mercoledì 30 novembre 2011

La Maison est en carton à Montreuil





L’équipe de La maison sera au 27ème salon du livre et de la presse jeunesse de Montreuil, stand est en D6 à l’étage.
De nombreux auteurs/illustrateurs présents pour dédicacer leurs nouveautés !

Mercredi 30 novembre
16-17h Magali Le Huche

Vendredi 1er décembre
15-17h Sylvain Victor
17-19h Carole Chaix
20-21h Benjamin Chaud

Samedi 3 décembre
10-12h Franck Prévot
10-11h Cécile Gambini
11-13h Sylvain Victor
14-16h Thomas Scotto
14-16h Carole Chaix
16h30-18h30 Mathis

Dimanche 4 décembre
10-11h Magali Le Huche
10-11h Cécile Gambini
11-13h Claire Franek
11-13h Frédérique Bertrand
11-13h Thierry Murat
13-15h Carole Chaix
14-16h Delphine Jacquot
16-18h Mathis
16-18h Thomas Scotto

Lundi 5 décembre
9h30 - Carole Chaix
10-12h Frédérique Bertrand
10-11h Franck Prévot
11-13h Vincent Mathy
13-14h Thomas Scotto
13-15h Delphine Jacquot
14-16h Martin Jarrie
15h30- 17h Carole Chaix
16-17h Cécile Gambini


21st Century Oasis | Sou Fujimoto’s winning entry to design an urban oasis in Taiwan




images courtesy TTIC | click to enlarge
Last week I tweeted about Sou Fujimoto winning a competition to design an urban oasis in Taiwan. While the video in the link was astounding, it didn’t quite do justice to Fujimoto’s bold and daring proposal. But images have now surfaced and are quite telling of why I was blown away.
At an estimated cost of about 1 billion USD, “21st Century Oasis,” the winning entry in the Taiwan Tower International Competition, is on track to land itself in the top 10 most expensive buildings ever built. Inspired by the trunk of the Taiwanese banyan tree, the ornate structural system will encompass a museum and exhibition spaces, as well as support a green rooftop floating 300 meters above the city.
Sou Fujimoto is no stranger to extravagant design. But in this case he seems to have gone above and beyond what I would have expected. With the rest of the global economy stalling, it’s a project that probably only can get green-lighted in China (but only in Taiwan would a Japanese architect be able to have his name on it).
Some examples of the different lighting schemes the broad facade can provide.

martedì 29 novembre 2011

DIY: Origami Cube Lights



Paper cube lights
Every year when Thanksgiving weekend (in the U.S.) rolls around, I start seeing all the holiday decor come out and I start plotting my Holiday DIY project. I’ve gone through the usual projects like the garland, wreath and candles and this year I found this project over on Wit & Whistle. It’s perfect for re-purposing the string LED lights have I have been getting bored of after putting them up the same way for a few years now.
It’s pretty simple to create; it was one of the first origami creations that I learned to make as a little girl - actually considered to be a origami balloon.
Materials:String of lights (I would recommend using LED lights to avoid creating any fire hazards)
Square pieces of paper (in your choice of color, about 8.5″ x 8.5″)
Instructions:
1. Fold the squares as follows to make paper cubes - click image to enlarge
Paper Cube Instructionsclick to enlarge
You might have to tug lightly and help shape the cube while you inflate the cube.
2. When you are done folding enough paper cubes, poke each light into the paper cube. It should be pretty easy to poke through the hole seen on #16 of the instructions.
That’s it! You can also use colored LED lights or colored paper to add some color to your project. Although I do like them in the natural white and I can see getting some use out of them on my patio during the summer! Happy decorating!

