La sperimentazione è al primo posto, come anche il riconoscimento delle qualità dei materiali e della loro modificabilità.
Nel 1928 Albers diventa titolare dell’intero corso prliminare: il vorkus raggiunge la sua maturità. I suoi metodi pedagogici si fondono su “esercizi sulla materia e sui materiali”(1). Mentre i primi ricordano gli assemblaggi di materiali di Itten, i secondi sono il contributo più originale di Albers alla pedagogia del Bauhaus: la trasmissione del sapere attraverso l’esperienza diretta sulle proprietà dei materiali, quali stabilità, elasticità, portata, resistenza alla trazione, ecc.
“L’esperienza, non la conoscenza è la parola d’ordine al Bauhaus”(2).
Albers dà una grande importanza anche all’“economia”: nel senso di risparmio tanto nell’impiego del materiale quanto nel lavoro, con una limitazione nell’uso degli utensili e nelle possibilità del loro impiego. L’economia diventa un momento importante dell’insegnamento in quanto “in mancanza di un insegnamento, di un metodo, di un utensile, siamo costretti a riflettere con la nostra testa e a lavorare i materiali in modo indipendente”(3).
La preoccupazione per l’economia è dovuta sicuramente anche al momento di difficoltà finanziare che la scuola stava attraversando in questo periodo con un budget molto ridotto(4), ma il motto “nessuno spreco” diventa, a prescindere, un punto chiave del suo insegnamento: ottenere il massimo effetto dal minimo costo. Diversi anni più tardi Albers riutilizzerà questa formula anche in America: “do less to get more”(5).
“L’economia conduce a sottolineare la leggerezza. Il volume viene supertao in efficacia dalla superficie. Aumenta sempre più l’interesse per la costruzione grafica. Il massimo interesse è risvegliato dall’accentuazione di punti o da collegamenti di punti. Un ulteriore aumento di interesse viene raggiunto quando gli elementi matematici entrano in gioco negativamente come vuoti o come relazioni tra misure. L’attivazione degli elementi negativi è forse l’unico momento interamente nuovo, probabilmente il più importante delle attuali intenzioni formali”(6).
Questo vuol dire che alle volte è forse più rilevante ciò che “manca” rispetto a ciò che c’è: l’uso del negativo approda a delle ricerche sulla psicologia della forma e sull’illusione ottica. Mentre Itten aveva preso coscienza, a Vienna, del valore dell’“automatismo creativo”, e se ne era servito, usando anche il caso come mezzo di lavoro; per Albers: “quando in una determinata forma qualcosa rimane inutilizzato, il calcolo non torna; ciò significa che nel lavoro è intervenuto il caso, che è qualcosa di ingiustificato e di ingiustificabile, oltre che privo di intelligenza poiché deriva per lo più dall’abitudine”(7).
1 J. ALBERS, in Bauhaus 1919-1928, catalogo della mostra, The Museum of Modern Art, New York, 1938; in M. DE MICHELIS , (a cura di), Bauhaus 1919-1933, catalogo della mostra. Milano, Foro Bonaparte, Fonadazione Mazzotta, 1966. p. 188
2 B. Bergdoll, L. Dickerman (a cura di), Bauhaus 1919-1933: workshop for modernity, The museum of modern art, New York, 2009. p.17
3 Ibidem
4 H. M. WINGLER, Il Bauhaus. Weimar Dessau Berlino 1919- 1933, (1962), trad. it., Feltrinelli, Milano 1972. pp. 31-37
5 J. ALBERS, in O. STELZER, in Bauhaus 1919-1969, catalogo della mostra, Musée National d’Art Moderne, Musée National d’Art Moderne de la ville de Paris, 1969. p. 36
6 J. ALBERS, L’insegnamento creativo, dal Sesto Congresso Internazionale di disegno, istruzione artistica e arte applicata, Praga, 1928; in H. M. WINGLER, Il Bauhaus. Weimar Dessau Berlino 1919- 1933, (1962), trad. it., Feltrinelli, Milano 1972. p. 245
7 Ibidem
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