sabato 30 aprile 2011

countdown HUNGER of JUSTICE: -61

Concorso aperto fino al 30 giugno...

Ipse Dixit: Nietzsche

Che cosa desideriamo noi vedendo la bellezza? Desideriamo di essere belli; crediamo che a ciò vada congiunta molta felicità. Ma questo è un errore.

Dead Souls


Someone take these dreams away,
That point me to another day,
A duel of personalities,
That stretch all true realities.
That keep calling me,
They keep calling me...
(J.D.)

Les Phrases Cachées - Hidden Souls

The House
 of 
love
and
dissent
Via Leonina, 85 - 00184
Roma - Italia
+39 06 48 90 36 61
loveanddissent.com
Due mostre fotografiche in due spazi diversi della fotografa Véronique N. Vergari.
Inaugurazione 28 aprile dalle ore 19.00 @Love&Dissent
Nella prima , Les Phrases Cachées, si parla della clandestinità personale che si ritrova in noi.
Che cos'è un incontro? uno scontro?
Solo qualche frase che si perdono. Un valore che non c'è. Frasi dette che riflettono il pensiero altrui.
La follia di chi è solo. Scappare con il primo incontro per non sentire la solitudine urlata ad un muro bianco.
La clandestinità dell'anima di fronte allo sconforto di una società che non riflette più la luce interna ma solo terrore. Il nascondersi per proteggersi.
Uomo, donna, donna, uomo non importa chi sei, guardami, parlami, e io ressuscito.

La seconda, Hidden Souls, della clandestinità sociale.
Ogni anima si ritrova ballando nel posto della sua sepoltura....
Il mio progetto si basa su una storia vera avvenuta nei pressi di Roma, una storia che succede un pò ovunque.
Da Bombay a Roma, passando per quasi tutte le grandi metropoli del mondo, avere un tetto sopra la testa è sempre meno un diritto e sempre più un problema.
Bidonville, baraccopoli, banlieues, ghetti, serpentoni, bronx e periferie sono i nomi con cui chiamare le facce di una stessa medaglia, fatta di malessere, precarietà ed esclusione.

Una malconcia recinzione bianca fa da cornice al complesso residenziale tristemente noto alle cronache come ‘Residence Roma’. Negli alloggi provvisori furono ammassate famiglie romane senza alcun tipo di reddito, sfrattati, zingari italiani, in tutto circa 500 nuclei. Una miscela esplosiva che non ha tardato ad infiammarsi. Era solo un problema temporaneo, una soluzione di emergenza, dicevano. Da allora sono trascorsi molti anni, la pazienza degli sfortunati abitanti si è trasformata in rabbia e la povertà in violenza mentre le cinque palazzine del Residence divenivano con il tempo i blocchi di un vero e proprio ghetto legalizzato nel cuore della capitale.
Il residence Bravetta, due anni dopo la chiusura definitiva, è stato distrutto ma solo in parte, lasciando solamente il suo schelettro ben visibile a tutti, lasciando il degrado e la tristezza negli sguardi che si poggiano a fissarlo.

Ho voluto esplorare questi momenti, questa storia come simbolo che rappresenta la società dei “laisser pour compte” come si dice in francese. Di quelle persone che non hanno potuto combattere ad armi pari con una società troppo selettiva e di parte.
Voglio con questa mostra rendere visibile questa parte del mondo che non è geografica ma universale.
Senza volto ne colore le mie foto rappresentano le anime che si sono perse lì, che non hanno sopravvissuto.
Ho scelto di stampare queste foto sul vetro per dare un senso al trasparenza, all’invisibile. Dare una consistenza all’invisible dare corpo a voci che non possono parlare.

Il tutto sarà accompagnato dalla musica di Giovanni di Cosimo con una performance dal vivo.
veroniquevergari.com

Los heroes nunca han existido

Typestaches

venerdì 29 aprile 2011

La Guerra

Ner mejo che un Sordato annava in guerra
er Cavallo je disse chiaramente:
- Io nun ce vengo! - e lo buttò per terra
precipitosamente.

- No, nun ce vengo, - disse - e me ribbello
all'omo che t'ha messo l'odio in core
e te commanna de scannà un fratello
in nome dei Signore!

Io - dice - so' 'na bestia troppo nobbile
p'associamme a l'infamie che fai tu;
se vôi la guerra vacce in automobbile,
n'ammazzerai de più!