Ipse Dixit: André Gide


On appelle joie cet état de l'être qui n'a besoin de rien pour se sentir heureux


André Gide –
Divers (Gallimard)

lunedì 21 novembre 2011

HUNGER (from The GreaTheachers)


(Irlanda, 2008) di Steve McQueen, con Michael Fassbender


Un secondino del carcere di Long Kesh si lava le mani. Esce, prima di salire sull’auto controlla che qualcuno non abbia messo un ordigno. Sempre la stessa storia, tutti i giorni. Si lava le mani, esce, torna a casa. La mattina, al lavoro, si lava le mani. Ora nel cortile, dove i prigionieri consumano la loro ora d’aria, fuma, sotto la neve. Ha picchiato ancora. E si lava le mani. La sua storia non è molto diversa da quella di tanti altri secondini che nelle carceri del Nord Irlanda, e in particolare nel Maze del carcere di Long Kesh, ogni giorni si lavano le mani e se ne ritornano alle loro case. E anche oggi hanno picchiato uno dei 2.357 prigionieri politici arrestati tra il 1971 e il 1981.
Ritorno a casa; in auto alla radio la voce raf-ferma della Thatcher pronuncia crudeli sentenze: “Non c’è stato di prigioniero politico per questi criminali”; si riferisce agli ultimi arresti di giovani che sono entrati nelle fila dell’I.R.A. in seguito ai massacri, attentati, violenze continue e ingiustizie che il governo inglese continua a perpetrare contro la popolazione irlandese, e cattolica, del nord Irlanda. Ma è il solo cenno di politica che troviamo in questo resoconto cinematografico che parla, innanzitutto di Uomini.


Davey Gillen è appena stato portato a Long Kesh, denudato, picchiato, umiliato per aver detto “non vestirò questa divisa come un criminale; chiedo di poter portare i miei vestiti”. Gli danno una coperta e viene scaraventato nella fredda e sudicia cella, dalle pareti spalmate di escrementi, che dividerà con Fancy Quinn per i prossimi sei anni. La prima fase di protesta che i prigionieri politici irlandesi sostennero nelle carceri di Long Kesh venne chiamata la “Wash protest”, poi “Blanket protest”, la protesta delle coperte poiché questo era l’unica concessione che veniva rilasciata a chi si rifiutava di vestire l’uniforme del criminale per aver invece lottato per la propria dignità.
E arrivano puntuali le ripercussioni di tale protesta; ogni volta che il secondino si avventa sui loro corpi scarni per lavarli, per tagliargli barba, capelli e pelle, è una carneficina: ma a questi secondini non interessa, questi non sono nemmeno uomini per loro e se ne stanno tranquillamente a parlare e a raccontarsi le barzellette.
Ed ecco Bobby. Il film di McQueen ci riporta in maniera quasi documentaristica la maturazione della scelta estrema di Bobby Sands di arrivare allo sciopero della fame per vedersi riconoscere lo stato di essere umano, per riconoscere un valore alla sua vita.
In carcere difficilmente si riesce a comunicare con gli altri prigionieri e il momento della messa settimanale è per loro l’unico contatto, l’unica possibilità di rapporti umani, in cui scambiarsi notizie, biglietti, lettere da casa. E su un biglietto che arriva a Bobby, e che riesce a portare in cella da leggere, incastrato tra i denti, si legge la parola “negoziazione”. Anche se dall’esterno possono arrivare segni e inviti a scendere a compromessi con l’autorità inglese per chi vive dentro al blocco H non c’è pace. All’ennesimo rifiuto di indossare vestiti imposti dalle autorità e di starsene in comode celle di un carcere di massima sicurezza per assassini e stupratori, viene chiamato a intervenire l’esercito, in versione anti-sommossa. E mentre i prigionieri si sostengono urlando dalle proprie celle slogan in gaelico e inni all’Irish Republican Army, questi giovani vengono prelevati a forza dai soldati; picchiati a suon di manganelli, torturai e sottoposti a controlli umilianti e disumani, ferite indelebili sui loro corpi e nelle loro anime.
Solo un giovane soldato piange per loro.
La violenza sembra non avere fine mai, quando l’uomo smette di vedere l’altro, davanti a sé, come uomo; e la violenza non produce altro che altra, ancor più dilaniante violenza.
Il secondino si lava le mani, va a casa e si prepara a far visita alla madre all’ospizio. Arriva con fiori davanti alla madre catatonica; ci sembra quasi umano, per un momento. Ma subito la violenza entra con irruenza anche in questa parvenza di normalità e il secondino viene “giustiziato” da due uomini con un colpo alla testa. La violenza non genera che violenza.
Dopo questi episodi Bobby arriva alla decisione più radicale della sua vita; più radicale della lotta armata, più incomprensibile che il farsi giustizia. E la spiega, in un lungo colloquio a Padre Dom, confessore ed amico. Bobby ha deciso che dal 1 marzo (1981) cominceranno tutti, pian piano, lo sciopero della fame. “E’ l’unica cosa da fare adesso”. Ma il dubbio che gli pone il parroco è esistenziale: non è forse un suicidio quello che sta cercando? E Bobby, molto saldamente risponde che “quello che tutti considerano un suicidio, è un omicidio”.
La registrazione degli ultimi giorni della vita di questo giovane sono strazianti e liberatori; ha fatto una scelta e porta il suo compito fino in fondo; quello che le circostanze richiedono in questo momento è questo e lui lo porta avanti senza paura.
Così scrive Bobby Sands nel suo diario, che deve assolutamente essere letto per la comprensione e la riuscita del film:
“1° marzo 1981, domenica
Sto qui, sulla soglia di un altro mondo palpitante. Possa Dio avere pietà della mia anima. Sono pieno di tristezza perché so di aver spezzato il cuore della mia povera madre e perché la mia famiglia è stata colpita da un’angoscia insopportabile. Ma ho considerato tutte le possibilità e ho cercato con tutti i mezzi di evitare ciò che è divenuto inevitabile: io e i miei compagni vi siamo stati costretti da quattro anni e mezzo di vera e propria barbarie.
Sono un prigioniero politico. Sono un prigioniero politico perché sono l’effetto di una guerra perenne che il popolo irlandese oppresso combatte contro un regime straniero, schiacciante, non voluto, che rifiuta di andarsene dalla nostra terra…”
Bobby Sands muore: è il 5 maggio 1981.


