studied pedagogy at Ewha Women's University. She was voted Fiction Illustrator of the Year at the 2005 Bologna Children's Book Fair for Cloud Bread. Cloud Bread has sold more than 400 thousand copies in Korea alone and published in France, Taiwan, Japan, China, Germany and Iran. One of Korea's best-known children's writers, Baek's most recent work includes Moon Sherbet and Last Night.



Moon Sherbet
A wonderfully imaginative story combined with a message on the importance of protecting the environment. The moon has amlted, but Grandmother Wolf freezes in into sherbet for all to enjoy.



La teoria della cancellatura


Emilio Isgrò è uno dei più significativi artisti del gruppo dei poeti visivi; le sue ricerche, infatti, si volgono ad un'arte non legata solo alla visualità ma determinata anche da interventi concettuali. Nel 1964 realizza le prime "Cancellature": enciclopedie e libri completamente cancellati, con i quali contribuì allo sviluppo in Italia della "poesia visiva" e dell' arte concettuale.






“Io cancello le parole per custodirle, è un gesto di salvezza”.





venerdì 25 marzo 2011

A History of the World in 100 Seconds


Street art for resistance


The true story of the art of stencil graffiti.

THE MANIFESTO OF STENCILISM

It was on a trip to New York City in 1971 that I saw my first wild art graffiti. They were popping up everywhere : on the subway and around the basketball courts. I remember graffiti painted with a marker, like nervous signatures with a crown, allover NY, and big letters filled with spirals and many colours. These miniatures made me so curious that I asked to Larry Wolhandler, my American friend lodging me in his home in NYC, the inevitable question :
“ What does all this mean ? Why are these people doing this ?”
Unfortunately, nobody could give me a proper answer, except that it was the work of people without any reason or sens of responsability, the « Dusty rabble », said Lindsay, the former mayor of NYC.
In Paris this kind of expression hadn’t emerged at this time. Of course there were a lot of politcal slogans in 1968 during the students riots and of course we discussed « Art in public » through the posters produced in the popular workshops of the « Ecole des Beaux Arts ». But there wasn’t any bigger mouvement of artists determined to investigate urban architecture.

Graffiti, this kind of wild art, was born in the US in the mid-sixties when about ten artists, condemned to anonymity, startet the ball rolling by writing their assumed names on the walls..
I kept all this souvenirs in my mind where they took ten years to mature, then I startet add my bit.
While studying Engraving and Archictecture at the « Ecole des Beaux Arts » in Paris I got acquaint with the subject. So, in the seventies I learned the art of etching and the techniques of lithography and seriography, while the study of architecture waked my conscience for measurable public space.
At the beginning of the seventies I also was very influenced by David Hockney who had had a big exhibition near the Beaux Art School of Paris. And I can say that he did the most impressive work I'd ever seen in my life. The next year he made a movie called "The Bigger Splash" and in this movie Hockney is painting with brushes and oil colour a large caracter of one of his friends on a wall of an apartement. This image never quit my mind. I considered that movie so important for art history that I saw it about ten or fifteen times.

Soji wooden tableware designed by MUTE




Upon request from Unomatudo, an Ishikawa-based lacquer ware-maker with an 80-year history, Kenji Ito and Takahiro Umino of design unit MUTE have designed a wooden tableware set that consists of plates, bowls, boxes and canisters.
Aptly titled Soji (素地) – a term often used to describe greenware pottery before it’s been fired – the collection, contrary to the lacquer-finished pieces the company is known for, are all made from bare wood.
The pieces were on display at the 2011 Tokyo Giftshow last month.









