L'uso della prospettiva nella storia dell'arte ha rivestito talvolta un ruolo accademico e arido laddove la geometria andava a sostituire l'umano e il "graziosamente perfetto" rimpiazzava il dramma (nel senso greco di "movimento") dell'uomo, rinchiudendolo in una visione frontale imposta da un occhio sterile.
Paolo Uccello nel suo Diluvio universale usa invece la prospettiva per organizzare lo spazio secondo il senso stesso che vuole esprimere. L'arca, curiosamente e misteriosamente presente sia a destra che a sinistra, disegna una spazialità che lascia correre lo sguardo sicuro, fino a quella tempesta che irrompe sulla linea dell'orizzonte. In questo corridoio centrale così immaginato da Uccello, si trova l'uomo, gli uomini, persi, disorientati certo, ma protetti e accolti dall'arca, della quale non si capisce la struttura, non si scorge l'ingresso, e che sembra impenetrabile, ma che salva dal caos, dallo smarrimento e dalla morte. Uccello offre a Noé una prospettiva centrale e un rifugio spaziale, così come Dio non gli diede delle leggi morali da osservare, ma un luogo dove mettere in salvo sé e gli altri.
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