Un amico irlandese mi ha consigliato questo film né per shockare né per scandalizzare, ma perché uno dei pochi film che abbiano mostrato la crudeltà e l’umanità di questi fatti.
Il regista registra i fatti, non lascia spazio al sentimentalismo e all’interpretazione; Micheal Fassbender straordinario. Peccato che, come al solito, questi bei film non siano distribuiti in Italia; il film esiste solo in lingua originale e importato da UK


Filmografia utile sulla questione irlandese (vera):
- THE WIND THAT SHAKES THE BARLEY (2006) di K.Loach
- BLOODY SUNDAY (2002) di P.Greengrass
- SUNDAY(2002) di J.McGovern , regia di C.McDougall
- MICHEAL COLLINS (1996) di N.Jordan
- NEL NOME DEL PADRE (1993) di J.Sheridan
- UNA SCELTA D’AMORE (Some mother’s son) (1996) di T.George




domenica 20 novembre 2011

La Bottega del Natale: un piccolo, immenso gesto di pace




La Bottega del Natale è un negozio di oggettistica natalizia, complementi d’arredo, quadri, mobili, libri, lampade e mille piccole e grandi idee regalo di assoluta novità che viene allestito da oltre trent’anni a Reggio Emilia a sostegno dei progetti delle ONLUS I Sant'Innocenti http://www.isantinnocenti.it/info/.

La Bottega, ogni anno, è iniziativa comune di chi fa la commessa, di chi espone le proprie opere, di chi ricama, di chi mette a frutto i propri hobbies, perfino di chi mette a disposizione i locali e, naturalmente, di chi acquista.Sono diversi modi di inserire nella storia il gratuito dono di sé affinchè si dia inizio a una diversa modalità di vivere come parte di un’unica umanità. E’ l’augurio alto che già realizza la giustizia, l’unità e la pace.