The duo has also redesigned the company’s logo:
from: Spoon & Tamago

Poesia visiva

“L’arte, è stato detto giustamente più volte, non è un hortus conclusus ma un processo, tanto più oggi che questo suo “divenire” ha preso una costante accelerazione, con l’inevitabile, progressiva entropia negativa che caratterizza gli aspetti transeunti di ogni “progresso”. La poesia visiva, infrangendo il privilegio accordato all’uso verbale della parola o alla parola tout court, si pone all’esterno della letteratura in quanto non le è complementare, non ne attinge direttamente i modelli, non ne rispetta i “generi” e si postula addirittura come alternativa…” (Eugenio Miccini)

“I libri di filosofia verranno un giorno stampati a fumetti, la linguistica sarà esposta con tavole a rotocalco, il codice civile adotterà una segnaletica di tipo internazionale analoga a quella del codice stradale? A parte il suo aspetto paradossale l’interrogatorio racchiude in sé un’esigenza tutt’altro che futile: là dove le attuali lingue nazionali dividono, un linguaggio visivo potrebbe unire. Oltre alla segnaletica stradale, esistono da tempo altri linguaggi che si richiamano variamente a un’esigenza visiva: basterà pensare alla matematica, alla geometria, alla chimica, alla musica in cui l’impiego dei simboli evita l’uso di frasi…” (Lamberto Pignotti)

giovedì 24 marzo 2011

Storia della musica. Personaggi

L'11 settembre 1973, Victor Jara viene arrestato e portato insieme a tutti gli altri "dissidenti" al potere di Augusto Pinochet,nello stadio di Santiago del Chile.
Si dice che ci rimase due settimane. Le sue mani deformate dalle torture diventarono il simbolo del'arte al servizio di una lotta. Sembra sia stato ucciso solo negli ultimi giorni del mese di settembre. In quelle due o tre settimane di prigionia scrisse la sua ultima canzone, intitolata Estadio Chile, e la sua ultima preghiera "é questo il mondo che hai creato, mio Dio?"

Estadio Chile - Victor Jara

Somos cinco mil aquí
en esta pequeña parte la ciudad.
Somos cinco mil.
¿Cuántos somos en total
en las ciudades y en todo el país?
Sólo aquí,
diez mil manos que siembran
y hacen andar las fábricas.
Cuánta humanidad
con hambre, frío, pánico, dolor,
presión moral, terror y locura.

Seis de los nuestros se perdieron
en el espacio de las estrellas.
Uno muerto, un golpeado como jamás creí
se podría golpear a un ser humano.
Los otros cuatro quisieron quitarse
todos los temores,
uno saltando al vacío,
otro golpeándose la cabeza contra un muro
pero todos con la mirada fija en la muerte.
¡Qué espanto produce el rostro del fascismo!
Llevan a cabo sus planes con precisión artera
sin importarles nada.
La sangre para ellos son medallas.
La matanza es un acto de heroísmo.
¿Es este el mundo que creaste, Dios mío?
¿Para esto tus siete días de asombro y de trabajo?
En estas cuatro murallas sólo existe un número
que no progresa.
Que lentamente querrá más la muerte.

Pero de pronto me golpea la consciencia
y veo esta marea sin latido
y veo el pulso de las máquinas
y los militares mostrando su rostro de matrona
llena de dulzura.
¿Y México, Cuba y el mundo?
¡Qué griten esta ignominia!
Somos diez mil manos
menos que no producen.
¿Cuántos somos en toda la patria?
La sangre del compañero Presidente
golpea más fuerte que bombas y metrallas.
Así golpeará nuestro puño nuevamente.

Canto, qué mal me sabes
cuando tengo que cantar espanto.
Espanto como el que vivo
como el que muero, espanto.
De verme entre tantos y tantos
momentos de infinito
en que el silencio y el grito
son las metas de este canto.
Lo que veo nunca vi.
Lo que he sentido y lo que siento
harán brotar el momento...