Trilussa, Cento favole

1946, 1947, 1948




1946, 1947, 1948
Gli anni dimenticati dei più bei libri svizzeri
The missing years of the most beautiful Swiss books
Una mostra e una piattaforma di discussione sulla produzione editoriale passata e contemporanea, a cura di Corina Neuenschwander, Roland Früh, Jenny Eneqvist e Fredrik Paulsen con la collaborazione di La Rada, spazio per l’arte contemporanea
An exhibition and forum for discussion on book design from the 1940s and today. Initially thought to cover the three missing years in the history of the competition The Most Beautiful Swiss Books, 1946-1948, the exhibition now describes the micro-history of these years, in relation to book production and design. A series of talks and workshops generates new material which will be documented in the exhibition.
After a first exhibition in Zurich, we continue the format in Locarno, highlighting the book production from the Ticino, with selections by Davide Fornari, Andreas Schwab, Christoph Schifferli and Fabio Soldini.
With further contributions by Peter Bichsel, Julia Born and Klaus Born, Hans Burkhardt, Mirjam Fischer and Hans Rudolf Gabathuler, Jost Hochuli and Ursula Hochuli, François Rappo, Nicole Udry, Felix Wiedler.
The exhibition is accompanied by the following event to present some of the main book archives in the Ticino:
Sunday 8 May 14.00 – 18.00: Symposium “Dove riposani i libri? A proposito degli archivi di Monte Verita, Jan Tschichold, Harald Szeemann e Armand Schulthess” / “Where do the books rest? The archives and libraries of Monte Verita, Jan Tschichold, Harald Szeemann and Armand Schulthess”. With Roland Stieger, Andreas Schwab, Ingeborg Lüscher.

7 May – 21 May
Opening: Saturday 7 May, 18.00
La Rada, Locarno

LITTÉRATURE EN FORME



éditions Cent Pages par Philippe Millot


LITTÉRATURE EN FORME
Alors que les outils de mise en page permettent une souplesse de plus en plus marquée, le travail du graphiste dans l’édition se limite trop souvent à la couverture, particulièrement en littérature. Est-ce seulement au nom d’une « neutralité » censée ne pas parasiter le texte ? À travers quelques exemples récents et non conventionnels, où la forme donnée au texte participe pleinement de l’écriture, nous tenterons d’évaluer les résistances et le champ des possibles dans le graphisme des ouvrages littéraire. Avec Sonia Chiambretto, écrivain, Philippe Millot, graphiste.

6 mai 2011, 19h
Centre Pompidou, Paris

Typogami by Calango


Typogami by Calango video typography origami design animation



Typogami is a new animated typeface by Calango out of Amsterdam. Head over to their site to purchase and learn how to use it. (via plural blog)

Pablo Lehmann

Pablo Lehmann paper art
Pablo Lehmann paper art
Pablo Lehmann paper art
Pablo Lehmann paper art
Pablo Lehmann paper art
Pablo Lehmann paper art
Pablo Lehmann paper art
Argentine artist Pablo Lehmann cuts shapes and text from large sheets of paper and synthetic cloth, often using the sheets to create three-dimensional installations resembling furniture. Beautifully eviscerated books. (via one of my new favorite blogs, cartwheel galaxy)

Ritmi Architettonici

Mostra personale di CARLO D’ORTA

Inaugurazione: lunedì 9 maggio 2011 ore 18.30-20.30
Galleria Tondinelli
Via Quattro Fontane, 128/a - 00184 Roma
0039-06- 4744300 
Durata: 9-30 maggio 2011