Inaugurazione il 18 novembre 2011 ore 16.00, vicolo Trivelli, 4/a – Regio Emilia

Morale



lunedì 14 novembre 2011

Ai WeiWei et le peuple

Les soutiens de l'artiste contestataire Ai Weiwei lui ont donné, lundi, un total de 5,29 millions de yuans (607 500 euros), soit plus du tiers de ce que lui réclame le fisc chinois, a-t-on appris auprès de M. Ai et de son entourage. En début d'après-midi lundi, le nombre de donateurs avait atteint 18 829, a déclaré une de ses collaboratrices, Liu Yanping. "Tous les matins nous ramassons de l'argent jeté dans notre cour. Parfois [les billets] sont pliés en forme d'avions ou de bateaux, a détaillé pour sa part Ai Weiwei, contacté en fin de matinée. Le bureau de poste vient de me dire que j'avais 776 transferts d'argent à encaisser."
La mère de l'artiste a pour sa part offert de vendre la maison laissée à la famille par son mari le défunt poète Ai Qing, un compagnon de route du Parti communiste plusieurs fois persécuté durant sa vie, y compris à l'époque maoïste. Hu Jia, l'un des dissidents chinois les plus en vue, qui vient de sortir de prison cette année, a déclaré sur Twitter avoir donné 1 000 yuans à Ai Weiwei en signe de "gratitude et de respect pour ce qu'il a fait".


FRAUDE FISCALE

Le quotidien officiel Global Times estime lundi dans un éditorial qu'Ai Weiwei pourrait être accusé de "collecter des fonds illégalement" en acceptant des soutiens financiers pour payer les 15 millions de yuans (1,7 million d'euros) que le fisc lui réclame d'ici au 15 novembre. L'artiste touche-à-tout et dissident, qui ne ménage pas ses critiques contre le Parti communiste chinois, avait annoncé la semaine dernière à l'AFP avoir reçu une mise en demeure de régler au fisc cet impôt "inique", selon lui destiné à le "briser".

Agé de 54 ans, Ai Weiwei a exposé cette année à la Tate Modern de Londres. En avril, il avait été arrêté alors qu'il s'apprêtait à quitter la Chine et détenu pendant près de trois mois par les autorités, ce qui avait soulevé une vague d'indignation dans le monde. Il nie aujourd'hui toute fraude fiscale et assure que les autorités tentent par cette accusation de le réduire au silence. Le mois dernier, Ai Weiwei a été nommé personnalité artistique la plus influente dans le monde par le magazine britannique Art Review.


7 novembre 2011

venerdì 11 novembre 2011

Manifesto Gráfico


Sagaki Keita


New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
New Manic Doodles from Sagaki Keita illustration drawing art
Sagaki Keita (previously) has updated his website with no less than a dozen new works completed this year alone. Keita continues his method of using manically scribbled doodles to create mind-melting illustrations of classic Roman statues. That he could create a single one of these in a year would impress me, but twelve seems simply inhuman. The earlier post of Keita’s work was one of the most popular in this blog’s history, and I’m so glad to be able to share his work with you again.

La ciudad: miedo y deseo. No hay tierra sin dueño. Sammy Kafati

Art Contemporain aux Jardin des Plantes, Paris

Ipse dixit per tempi di rinnovamento


"Non si lavora più per dimostrare cosa sia l'uomo,ma si lavora per il successo pubblico. Non si cercano, attraverso il gioco politico, la verità e la grandezza dell'uomo; si cercano il potere e il mezzo di imporre la propria individualità, poiché non si sa fare risplendere la propria persona a servizio dell'uomo."

Emmanuel Mounier

giovedì 10 novembre 2011

Chi di noi due amerà davvero l'altro e non sé, scagli la prima parola dell'incontro, preludio all'amore.



(Le Maître et Marguerite est un roman de Mikhaïl Boulgakov écrit entre 1928 et 1940)

Julien Salaud: naturaleza muerta viva



Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
Julien Salaud: Stellar Animals thread taxidermy sculpture deer art animals
French artist Julien Salaud wraps acquired taxidermy deer in intricate shells of thread and nails creating these strikingly beautiful geometric webs. The ongoing series is titled Animaux stellaires (Stellar Animals), and you can follow along on his blog where he frequently posts updates and discoveries in his work.

domenica 6 novembre 2011

¿Que es la Litografía?