MAN IN THE ZOO: George Grosz Ecce Homo


W. E. Burghardt Dubois, bless his name, was already opening our eyes to the riches of African culture. Marcel Duchamp had not yet abandoned painting for chess, and would soon be exhibiting his famous toilet bowl as an expression of his contempt for bourgeois art. Chagall had already acquainted us with his roof-top violinists and his dreamy, topsy-turvy figures flying through rainbow colors. The six-day bicycle races still packed huge crowds at the old Madison Square Garden, as did Jim Londos, Strangler Lewis, and Earl Caddock. Alfred Stieglitz had opened his famous Studio on Fifth Avenue where the new trends in art were exhibited and discussed with intense interest. The theatre was also coming alive and drawing enthusiastic audiences in such playhouses as the Portmanteau Theater, the Neighborhood Playhouse, the Greenwich Village Theatre. The Settlements on Henry Street and elsewhere in Manhattan were inspiring centers of cultural activity. The lower East Side, with its foreign restaurants, cabarets and cellar cafes, was the most alive, the most interesting and the most fecund part of the city. The Café Royal on Second Avenue, where many famous columnists of the day gathered, was like a bit of old Europe. Here in the ghetto one could still hear the zither and the cymbalon. Hot jazz, or jazz hot, was still the offing. We weren' t jazzed up yet, nor even hopped up, but we sure were fucked up and ripe for the toboggan. Figures like Scott Fitzgerald and Harry Crosby would soon be startling the country with their playboy antics. Theodore Dreiser was writing Sister Carrie, a book which would stun the public by its realism and naturalism. Ben Hecht had probably begun his daily column, to be known in book form as A Thousand and One Afternoons in Chicago. As for Frank Harris, I had just made his acquaintance through that Greenwich Village bohemian, Guido Bruno. It was my privilege to have helped Frank Harris get in and out of his trousers at my father's tailor shop, while listening to his heavenly discourses on Jesus, Oscar Wilde, and Shakespeare.
I recount these souvenirs of my "anecdotal life" to indicate some of the similarities between life here and abroad in this formative period of Grosz' life. Life was unbearably dull or tremendously exciting, according to the milieu in which one found himself. While Oswald Spengler was preparing his monumental picture of doom, we on both sides of the Atlantic were masturbating in our dreams. The huge crack in the wall was visible only to a rare few. The House of Certain Death* was located not in Egypt but in the Western World.

In a way, Hieronymus Bosch prefigured everything which was to come, and is still to come, for the end is not yet. Bosch, an initiate, takes us out of and beyond history; Grosz, who called himself "a simple, ordinary man," merely indicts his time, his people, and the hypocrisy of man. There is nothing Surrealistic about Grosz' portraits; distorted, exaggerated as they are, we recognize the subjects for the everyday figures which they are. He simply removed the blinders with which we had been accustomed to viewing them. He saw them with X-ray eyes, penetrating not only the flesh but the mind and spirit as well. Most of us will still look upon them as the dread enemy they once were, but can we be certain today that we have nothing in common with them? Or is it that the genius has not yet been born to us who is capable of unmasking our spawn of brutes, misfits, and phonies of all sorts, all creeds, all ideologies? 
*A novel by Albert Cossery: New Directions, N. Y., 1949.

From Evergreen, By Henry Miller

Banksy's Exit Through The Gift Shop

Banksy's Exit Through The Gift Shop

Banksy es el pseudónimo de un prolífico artista del graffiti británico. Se cree que nació en Yate, localidad cercana a Bristol, en 1974, pero los datos acerca de su identidad son inciertos y se desconocen detalles de su biografía. Según Tristan Manco, Banksy "nació en 1974 y creció en Bristol, Inglaterra. Hijo de un ingeniero de fotocopiadoras, entrenó como un carnicero pero se vio implicado en el graffiti durante el boom del aerosol en Bristol de finales de los 80'". Su trabajo, en su gran mayoría piezas satíricas sobre política, cultura pop, moralidad y etnias, combina escritura con graffiti con el uso de estarcidos con plantilla. Su arte urbano combina escritura con una técnica de stencils muy distintiva, similar a Blek le Rat, quien empezó a trabajar con stencils en 1981 en París; y miembros de la banda de anarco-punk Crass, que mantuvieron una campaña con stencils en las instalaciones del metro de Londres a finales de los 70's e inicios de los 80's. Banksy reconoció la influencia de Blek diciendo "cada vez que creo que he pintado algo ligeramente original, me doy cuenta de que Blek Le Rat lo hizo mejor, sólo veinte años antes."Sus obras se han hecho populares al ser visibles en varias ciudades del mundo, especialmente en Londres.

Mas Wiki

YASUZO NOJIMA Un maestro del Sol Levante fra pittorialismo e modernismo

Fotomuseo Giuseppe Panini
via Giardini 160, Modena
059 224418 
 
Dal 27 marzo al 5 giugno 2011 le sale del Fotomuseo Panini di Modena, in via Giardini 160, ospiteranno la prima retrospettiva italiana dedicata al maestro della fotografia pittorica giapponese Yasuzo Nojima. La mostra, curata da Filippo Maggia e Chiara Dall’Olio, è realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con il Fotomuseo Panini di Modena, il National Museum of Modern Art di Kyoto (MoMAK) e con il sostegno della Japan Foundation.

