lunedì 29 luglio 2019

仕合わせ



La parola giapponese per "felicità" è shiawase, e si può scrivere in due modi diversi.
Il primo, quello più comunemente usato, è 幸せ e utilizza il kanji . E' stato utilizzato, in questo caso, il carattere cinese per il suo solo significato, che è quello semplicemente di, appunto, "felice" o "fortunato"; e questi è stato utilizzato poi come simbolo per scrivere la parola shiawase, che già esisteva nel vocabolario giapponese.
Ma, se si scompone la parola nei suoi composti, shi e awase, ci si accorge che i kanji originari (ora poco usati per questa parola) sono  (servire, lavorare) e  (insieme, unirsi). Ne risulta il secondo modo di scrivere la parola felicità:  仕合わせ;letteralmente, servirsi a vicenda.

domenica 28 luglio 2019

Ipse Dixit: Giovanni Riva

Ci vorrebbe una nuova creazione
ed intanto si grida: scandalo,
si indica a dito colui che si fissa
di essere quest'uomo nuovo.
Lo si sbatte in un angolo
fuori dal mondo e più in là
ci sarebbe solo l'inferno.

Giovanni Riva, E chiamarmi Giovanni

sabato 27 luglio 2019

Architettura e geometria: in die irae

Secondo quanto scrive Takashi Hasegawa in Dōbutsu no kenchikugaku, da quando l'uomo iniziò a crearsi delle tane, delle abitazioni non dissimili da quelle degli animali, fu solo ad un punto indefinito della storia che, tramite la geometria, poté realizzare qualcosa di distinto dalla natura. Ovvero, si può dire, la geometria esiste già nella natura, sì; l'uomo non ha inventato la geometria; ma il suo utilizzo è stato "imparato", non è parte del suo corredo genetico, come è, per esempio, nelle api.
C'era una signora senzatetto che viveva a Roma in Piazza di Santa Maria Maggiore, che si è costruita accanto alla fermata del bus un rifugio fatto di carta di giornale, dalla forma indefinibile, che ho sempre immaginato come l'entrata a una tana sotterranea. Non so se lei vi abiti per necessità o per scelta, ma credo che la sua non sia stata una vita tranquilla, e indovinando, molte persone avranno tentato di scacciarla.

E' come se l'uomo avesse bisogno della dignità di sapersi uomo, prima di poter tornare a usare la geometria. Sempre Hasegawa afferma che l'uomo non può che ritornare all'architettura pre-geometrica in situazioni di disastri, di guerre, di necessità estrema: in seguito al grande terremoto di Tokyo del 1923, quando la città fu  rasa al suolo e bruciata da un vasto incendio, si osservavano ovunque rifugi realizzati con tessuti, scarti edilizi, che si reggevano su alberelli utilizzati come pilastri, quasi come nidi di uccello. In die irae, quando non si sa più se ci è permesso di essere uomini, anche l'architettura ritorna ad essere animalesca.
Ma, non avendo noi uomini l'istinto alla non geometria, non riusciamo ormai più a ritornare del tutto animali: anche l'architettura di Gaudì o di Gehry è profondamente basata su calcoli matematici e proporzioni; ugualmente, le baracche dei terremotati di Tokyo e la tana di giornali della senzatetto di Roma hanno un certo fascino, sono fatte di una forma ancora abbozzata ma che tende piano piano alla geometria, all'unire un punto all'altro, a eliminare lo spazio non utilizzato, a reagire all'ambiente esterno razionalmente. Sono inequivocabilmente opera di uomini e non di animali: quello che gli manca ancora è la libertà (la libertà materiale di mezzi e materiali, e la libertà di sapersi uomini). E non appena il disastro finisce, come in tutto il mondo dopo la seconda guerra mondiale, gli uomini che erano stati per forza di cose estremamente non liberi, con una grande boccata d'aria, si trovano più liberi di prima, e questo si riflette nell'architettura, non più legata al "si deve fare così"; e comincia a porre questioni radicali da cui nascono nuove soluzioni. 

venerdì 26 luglio 2019

Odile Sankara


Après une semaine passée à former des jeunes comédiens burundais à améliorer leur jeu d’acteur, la célèbre comédienne burkinabé Odile Sankara, sœur de Thomas Sankara, a accordé une interview à Yaga : ses débuts et sa passion pour le théâtre, la condition des femmes au Burkina Faso et en Afrique en général, tout est évoqué. Elle n’a pas manqué d’encourager les jeunes acteurs burundais, mais plus particulièrement les jeunes filles, qui selon elle, doivent s’affranchir de la peur du regard de l’autre et de la pression de la société.