La litografía es un procedimiento de impresión creado en el año 1796, hoy casi en desuso salvo para la obtención y duplicación de obras artísticas. Su creador fue el alemán Aloys Senefelder (1771 - 1834). Etimológicamente la palabra litografía viene de los términos griegos lithos piedra y graphe dibujo

Media-ICT by Cloud 9 Architects wins World Building of the Year 2011


Dezeen_Media-ICT by Cloud9
The Media-ICT office building by Cloud 9 Architects has won the World Building of the Year 2011 at the World Architecture Festival in Barcelona.
You can see more information on the winning design here and our previous stories on the World Architecture Festival here, including announcements of all of the category winners.
via DEZEEN

Saluti da Mayong. Tasso in Indonesia



Ciao amici
sono arrivato a Mayong, il paesino dove restero’ per i miei prossimi 6 mesi......

Sono nella regione di Jepara in provincia di Semarang, nell’isola di Java centrale!! Qui l’atmosfera e’ davvero particolare! Essendo un paesino gia’ in molti sanno chi sono e per strada mi salutano chiamandomi per nome. E’ un paesino rurale e dietro casa c’e’ una distesa di risaie. La zona di Jepara e’ famosa per gli intagliatori del legno, e percio’ per strada e’ pieno di soggetti che con martello e una serie di scalpelli decorano assi di legno per porte, finestre e mobili......
Poi la zona e’ famosa per la produzione di mattoni e tegole (non so se sia italiano, intendo quei “mattoni” piatti e undulati che costituiscono il tetto)...... vedere la produzione di mattoni e tegole e stato davvero affascinante!!! Cerchero’ di essere breve.....Allora prendono della terra umida e la buttano in una macchina dove c’e’ un tipo che come se pigiasse l’uva (per fare il nostro adorato vino) pigia terra coi piedi, sotto di lui ci son 2 rulli che raffinano la terra e esce un grosso blocco di argilla; con quest’ultima poi ne prendono un pezzo e la mettono in una pressa per far le tegole, le seccano al sole (in questa zona ci sono tegole ovunque!!!) e poi le cuociono in un forno che crea un enorme collonna di fumo nero....... gia’.... qui l’inquinamento e’ di casa... senza inquinamento non so se sarebbero contenti....
Vi allego una foto per rendere meglio l’idea!


Casa mia e’ particolare... innanzitutto anche nella vita indonesiana sono destinato a non avere piu’ famiglia tradizionale...... o meglio la mia famiglia vive in citta’ e non c’e’ mai... percio’ son figlio del quartiere.......
Ho un’ampia camera con entrata indipendente, difronte la scuola e cio’ non credo sia il massimo per la mia privacy...... poi ho una porta sul retro che da alla “cucina” dei vicini... una tettoia con 2 fornelli da campo, e poco piu’ in la c’e’ il bagno sempre in comune coi vicini.... sono io gia’ completamente vestito alla indonesiana e ben ambientato nelle tradizioni locali, il bagno e’ colorato quanto essenziale..... il water e la turka. Difronte c’e’ una grande vasca (come nella piu’ classica tradizione indonesiana) che funge da: sciacquone, lavandino e doccia; e tutte queste operazioni si svolgono con un mestolo rosa . Ci si bagna, insapona, e poi ti sciacqui gettandoti acqua addosso....... non male ma non so’ quanto tutto cio’ mi aiuti nel farmi piu’ doccie......

Mangio da altri vicini, dove c’e’ la nuova mamma, una grossa signora che non parla inglese. é molto contenta perche’ sono di bocca buona, al contrario di Paul il mio nuovo “fratello bianco” (un tedesco che insegna nella mia stessa scuola) il quale non mangia molto oltre ad essere vegetariano, abitudine difficilmente comprensibile per la gente del luogo.....

La cucina direi che ha dei livelli igienici molto poco tollerabili anche per il vecchio Tasso, che si sa non si formalizza, ma in questo caso sto veramente facendo uno sforzo per non guardare, non pensare e mangiare con un sorriso leggero....... e dire spesso “saya Suka Suka” ( mi piace mi piace... ) I gatti di strada si litigano,tra i nostri piedi, i nostri avanzi, il riso scotto in bianco abbonda, e le formiche mangiano abitualmente a tavola con noi.... oltre che vivere in dispensa o in altri confortevoli angoli della cucina!!!!
Vi faro’ vedere una foto della dispensa con i piatti buoni e le cose che non si usano tutti i giorni..... sono accatastai in un angolo con decimetri e decimetri di polvere..... Non pensavo che nella mia nuova casa facessero anche la raccolta differenziata..... le bottiglie di vetro e plastica si rivendono o si riusano, l’organico si getta a terra per qualche gatto che passa di li e l’indifferenziato si raccoglie per poi buttarlo dietro casa e fare un allegro falo’ con tutta la monnezza del vicinato........ non male!!!! Ah dimenticavo spesso i polli ruspanti della zona (nonche’ il nostro cibo) usano andare a
cercarsi qualche rimasuglio di cibo nelle cataste di rifiuti.....