Yasuzo Nojima - Un maestro del Sol Levante fra pittorialismo e modernismo comprende 112 opere realizzate dall’artista dal 1910 al 1953, tra ritratti, paesaggi, composizioni e nudi femminili, tutte provenienti dal Museo Nazionale di Arte Moderna di Kyoto e mai esposte sinora nel nostro paese. Il Fotomuseo Panini di Modena è stato individuato dal MoMAK quale sede unica dell’allestimento, che non avrà ulteriori repliche in nessun’altra città europea, in conseguenza del reciproco interesse per le collezioni depositate in entrambi i musei e degli scambi in corso tra le due istituzioni.

Mimmo Rotella

 Viva America, 1963
Questa è l'America, 2002
Mimmo Rotella nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918. Figlio di una modista, dopo la scuola media si trasferisce a Napoli per intraprendere gli studi artistici, anche se, nel '41, ottenuto un impiego al Ministero delle Poste e Telecomunicazioni si reca a Roma. Nella capitale resta poco: chiamato alle armi entra nel corso allievi ufficiali della scuola di Nocera, da dove viene mandato alla Scuola Allievi Sottufficiali di Caserta. Nel '44 si congeda ed ottiene il diploma al Liceo Artistico di Napoli.

Camera Obscura: Firenze


mercoledì 23 marzo 2011

Street art riot


SHLEMMER



Walter Gropius, qui a fondé et dirigé le Bauhaus jusqu’en 1928, rend hommage à Schlemmer dans son introduction à La scène au Bauhaus :



"L’excellence artistique du travail d’Oskar Schlemmer est caractérisée par l’interprétation qu’il donnait de l’espace. On constate dans ses peintures comme dans ses œuvres pour la scène qu’il éprouvait l’espace de tout son corps, avec le sens tactile du danseur et de l’acteur, et non pas uniquement par la vue. Il traduisait dans le langage abstrait de la géométrie ou de la mécanique ses observations de la figure humaine en mouvement dans l’espace. Ses figures et ses formes sont de purs produits de l’imagination, ils symbolisent les types éternels du tempérament humain et de leurs diverses humeurs ; paisible ou tragique, comique ou sérieuse. Mû par la quête de nouveaux symboles, il estimait que “ la marque de Caïn de notre culture est que nous n’avons plus de symboles et, pire, que nous sommes incapables d’en créer de nouveaux ”. Avec le génie de celui qui peut dépasser la pensée rationnelle, il trouva des images qui expriment des idées métaphysiques. Je fus fortement impressionné de voir et d’éprouver dans son travail pour la scène la magie avec laquelle il transformait les danseurs et les acteurs en architectures en mouvement. Son intérêt profond et sa compréhension intuitive du phénomène de l’espace architectural ont aussi éclos grâce à son rare don pour la murale. Il ressentait avec empathie les directions et la dynamique d’un espace, et il les intégrait dans ses compositions murales - par exemple dans les édifices du Bauhaus de Weimar. Ses murales sont les seules que je connaisse qui épousent parfaitement l’architecture".

ボケ東京 Ritratti di scrittori del Giappone contemporaneo e Polaroids di Michele Corleone

via Palermo 51/53, Roma
tel 064815655
www.doozo.it

Inaugurazione
11 marzo 2011 ore 19.00
Orari galleria:
martedì-sabato 11:00-22:00




La Galleria Doozo presenta in anteprima ボケ東京 (BokeTokyo), mostra fotografica di Michele Corleone che inaugura la II edizione di incontri dedicati alla Cultura Giapponese Akitsushima-L’isola delle libellule a cura di Angela Verdini. La mostra si compone di una serie di ritratti di scrittori del Giappone contemporaneo - Inoue Masahiro, Ki Ryu Yu Kari, Kyogoku Natsuhiko, Chin Naito, Daido Tamaki, Gaku Yakumaru, Hasegawa Junko, Kanehara Hitomi, Sakurai Ami, Shibata Tetsutaka, Taguchi Randy, Yumeaki Hirayama, Hideyuki Kikuchi, Takagi Nobuko e Grave Grinder - e di 25 close-up Polaroid scelti da Michele Corleone dalla raccolta TokyoUnique. Il titolo della mostra, riferito al gergo fotografico, deriva dal vocabolo giapponese boke (ぼけ o ボケ) con cui si intende la sfocatura oppure la confusione mentale.  