Via Yaga Burundi (Youtube)

giovedì 25 luglio 2019

Tonalestate 2019 In Die Irae, Hombres Nuevos

Il Direttore del Centro culturale One Way, Nazario Ferrari, ha aperto una festosa serata gremita di giovani, famiglie coi bambini, persone che da Reggio Emilia hanno seguito, fin dalle origini, l’avventura culturale del Tonalestate intessuta di incontri e collaborazioni nei quattro angoli del mondo.

A Reggio Emilia come in Giappone e in Centro America, in Messico come in Francia, i Centri culturali “One Way” sono cresciuti entro il Tonalestate per proseguirne i temi, continuare i rapporti, ricercarne possibili realizzazioni sociali, culturali, fors’anche economiche.

“Dentro una reciprocità si è liberi”: Ferrari ha sintetizzato così il metodo e lo scopo del Convegno annuale e del lavoro culturale di tutto l’anno.

Maria Paola Azzali, Presidente dell’Associazione Tonalestate, ripercorre la storia individuandone la radice in una Compagnia di uomini e donne radunata nel 1964 proprio a Reggio Emilia dal professor Giovanni Riva. Il maturare e il diffondersi di quella esperienza in 18 Paesi del mondo e il periodico radunarsi di quelle persone durante l’estate a ridosso del Passo del Tonale ha suggerito il nome del simposio.

È stata la professoressa Elena Lanzoni, segretaria di direzione e membro del Centro studi internazionale guidato dalla dott.ssa Eletta Leoni, a raccontare (con la passione di chi oggi conduce dopo aver iniziato da giovane universitaria) di uomini illustri in ogni campo scientifico e di testimoni di popoli e culture, silenziosi costruttori di luoghi di fraternità e massimi esponenti del pensiero.

L’argomento scelto per il 2019 segue i due anni in cui si guardò al “barbaro” e al “pagliaccio”. Il primo quale dileggiato esempio di una voce diversa da quella, martellante, della mentalità dominante; pensiero che riduce l’individuo a un pagliaccio senza significato trattato solo a “panem et circenses”.

È possibile un nuovo tipo di essere umano? È necessario attendere un giorno in cui l’uomo possa affrontare la verità della propria vita? Un giorno di giudizio (non mai di condanna) sull’esistenza che ci liberi rendendoci, insieme, “hombres nuevos”? Come sarà possibile continuare a proporre una nuova strada?

Domande da sviluppare nel clima del Tonalestate (che mai dà risposte definitorie) dove saranno chiamati al dialogo i partecipanti e le molte personalità fra le quali Odile Sankara, sorella del giovane presidente del Burkina Faso Thomas, assassinato nel 1987, colui che volle chiamare il suo Paese da Alto Volta a “la terra degli uomini integri”; il cardinale Walter Kasper, il rabbino Jeremy Milgrom e lo scrittore e professore Muhammad Abdul Bari; l’artista giapponese Takayoshi Shibata e il professore di studi indonesiani presso la facoltà di Global Liberal Studies della Nanzan University di Nagoya, Mikihiro Moriyama; il Vescovo iracheno Saad Sirop Hanna, Padre Jean Marie Lassausse, a tutti divenuto noto come il giardiniere di Tibhirine ed oggi impegnato a fianco dei migranti carcerati in Algeria, e Mario Torcivia, postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Battista Sidotti martire nelle prigioni giapponesi.

Hanno confermato la loro presenza altresì i giornalisti Dominique Vidal, Michel Warschawski, François Ernenwein, Gian Guido Folloni, Giorgio Fornoni e l’avvocato Jean Fermon.

Sono attesi per le loro testimonianze, amici del Tonalestate dal Guatemala e dal Giappone.

Sono in programma serate di musica classica e canti popolari, esposizioni pittoriche, grafiche e fotografiche che potranno essere seguite sul sito con tutti gli altri aggiornamenti ancora in via di definizione.

Ufficio stampa

Donatella GREGORI