venerdì 23 ottobre 2015

Amalfi e Atrani


Amalfi fu la prima delle repubbliche marinare, si arricchì per tre secoli, fino al XIV, quando fu distrutta e ridimensionata da maremoti e saccheggi. Atrani era la città dei suoi nobili, unica fra i paesi della costiera a godere di indipendenza e del rango, appunto, di "città".
Amalfi è fatta così: fra due montagne che si gettano nel mare, c'è un piccolissimo fiordo, un fiume che è stato ricoperto dalla città. Qui, nella valle, si trovano la piazza del duomo e il corso principale; il resto della città è abbarbicato sulle due montagne. Le prime similitudini sono queste: dal mare sembra una favela di Rio de Janeiro, mentre da dentro sembra una qasba araba.
I vicoli di Amalfi sono ad un livello di complessità che non si trova altrove. Salendo dalla piazza alla fine dell'agglomerato, è più il tempo passato in gallerie e portici che il tempo in cui si riesce a vedere il cielo. Scale che si biforcano, aperture improvvise nelle volte, bivi che ti portano nel cortile di una casa; addirittura, un vicolo che passa sotto la cattedrale! Il più largo di questi concede di passare a mala pena a tre persone una di fianco all'altra.



Atrani, a dieci minuti di cammino, si trova in un piccolo golfo.
Atrani è più piccola, ma più pittoresca. La strada della costiera amalfitana (l'unica carrabile) prima la abbraccia, poi se ne distacca con un bellissimo ponte, e poi torna ad abbracciare la Collegiata di S. Maria Maddalena, a picco sul mare. Anche qui, la piazzetta è una, ed i vicoli sono ugualmente complessi. Fa impressione guardare in alto e notare, su una parete a picco di almeno 150 metri, una chiesa bianca, antica e spoglia. E' il santuario di S. Maria del Bando.
Queste città danno una serie di impressioni, forse non studiate (ma, in fondo, cosa importa?): la sensazione di trovare una piazza alla fine di un cunicolo, l'indecisione perpetua ad ogni bivio, la curiosità di voler entrare in ogni accesso possibile, la presenza fissa del mare, sempre incorniciato da qualcosa.




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