La mostra è accompagnata dalla prima esecuzione live di Un Concerto Per Fotografie, progetto compositivo di Antonia Gozzi: computer music, violoncello e voce. La composizione, pensata in stretta relazione con le fotografie in mostra, è concepita a partire dalle registrazioni del paesaggio sonoro della città di Tokyo e dalle voci degli scrittori.

Il libro-catalogo BokeTokyo con testi di Paola Scrolavezza, Hasegawa Junko, Yumeaki Hirayama, Antonia Gozzi e Michele Corleone è presentato da Paola Scrolavezza, docente alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bologna.

Michele Corleone, fotografo e filmaker, ritrae i più importanti esponenti della Beat Generation e personaggi dell’universo musicale internazionale come Patti Smith, Nick Cave, Suzanne Vega, Fugs, Blonde Redhead, Marlene Kuntz, Lydia Lunch, Shellac, Cheb Khaled, Paolo Fresu, Ornette Coleman, Timoria. Realizza durante la sua carriera un’ampia galleria di ritratti di poeti e narratori italiani del novecento e di scrittori contemporanei internazionali. Le sue fotografie del Living Theatre sono conservate al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI° secolo di Roma. Antonia Gozzi, musicista, compositrice e pianista, utilizza il suono riprodotto per raccontare e caratterizzare gli ambienti e focalizza la sua ricerca sull’interazione tra i diversi linguaggi artistici. Luca Tilli, violoncellista, dal 2005 concentra la sua attività concertistica nell’ambito della musica d’avanguardia e dal 2006 compone musiche per spettacoli di danza butoh.

Barbara Kruger. All violence is the illustration of a pathetic stereotype.




Barbara Kruger è un'artista concettuale americana, negli anni ‘70 ha lavorato per diverse testate come art director e graphic designer. Fin dagli esordi, Barbara Kruger colloca i suoi lavori (fotografie in bianco e nero, spesso raccolte sui giornali, raffiguranti il più delle volte donne, cui giustappone slogan, testi bianchi su fondo rosso, scritti sempre con lo stesso carattere) negli spazi cittadini destinati ai manifesti pubblicitari, sovvertendo il senso del loro linguaggio e creando così uno stile forte, inconfondibile e d’impatto e, soprattutto, permettendo all’arte di uscire fuori dai luoghi istituzionali del museo e della galleria per generare un corto circuito con il quotidiano.



Il risultato scuote l’osservatore, minandone le certezze e scardinando i luoghi comuni della società, perchè i messaggi lanciati dalla Kruger (frasi personali o tratte dal linguaggio corrente) sono critiche potenti degli stereotipi legati alla donna, al consumo di massa o al vivere sociale, ma offerte in una maniera che disattende le aspettative di colui che guarda e che da un manifesto pubblicitario pensa di essere gratificato e rassicurato.

Pablo Zelaya Sierra: arte moderno e indigenismo (II)












Ilustraciones:
Fig. 1 (izquierda): Manuel Benedito. Pescadora. 1895. Oleo sobre tela. 55.8 x 80.6 cm. Fig. 2 (medio): Pablo Zelaya Sierra. Cabeza de escultura. Carboncillo. 58.4 x 40 cm. Sin fecha. Fig. 3 (derecha): Pablo Zelaya Sierra. Estudio. Sin fecha. Fig. 4 (izquierda): Daniel Vázquez Díaz. La Fábrica Dormida. Oleo sobre lienzo. 115 x 145,5 cm. 1925. Fig. 5 (derecha): Pablo Zelaya Sierra. Ciudad de España. Oleo sobre lienzo. 76.5 x 59.5 cm. Sin fecha