La Galleria Tondinelli di Roma presenta dal 9 al 30 maggio 2011, dopo l’esposizione presso l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera e presso Achitektenkammer Baden-Württemberg di Stoccarda, la mostra personale di Carlo D’Orta Ritmi Architettonici a cura di Floriana Tondinelli.
La mostra presenta gli ultimi lavori di Carlo D’Orta, a partire da immagini reali, realizzati, in formati medi e grandi, fotografie appartenenti ai cicli Berlino, Vibrazioni, Mediterraneo, Venezia.
«Il paesaggio metropolitano nel ciclo Vibrazioni crea atmosfere uniche, in bilico tra l’onirico e il metafisico, raggiungendo traguardi di elevata qualità estetica e acume poetico. L’elemento fondamentale che crea visioni suggestive è il cristallo, sono le vetrine dei negozi, che con i giochi di luce trasformano una materia funzionale e la sublimano a scenario artistico e vibrante. Nel ciclo Mediterraneo Carlo D’Orta sublima attraverso i suoi riflessi luoghi antichi, luoghi dell’immaginario collettivo, vissuti perché appartenenti alla nostra cultura» (Floriana Tondinelli).
«Quello che accade nelle fotografie della serie Vibrazioni di Carlo D’Orta è che i legami tra realtà e finzione, tra vero e artificiale, vengono in un certo senso ribaltati e strettamente interconnessi nello stesso tempo. Viene fuori l’essenza della fotografia, quel suo essere in perenne sospensione tra l’apparenza e il reale, o quello che pensiamo sia tale. L’occasione di una serie d’ immagini, di altissima qualità fotografica ed estetica, relativa a una serie di facciate di edifici contemporanei , è per l’artista un motivo per riflettere, e farci riflettere, su quello che è la fotografia, sulla sua capacità di analizzare e raccontare nello stesso tempo che resta straordinaria. In sottofondo vi è il dato diaristico, il viaggio, diventa una sorta di skecth book in cui si condensano le idee, ma l’epidermide resta fortemente astratta e pittorica» (Valerio Dehò).

Il progetto espositivo italo-tedesco proseguirà a:
Francoforte sul Meno, Colonia e Berlino.

mercoledì 27 aprile 2011

Gagosian reminder

Gagosian Galleria Rome
reminds you that 
Yayoi Kusama
will be on show until May 7th
Tuesday – Saturday, 10.30am – 7pm

Gagosian Gallery Rome
via Francesco Crispi 16
T. +39 06 42086498

La Biennale Channel

martedì 26 aprile 2011

Rembrandt et la figure du Christ

Du 21 avril au 18 juillet, le musée du Louvre présente une collection de plus de 90 œuvres de Rembrandt et ses élèves concernant la figure du Christ.

http://rembrandt.louvre.fr/fr/flash/#/introduction

Quando l'architettura è fatta dalla gente per la gente. Francis Kèrè

Mario Botta di lui dice:"Attraverso le opere di Kéré, l’architettura ritrova i suoi significati più profondi, legati a un’attività in grado di affrontare importanti problemi là dove ristagnano sacche di povertà e sottosviluppo che l’architettura non può ignorare". Da queste parole si intende già tutto lo stile dell'architetto africano Diebedo Francis Kèrè.
I suoi lavori sfruttano al massimo le risorse naturali del suo paese, il Burkina Faso, e il potenziale delle località locali, potenzialità queste che gli hanno permesso di vincere lo Swiss Architectural Award 2010.

A metà degli studi universitari, Kéré decide di tornare a Gando da Berlino dove si era trasferito per stufiare architettura, grazie ad una borsa di studio, e di costruire una nuova scuola elementare coinvolgendo nell’opera tutto il villaggio. «Volevo erigere un edificio moderno con materiali a buon mercato e adatti alle condizioni climatiche del Burkina Faso. Nella stagione delle piogge bisogna lottare contro l’umidità del terreno e l’acqua che batte contro le pareti, mentre nella stagione secca le temperature superano i 40°C. Come si può chiedere a dei ragazzi di studiare in queste condizioni e a degli insegnanti di sacrificarsi per venire a lavorare in un forno di campagna?».
Così, Kéré elabora un nuovo concetto architettonico, essenziale e allo stesso tempo rivoluzionario. «L’edificio è fatto prevalentemente di mattoni di terra cruda, con un doppio tetto che serve a proteggere dal caldo e dalle piogge, e un sistema di ventilazione naturale, dato che a Gando l’elettricità non è ancora arrivata». Inoltre, il materiale necessario è facilmente reperibile nella regione e, una volta assemblati, i tralicci possono essere issati senza il bisogno di una gru.
La costruzione di una scuola nel suo villaggio natio ha una valenza non solo architettonica, ma anche sociale e ambientale. Emigrato in Europa per laurearsi in architettura, Kéré vive attualmente in Germania, ma continua ad impegnarsi per lo sviluppo del proprio paese d’origine.

«L’Africa ha bisogno di noi, molto più dell’Europa. Spero che altri giovani trovino il coraggio di tornare, di cominciare da zero e di costruire assieme il nostro futuro. Abbiamo senza dubbio bisogno dell’Europa, che è il tempio moderno del sapere, ma gli europei non possono favorire questi cambiamenti al posto nostro».