Il nuovo babbo invece e’ un tipino basso basso e muscoloso molto sorridente che anch’esso non parla inglese ma e’ molto gentile mi ha regalato quella tipica gonna maschile che indosso nella foto ed e’ molto disponibile!!! La cosa figa e’ che e’ il guardiano della scuola percio’ ora (domenica) sono solo a scuola che uso internet.......Ho anche 2 sorelline di 12 e 14 anni che neanche loro parlano inglese se non qualche parola base....... percio’ volente o nolente son costretto a imparare l’indonesiano..... peccato che la nuova mamma non mi aiuti molto in questo, in quanto pretende che alcune cose come “grazie” le dica nel dialetto di Java....... “ora: gia’ fasso fadiga a parlar indonesian, figurite el diaeto dea zona......”


Pero’ il tutto e’ realmente assurdo e divertente!!! La scuola e molto grande: e’ un professionale ben attrezzato, dove insegnano meccanica (con l’officina di macchine e moto) eletronica (col laboratorio), gli informatici (col laboratorio) sarteria (con un laboratorio con una 40 macchine da cucire come quelle delle nostre nonne a pedale, bellissimo!!!), “parruchieria” (con il salone per sciampi, taglio, e quant’altro... oltre che una serie di manichini con le parrucche per esercitarsi) poi ci sono le estetiste senza un vero laboratorio, i religiosi con la loro moschea e in fine i cuochi, o meglio le cuoche, con una cucina in costruzione...... La scuola sembra proprio bene!! Comunque domani alle 7 inizio, faro’ un giro di perlustrazione e conoscero’ colleghi allunni e quant’altro....... Insomma qui si inizia alla grande!! Mi sto ancora ambientando ma pian piano credo mi trovero’ a casa..... Intanto vi saluto e mantenetemi aggiornati sui casini italiani dal governo sorretto dai radicali agl’indignados che assaltano roma....

Baci grandi a todos ci sentiamo presto


venerdì 4 novembre 2011

Non si fa che consumare il segno.



Bisogna dire qualche parola, dopo che degli "integralisti cristiani" hanno interrotto con violenza lo spettacolo "Sul concetto di volto nel Figlio di Dio" di Romeo Castellucci, presentato al Festival d'Avignone e negli ultimi giorni al Théâtre de la ville di Parigi. Mi dispiace di aver poco tempo, e di non poter raccontare tutti i fatti, o fare una buona critica dello spettacolo. Spero che voi abbiate il tempo di farlo, di rendervi conto che si tratta di un'urgenza di significato, grave e violenta.


Sotto lo sguardo di quel bellissimo Gesù dipinto da Antonello da Messina sono successe due violenze, sintomi di una malattia grave.

Non di altri, non della società, ma nostra. Mia e tua.


La prima violenza é lo spettacolo stesso. Il teatro fin dalle sue origini ha voluto essere il mezzo che il popolo usa per fermarsi e riflettere sull'unica cosa comune a tutti gli uomini, la realtà. Con Castellucci diventa solo il luogo di "spettacolarità". Si piscia su quel volto cosi' umano di Gesù, si mostra come un animale un vecchio che non ha più il dono di avere coscienza del suo corpo, si fa esibizione di un figlio che non é più capace d'amore.


La seconda violenza é data dalla reazione di quei bigotti sedicenti "cristiani" che si sono battuti, pavoneggiati e indignati per un cristo che é solo il mezzo del potere occidentale, quello che protegge mafiosi e che fa sentire bene i politici quando alla domenica vanno a messa, il cristo di una religione di stato, per gente "bene", per bravi cristiani, senza amore ne pasione per la realtà.


