venerdì 30 agosto 2013

Glossario DaSeyn A

APAX LEGOMENON: espressione unica del poeta, ma non mai più usata. 

Come ognuni uomo nella creazione.

martedì 27 agosto 2013

Torre de David, Caracas: il più grande edificio occupato al mondo

Un grattacielo di 45 piani nel centro di Caracas, in Venezuela, progettato per ospitare banche e uffici, è stato abbandonato negli anni e ora è occupato da migliaia di abitanti abusivi. È stato costruito negli anni Novanta dal finanziere David Brillembourg ed è soprannominato la Torre di David. Sul tetto c’è ancora un’elisuperficie, destinata a ai banchieri che se ne sarebbero andati dal lavoro usando il loro elicottero privato. La Torre di David doveva essere un simbolo del coraggio imprenditoriale della città ma ora è l’emblema della povertà e dell'abbandono che regnano a Caracas. Si tratta probabilmente del più grande edificio occupato al mondo.

Nel grattacielo vivono oltre 2.500 persone, che per ora hanno occupato soltanto i primi 28 piani. Mancano tutti i servizi elementari: molti piani non hanno le finestre, in alcuni mancano persino i muri, non c’è ascensore né aria condizionata. C’è odore di acqua stagnante ovunque e i bambini salgono le scale aiutandosi con la luce dei cellulari. I balconi non hanno i parapetti e qualche tempo fa una bambina di un anno è morta cadendo da un piano alto.

E' stato insignito del Leone d'oro della Biennale di Venezia come progetto architettonico più rappresentativo del tema "Common ground".

San Martino del Carso

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Di queste case

Non è rimasto

Che qualche

Brandello di muro

Di tanti

Che mi corrispondevano

Non è rimasto

Neppure tanto

Ma nel cuore

Nessuna croce manca

E’ il mio cuore

Il paese più straziato
  


Giuseppe Ungaretti


sabato 24 agosto 2013

La città, paura e desiderio: la Scarzuola

Gioco postmoderno della fantasia, bizzarria dell’architettura o cittadella, accortamente studiata e disegnata, impregnata di simbolismo? Progettata da Tomaso Buzzi (1900-1981), tra i maggiori architetti italiani del Novecento, seminascosta, protetta dal verde e dagli sguardi indiscreti. La Scarzuola, si configura attraverso un percorso che nasce dalle rovine e, per volontà dell’autore, non accenna mai a concludersi definitivamente, lasciando sempre spazio per nuovi innesti e intendimenti. Si è condotti in un viaggio interiore, conoscitivo, di cui vengono continuamente date, sotto forma di costruzioni apparentemente illogiche e paradossali, significative coordinate. Così, una volta entrati, se ne uscirà non solo suggestionati ma decisamente mutati, un po’come Polifilo, il protagonista dell’opera rinascimentale di Francesco Colonna che ha ispirato la costruzione di Buzzi, al termine dell’ onirico itinerario alla ricerca dell’amata Polia.
Visitiamola, dunque.

giovedì 22 agosto 2013

Renè Magritte, La reproduction interdite, 1937

Ci informano i critici che, nell'uomo allo specchio, il pittore belga dipinge "l'istante esemplare", quello in cui, non trovando corrispondenza in nessuno sguardo e "rifiutando il tradizionalismo nella rappresentazione del reale", si scontra con lo sgomento dell'uomo cui è vietato conoscersi. Giusta riflessione, senza dubbio, ma io, a esser sincera, avverto prima di tutto un incauto sorriso in quest'opera che, in fondo, solo rappresenta due "gemelli" colti alle spalle e separati da uno specchio.
La luce del quadro viene da fuori scena: è una luce adolescente quella che rischiara la borghese perfezione della nuca di Edward James, il poeta che amava il Messico. Però non si ferma a giocare con lui, solo gli restituisce l'ombra. E poi va a posarsi sull'altro Edward James, il "giovane senz'ombra" che conosce il piacere e la ribellione. Quest'atmosfera nitidissima ci mette in guardia dall'assurdo "che conduce alla molteplicità nella pura indifferenza", come dice Levinas. E ricorda molto Gogol, con gli occhi che brillano di eterna freschezza, il linguaggio scelto da Magritte per lasciarci un segno nell'universo enigmatico.
Il dipinto di Magritte ammette, con molta freschezza, un limite: l'impossibilità di rappresentare il volto tanto dell'uomo vecchio come dell'uomo nuovo che cova in noi fin dalla nascita. Un atto di umiltà. D'altra parte, a rappresentare l'uomo vecchio e il nuovo c'era già riuscito e molto bene il profeta Abacuc, anche se, bisogna ammetterlo, non è uno scrittore fra i più letti.
Il linguaggio di Magritte è ipermoderno, perchè ci fa scontrare con una sorpresa un po' banale. Ma ha il grande merito di non porre, al di là dello specchio, un mondo fantastico o un simbolo inquietante: semplicemente ridipinge un giovane che, se lo guardiamo bene, grazie alla prospettiva, è più gentile e delicato del primo. Con lui, potremmo scambiare due chiacchiere, farci una foto e poi lasciarlo partire per Xilitla, in compagnia di sorella dimenticanza.

mercoledì 21 agosto 2013

ipse dixit

Per chi è solidale con gli uomini, l'uomo non è una semplice parola del vocabolario; gli uomini sono coloro dei quali egli è responsabile.
Pero', io non conosco l'uomo, ma uomini. Non conosco la libertà, ma uomini liberi. Non conosco la felicità, ma uomini felici."

Antoine de Saint-Exupéry