Oritsunagumono by Takayuki Hori




Since today is Earth Day, we have 2 environment-related posts lined up, both with radically different concepts and means of communicating them.
We first came across Takayuki Hori’s work when reviewing the Mitsubishi Chemical Junior Designer Awards – an award show that invites student designers to submit their senior thesis works to be judged by a group of industry professionals. Takayuki Hori’s work Oritsunagumono (things folded and connected) was awarded 1st prize. Hori embeds the ancient craft of origami with an environmental theme by using the skeleton of a sea turtle, waterfowl and 6 other endangered animals printed on a translucent material.

The material is then folded into the shape of the animal. The stark and eerily poignant origami prints reminds us that, much like the way the craft has been passed down from generation to generation, these animals that have accompanied us for thousands of years now face extinction.




Camera Obscura: Scuderie

Bologna, 18 aprile 2011

Ordet, Carl T. Dreyer, 1955



* Denmark
* 1955
* 125 minutes
* Black and White
* 1.33:1
* Danish
*
* Spine #126



SYNOPSIS: A farmer’s family is torn apart by faith, sanctity, and love—one child believes he’s Jesus Christ, a second proclaims himself agnostic, and the third falls in love with a fundamentalist’s daughter. Putting the lie to the term “organized religion,” Ordet (The Word) is a challenge to simple facts and dogmatic orthodoxy. Layering multiple stories of faith and rebellion, Dreyer’s adaptation of Kaj Munk’s play quietly builds towards a shattering, miraculous climax.

Les Phares, Charles Baudelaire

Rubens, fleuve d'oubli, jardin de la paresse,
Oreiller de chair fraîche où l'on ne peut aimer,
Mais où la vie afflue et s'agite sans cesse,
Comme l'air dans le ciel et la mer dans la mer;



Léonard de Vinci, miroir profond et sombre,
Où des anges charmants, avec un doux souris
Tout chargé de mystère, apparaissent à l'ombre
Des glaciers et des pins qui ferment leur pays;



Rembrandt, triste hôpital tout rempli de murmures,
Et d'un grand crucifix décoré seulement,
Où la prière en pleurs s'exhale des ordures,
Et d'un rayon d'hiver traversé brusquement;



Michel-Ange, lieu vague où l'on voit des Hercules
Se mêler à des Christs, et se lever tout droits
Des fantômes puissants qui dans les crépuscules
Déchirent leur suaire en étirant leurs doigts;



Colères de boxeur, impudences de faune,
Toi qui sus ramasser la beauté des goujats,
Grand coeur gonflé d'orgueil, homme débile et jaune,
Puget, mélancolique empereur des forçats;



Watteau, ce carnaval où bien des coeurs illustres,
Comme des papillons, errent en flamboyant,
Décors frais et légers éclairés par des lustres
Qui versent la folie à ce bal tournoyant;



Goya, cauchemar plein de choses inconnues,
De foetus qu'on fait cuire au milieu des sabbats,
De vieilles au miroir et d'enfants toutes nues,
Pour tenter les démons ajustant bien leurs bas;



Delacroix, lac de sang hanté des mauvais anges,
Ombragé par un bois de sapins toujours vert,
Où, sous un ciel chagrin, des fanfares étranges
Passent, comme un soupir étouffé de Weber;



Ces malédictions, ces blasphèmes, ces plaintes,
Ces extases, ces cris, ces pleurs, ces Te Deum,
Sont un écho redit par mille labyrinthes;

C'est pour les coeurs mortels un divin opium!


C'est un cri répété par mille sentinelles,
Un ordre renvoyé par mille porte-voix;
C'est un phare allumé sur mille citadelles,
Un appel de chasseurs perdus dans les grands bois!



Car c'est vraiment, Seigneur, le meilleur témoignage
Que nous puissions donner de notre dignité
Que cet ardent sanglot qui roule d'âge en âge
Et vient mourir au bord de votre éternité!

