venerdì 6 maggio 2011

La calligrafia islamica. Dalla calligrafia ai graffiti IV parte


Possiamo così dividere le tipologie più comuni di calligrafia nel mondo islamico orientale:

  1. Ta’liq: lettere isolate e parole vengono unite con tratti e legamenti inseriti negli “svolazzi” calligrafici.
  2. Thulût: scrittura creata con una precisa regola matematica: le lettere piccole devono essere un terzo di quelle grandi.
  3. Diwani: corsivo barocco senza punti diacritici né vocalizzazione. È da questo stile che si sviluppa la Ţughrâ, firma del sultano ottomano che data l’elaborazione a forma di cerchio diverrà vero e proprio sigillo.
  4. Riqa’: deriva dal naskhî e dallo thulûth, curve accentuate e legature molto articolate.
  5. Cufico: scrittura geometrica schematica adatta per le iscrizioni su monumenti.
  6. Muhaqqaq: simile al cubico ma meno angolare, con il passare del tempo le lettere si sono arrotondate sempre di più quasi a diventare circonferenze precise.
  7. Naskhî: usato nelle stampe, col tempo è diventato l’attuale corsivo arabo.
  8. Nasta’liq: nasce dall’unione di naskhî e ta’liq, tratto leggero e curve arrotondate, è molto usato in poesia.

Il mondo islamico occidentale, oltre ad accettare le tipologie appena descritte, crea altri stili quali:

  1. Maghribî: curve molto slanciate, caratteristica è che i tratti alti terminano con un gancio curvo a sinistra, le finali sono spuntate e i tratti bassi affusolati.
  2. Andalusi: corsivo semplice apparentemente disordinato.

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