No di quel cristo li, a noi, non interessa nulla.


Ma ci interessa difendere quello sguardo. Lo sguardo del Cristo che camminava per le strade di Palestina, lo sguardo di quell'uomo che dava un senso alla realtà. Ecco il problema. Proprio noi, i cristianoni occidentali, i "sicuramente salvati" cerchiamo di convincerci che tutto é realtivo, che non esiste un valore per cui vale la pena vivere. Non vogliamo più saperne di un Cristo vivo, ma quello morto duemila anni fa andiamo a difenderlo davanti a tutte le televisioni francesi e internazionali. Perché quel cristino li, ci fa vivere comodi e che nessuno ce lo tocchi. Che schifo.

Cerchiamo di vivere senza porci la domanda sul senso, quella domanda incessante che quel Cristo vivo faceva ai suoi amici.


Per chi ha la grazia di avere un cuore semplice, questo spettacolo e il suo pubblico indignato devono sembrare un incubo, uno stupro. Per chi puo' ancora guardare la realtà, con quello stesso sguardo del giovane palestinese, sa che le cose hanno un valore, latente, nascosto ma presente. Ogni cosa é un segno, una realtà particolare e limitata, ma é attraverso esso che si intuisce la verità delle cose. Un bacio é segno di amore, un sacrificio é segno di amore, un'azione sociale é segno di amore.

Per l'applauditissimo Castellucci la storia umana di un giovane crocifisso per aver portato un'umanità nuova, non significa più nulla. Ci si puo' pisciare sopra. Per noi, bigotti e indignati, cattolicissimi e morti, non importa se ieri una signora che ha perso il lavoro e che vive su un marciapiede con suo marito ha partorito in strada un bambino morto. Non é segno di nulla, é solo un bimbo morto. A noi interessa di più andare a difendere la "cristianità" nel teatro più borghese della capitale. La cristianità....

martedì 1 novembre 2011

TORINO PALERMO AL FEMMINILE





TOGACI PRESENTA 

TORINO PALERMO AL FEMMINILE 

DI 
ROSANNA CERUTTI E KINDIA (PITTURA)
Dall’11 al 24 Novembre

PROGETTO COMUNICATIVO DI 
EMANUELA CINA'

PERFORMANCE 
 
DI 
Edgard Lombardi  E DI Giovanni Filangieri 



L’Hula Hoop Club si accende di glamour e di una sempre più forte identità femminile. Un universo fatto di contenuti che attraverso lo studio della forma diventano teatro che in maniera pirandelliana smaschera l’apparenza.  Protagoniste l’artista palermitana Kindia e la torinese Rosanna Cerutti; in comune la riproposizione di un femminile sensuale ma delicato, di altri tempi. Kindia alias Rossana Onorato, abbina la perfezione degli studi sulla forma a un desiderio di dialogo interiore col proprio io, togliendo alle sue donne la maschera dell’apparenza e ricoprendole dei variegati colori dell’anima. Di recente dopo aver partecipato a varie collettive, e alcune personali,  ha rafforzato la sua idea di apertura a nuovi spazi mentali per volare oltre l’ambiente artistico siciliano.  Milano per la Castelly Gallery e ora il felice incontro con Rosanna Cerutti nell’ atmosfera romana. Rosanna Cerutti nata in Piemonte  abbina felicemente le conoscenze sviluppate  negli studi nel campo della moda,( apparenza,  perfezione, stile) a un forte richiamo caricaturale. Le sue donne altrettanto eleganti e glamour sono chiaramente la maschera di se stesse e la marcatura dei tratti tutt’altro che perfetti e lineari, funziona da rafforzativo di tale concetto

"PRINCE ET PRINCESSE" by Michel Ocelot



Pour la première fois sur scène découvrez le spectacle adapté des contes de « Princes et princesses » de Michel Ocelot. Dans 4 merveilleux contes réunis dans un spectacle unique au monde vous rencontrerez des fées, des princes et des princesses, des cavaliers mais aussi des aigles et des voleurs ; vous voyagerez aux quatre coins du monde passant de l'Afrique au Japon. Adaptation & mise en scène Legrand Bemba-debert assistant Nicolas Boisdron.