Restauri Con il Fai torna a vivere il museo della Lettera 22

Era stato mutilato, privato della luce della prospettiva, affogato da souvenir anonimi. Adesso, dopo un restauro durato un anno, il negozio - vetrina voluto da Adriano Olivetti a Venezia è resuscitato. Le Procuratie Vecchie, in piazza San Marco, hanno recuperato un frammento di storia che porta la firma di uno degli architetti italiani più prestigiosi, Carlo Scarpa. Il nuovo bene affidato al Fondo Ambiente Italiano (Fai) e inaugurato ieri non è solo un manifesto di purezza architettonica. Mostra come la vera ricchezza del patrimonio culturale italiano si riveli nei dettagli, nei particolari che all' osservatore disattento - e al legislatore disattento - possono sfuggire rischiando di far scomparire il bene da tutelare. Quel negozietto di 21 metri per 5, mortificato dalla trasformazione in una bottega per lo smercio di modellini del duomo made in Asia, era diventato invisibile. Ma il proprietario, le Assicurazioni Generali, hanno deciso di farlo rinascere restituendolo alla sua funzione originaria. Adriano Olivetti aveva affidato a Scarpa un compito impegnativo: realizzare un biglietto da visita per un' azienda che vendeva prodotti d' eccellenza perché li sintonizzava su un modello d' eccellenza, su un progetto di comunità che voleva essere la base dell' intero tessuto produttivo. Tra il 1957 e il 1958 Scarpa rivoluzionò quell' angolo di piazza San Marco facendolo ruotare attorno a una scala composta da blocchi di marmo accostati. «Una scala costosissima», ammetteva Scarpa. «Però Olivetti può permettersela, per il re si può fare un palazzo reale».
 
E, accanto alla scala, una scultura di Alberto Viani, inserita sopra una base di marmo nero del Belgio e coperta da un velo d' acqua in leggero movimento. Tutto attorno vetrine in cristallo molato e pareti in stucco veneziano che poggiano su un pavimento composto da un mosaico di tesse di vetro: un gioco di riflessi e di luci che rimanda al linguaggio espressivo della città. Ora la creazione di Scarpa torna alla sua funzione originaria di show room, diventa il museo della propria storia. La Olivetti infatti ha donato al Fai una collezione di macchine da scrivere e da calcolo: dalla mitica Lettera 22 esposta nella collezione permanente del MoMa a New York alla Lexicon 80 del 1948 e alla macchina da calcola Divisumma 24 del 1954. «La funzione originaria di questo luogo superbo si era persa negli anni Ottanta, ma i veneziani hanno buona memoria: mi ha impressionato la partecipazione alla cerimonia inaugurale di gente che sentiva di aver recuperato un pezzo della storia della città», racconta la presidente del Fai, Ilaria Borletti Buitoni. «Quest' anno il Fai, in occasione dei 150 anni dell' unità d' Italia, aprirà tre beni. Dopo il negozio Olivetti toccherà alla rinascimentale Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia, sui Colli Euganei, e al Bosco di San Francesco ad Assisi. Ma i privati e le fondazioni non possono essere l' unico argine contro l' abbandono. L' Italia non può mortificare il suo straordinario patrimonio di arte continuando a tagliare i fondi per la cultura, che sono ormai ridotti a nulla».
 

Olivetti al Festival internazionale del manifesto e della grafica di Chaumont


21 maggio – 5 giugno 2011

Week-end inaugurale 28-29 maggio
 
Il Festival presenta una mostra dell'archivio storico della firma Olivetti, dedicata alle commissioni per la sua comunicazione, la sua identità e le sue pubblicazioni.

Creata nel 1908 da Camillo Olivetti come prima fabbrica di macchine da scrivere italiane, l'impresa si è avvalsa della collaborazione con il mondo del design durante tutto il suo sviluppo: dalla concezione dei suoi prodotti alla stessa pubblicità, passando anche per l'architettura dei suoi edifici (fabbriche, negozi, asili nido).

Prima dell'acquisto da parte di Telecom Italia, il mandato grafico di Olivetti traversa il 20° secolo (1930-1990) animato da una politica di impresa sociale, qualitativa e volontarista.

La pubblicità della firma ripercorre così l'evoluzione dell'oggetto "macchina da scrivere" e del suo utilizzo: dalle prime macchine dalla velocità pari a quella della scrittura manuale, passando per Valentina, la prima macchina portatile che si libera dai muri dell'ufficio.

La mostra mette in prospettiva i lavori di Giovanni Pintori, Walter Ballmer e Milton Glaser, i cui contributi, particolarmente notevoli per la loro qualità e frequenza, hanno affiancato quelli di Herbert Bayer, Raymond Savignac, Paul Rand, Folon e anche le produzioni grafiche firmate da designer come Enzo Mari e Ettore Sottsass, il creatore della Valentina.

