Possiamo così dividere le tipologie più comuni di calligrafia nel mondo islamico orientale:
- Ta’liq: lettere isolate e parole vengono unite con tratti e legamenti inseriti negli “svolazzi” calligrafici.
- Thulût: scrittura creata con una precisa regola matematica: le lettere piccole devono essere un terzo di quelle grandi.
- Diwani: corsivo barocco senza punti diacritici né vocalizzazione. È da questo stile che si sviluppa la Ţughrâ, firma del sultano ottomano che data l’elaborazione a forma di cerchio diverrà vero e proprio sigillo.
- Riqa’: deriva dal naskhî e dallo thulûth, curve accentuate e legature molto articolate.
- Cufico: scrittura geometrica schematica adatta per le iscrizioni su monumenti.
- Muhaqqaq: simile al cubico ma meno angolare, con il passare del tempo le lettere si sono arrotondate sempre di più quasi a diventare circonferenze precise.
- Naskhî: usato nelle stampe, col tempo è diventato l’attuale corsivo arabo.
- Nasta’liq: nasce dall’unione di naskhî e ta’liq, tratto leggero e curve arrotondate, è molto usato in poesia.
Il mondo islamico occidentale, oltre ad accettare le tipologie appena descritte, crea altri stili quali:
- Maghribî: curve molto slanciate, caratteristica è che i tratti alti terminano con un gancio curvo a sinistra, le finali sono spuntate e i tratti bassi affusolati.
- Andalusi: corsivo semplice apparentemente disordinato.
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