La educación española de Pablo Zelaya Sierra
Por Gustavo Larach
Dentro del eclecticismo que caracterizó al arte español de inicios del siglo XX, Manuel Benedito puede situarse en la tradición de luz y color que implementó Joaquín Sorolla, en cuyo taller en la Academia de San Fernando estudió, y a quien reemplazó eventualmente como instructor de color y composición (Wikipedia, 2007). Un historiador de arte, el español José Luis Morales y Marín, señala que su dibujo obtiene con rigor los parecidos, su modelado crea un duro relieve y añade que sus figuras reflejan cierto grado de melancolía, a la vez que hay en sus composiciones cierta simplicidad heredada quizá de Whistler. De forma general, Morales y Marín califica la técnica de Benedito como un “naturalismo tradicional” (Morales y Marín, 1993, pág. 58).
Pescadora (Figura 1), una pintura de 1895, muestra ciertamente los elementos que Morales y Marín señala como característicos del trabajo de Benedito. La pintura, hecha en óleos, muestra a una joven de vestido sencillo que sostiene una canasta de mimbre. La pescadora observa distraídamente algo que está fuera de nuestro campo de visión, y en cuya expresión se percibe cierto sentimiento de anhelo. No alcanzamos a ver los contenidos de la canasta, que quizás esté más bien vacía. Vemos una escena exterior en la que una luz blanca baña tanto la piel trigueña de la figura como el llano ambiente que la rodea. Puede sentirse cierta idealización en esta imagen (que a la vez tipifica a la persona que representa): específicamente, la idealización se observa en una construcción de la figura académica y sólida, una forma de trabajar la figura humana que Zelaya practicó, como puede observarse en sus estudios de bustos clásicos o dibujos del natural (Figuras 2 y 3).
El crítico español Mario Antolín señala que el otro maestro de Zelaya Sierra, Daniel Vásquez Díaz, fue, junto con artistas como Picasso, Miró y Gris, uno de los pintores ibéricos responsables de renovar el arte español. A esta lista debemos agregar al artista mexicano Diego Rivera, quien pintó en Paris desde 1913 hasta 1921. Antolín afirma que las enseñanzas de Vásquez Díaz operaron como un verdadero puente entre el arte español y el europeo (Antolín Paz, 1993, págs. 70-71). El poeta español José Hierro recuerda cómo Vázquez Díaz llegó a Paris en 1906, cuando el cubismo estaba en gestación, y pudo así experimentar sus distintas fases. Aunque Vázquez Díaz abandonó el cubismo propiamente dicho, mantuvo muchos de los aspectos formales que surgieron del desarrollo de la pintura europea durante las primeras dos décadas del siglo XX. El pintor también se involucró en el arte mural y el realismo, combinando en figuras y paisajes la severidad de Zurbarán con una “explosiva” luminosidad (Hierro, 1993, págs. 47-48). Juzgando por los trabajos de Zelaya, otra influencia clave sobre su desarrollo artístico fue el pintor mexicano Diego Rivera, de quien Zelaya debió haber tenido por lo menos noticias, si no contacto personal, en algún momento de sus primeros años de estancia en Europa.

Moleskine iPhone and iPad covers


Rather than a Do It Yourself solution, Moleskine now have their very own iPhone 3G/3GS and iPad covers. The Smartphone Cover and Tablet Cover are like the classic notebook that every hipster should have: beside the place for your Apple gadget, there are many blank pages, the famous elastic band and obviously the well-known black cover. Price: 75.00€(ipad tablet cover)/45.00€ (smart phone cover). info: Moleskine store

Moleskine, l’azienda italiana leader nella creazione di taccuini ha portato alla luce una nuova linea di accessori, adattandosi alle richieste dei tempi. Di sicuro Hemingway a suo tempo non aveva a disposizione le tecnologie di allora pertanto ecco la nascita della collezione Folio Digital. La nuova linea  comprende: Smartphone Cover, realizzata per iPhone 3G e iPhone 3GS e la Tablet Cover per iPad. Il design delle custodie è molto classico, in linea con lo stile di un tempo con una piccola aggiunta tecnologica: copertina in pelle nera, classico elastico di chiusura e gli angoli arrotondati. Al loro interno le cover presentano una morbida rifinitura scamosciata, garantendo una buona protezione per i vostri dispositivi Apple. Attenzione però non si tratta solo di una custodia a forma di Moleskine! al suo interno ritroviamo il vero e proprio taccuino con 96 pagine per Tablet Cover e 56 per smartphone cover, per annotare i vostri appunti.

Camera Obscura: In & Out


martedì 22 marzo 2011

MAN IN THE ZOO: George Grosz Ecce Homo


"War freed many an individual," he says, "from the environment he hated and the slavery of his everyday routine. This is one of the psychological causes or enigmas of war and that is why there is and always will be war."
It would be difficult to prove him wrong. Despite the vast economic changes since World War I, despite the improved conditions of the worker, despite all the comforts, improvements and tremendous possibilities open to us today, man is still a victim of his environment, a slave to ideas and ideologies, still preoccupied with ways and means to kill more effectively, to assert himself over those who disagree with him, to have his way at all costs, even if it means the annihilation of the race itself. The man who can lead us out of this morass is nowhere in sight. Not only has the artist failed, but so has the statesman, the priest, the educator, the scientist, the thinker. Now, if ever, we must lift ourselves by the boot-straps.
In that Gilded Age before the first war, which promises to continue for a century, life in America was more like that in Europe than it is today. We too had our beer gardens, our outdoor music halls, our excursion boats and picnics on the lawn, even our Saengerbunds and Turnverein. We had our Socialists too, then regarded with almost the same contempt and hatred as are the Communists 
today. (As a boy, in my uncle's beer saloon on Second Avenue, N. Y., I used to listen to my 
grandfather, who had fled Germany to escape military service, inveigh against the "boss tailors.") Soon I would be reading Jack London's fiery revolutionary speeches, for delivering which he would have been imprisoned today. Going to work I read Goethe, Heine, Schiller in the original, and when I descended the long flight of stairs at the Manhattan end of the Brooklyn Bridge there on the sidewalk were piled up the latest issues of Simplicissimus, Jugend and Der Querschnitt, along with the German newspapers. The works of artists such as Nolde, Lovis Corinth, Edvard Munch, James Ensor, Erans Masereel were familiar to me as they were to Grosz, through reproductions. The etching by Anders Zorn of the famous actress, Tilla Durieux, hung on my wall opposite one of Strindberg. Nietzeche and Dostoyevsky had appeared on my horizon. Kropotkin too, and the great Russian dramatists, among them the beloved Maxim Gorky. Superficially it was the era of "Wine, Woman, and Song"; underneath there was turmoil and ferment. Emma Goldman, Eugene V. Debs, Elizabeth Gurley Flynn, Jim Larkin, these were headline figures. Soon would come Dada, followed by Baba and Caca, by Diaghilev, Nijinsky, Cocteau, and other blazing comets.

Perhaps I do not have these names and events in strict chronological order. What matter? They were all there, if not on the scene then behind the scenes. Their presence was disturbing and arresting. Though toilets were now largely indoors instead of in the backyard, though gas light had replaced the kerosene lamp and one might wash in a porcelain tub instead of a tin washtub, though the streets were beginning to be paved and the horse-drawn trams were being discarded, the new century had not yet fully made itself felt. In many ways we were still living in the nineteenth century. We believed in Progress, Advancement, Enlightenment. One could still drink Rhine wines, Moselle, and Claret along with the choicest liqueurs, and if I remember right, the free lunch counters were still serving more delicious, palatable food than one can get today in an ordinary restaurant. At the same time we were getting stronger and stronger doses of Freud, Krafft-Ebing, Oriental philosophy, New Thought, Christian Science, and other intellectual and spiritual hors d'oeuvre. The publisher Knopf was already beginning to serve us much-needed translations of Europe's famous writers. The Haldeman-Julius chap books - at five cents apiece, was it? - were making the masses aware of good literature. John Cowper Powys was bringing culture to America through lectures in every town and hamlet of America, often for as little as ten cents a lecture.

Campionare i fumetti: Samplerman comics by Yvang

"Yvan Guillo, aka Yvang, è un fumettista francese nato nel 1971. Ha cominciato pubblicando fumetti in varie fanzine fin dai primi anni ...