Uno studio contemporaneo è stato commissionato alla fonderia Lineto: l'incarico sarà quello di sondare le specifiche del disegno dei caratteri tipografici destinati alle macchine da scrivere.

domenica 24 aprile 2011

verbum caro factum est

a)
b)

La carne pende dall'alto... ma siamo in una macelleria o sul monte Golgota? due motivi diversi che però portano a una conclusione: giace appeso qualcosa che prima era vivo e che ora (o per il momento) non lo è più. Il grande artista Francis Bacon s'accosta all'opera di uno dei più illustri maestri del Seicento, Annibale Carracci. Entrambi dipingono metà di un animale macellato pronto alla vendita, né più né meno. Ma cosa le rende diverse al di là del tempo che le separa?

il motivo

Carracci dipinge una scena di genere, molto innovativa per il suo tempo. Bacon che dipinge anche lui un pezzo di carne, chiama la sua opera Tre studi per una crocifissione. Di certo Annibale Carracci non avrebbe rappresentato un tale tema con una sì fatta iconografia (basti pensare alla scultorea Pietà del 1599); a mio parere Bacon dipinge quel che verrà... l'incarnazione! il diffondersi di uno spirito all'interno di una massa di carne, perché è di questo che si parla, dei moti dello spirito:

"La natura dolce e pacifica di questo movimento è abbastanza evidente nella suppurazione degli ascessi, perché quando inizia la suppurazione, il dolore e il fastidio che nascono prima della lotta dello spirito, mescolati ai dolori che, per simpatia, torturano lo spirito animale stesso, calmano e si indeboliscono, e resta solo un dolce, caldo e leggero dolore"
Francesco Bacone

a) Annibale Carracci, La bottega del macellaio, 1585 (particolare)
b) Francis Bacon, Tre studi per una Crocifissione, 1962(pannello  destro)

Il futuro si chiama Sou Fujimoto





Sou Fujimoto è nato a Hokkaido, in Giappone, il 4 agosto del 1971. Nel 1994 si laurea presso il Dipartimento di Architettura alla facoltà di ingegneria presso l'Università di Tokyo. Ha fondato il proprio studio di architettura a Tokyo nel 2000. Fujimoto è un docente all'università di Kyoto dal 2007.
A lui appartengono nuove teorie legate a forme dell'abitare ancora inesplorate, nuove misure di riferimento ed sviluppa anche con grande maestria un modo nuovo di ragionare riguardo al rapporto tra la casa e l'esterno, lavorando su nuove progressioni tra gli spazi interni della casa, gli spazi filtro,la strada e l'intorno.

Da un'intervista a Sou Fujimoto:
quando eri un bambino, volevi diventare un architetto?
Sono cresciuto in Hokkaido, nella parte settentrionale del Giappone, immerso nella natura e mi sono divertito solo giocando nella foresta. Il mio eroe era Albert Einstein, per cui inizialmente volevo essere un fisico come lui, ero interessato agli aspetti fisici del nostro mondo. Ora trovo molte somiglianze in entrambi i campi dell'architettura e della fisica.
Dove si lavora ai disegni e progetti?
Principalmente in ufficio, perché il mio lavoro non è fatto solo da me. Collaboro con il mio staff attraverso discussioni e modelli, ma quando voglio concentrarmi su qualcosa io preferisco stare da solo. In tal caso io lavoro a casa o in un caffè Starbucks.
Discuti delle tue opere con altri architetti?
A volte. per esempio con Toyo Ito e Kazuyo Sejima, ma non discutiamo, chiacchieriamo.
Descrivi il tuo stile.
Io lo chiamo 'Future Primitive'. Una sorta di primitiva situazione che riguarda la 'grotta' umana ma al tempo stesso mi piace creare qualcosa di nuovo per il futuro. Di recente ho dato un lezione su 'grotta o nido', i due embrionali stati dell'architettura.
Un 'nido' è un luogo molto ben preparato, tutto è stato assemblato e molto funzionale, nel frattempo la 'grotta' è solo uno spazio che le persone hanno bisogno di esplorare e trovare il proprio conforto all'interno. Questa è una situazione in cui le persone possono utilizzare lo spazio creativamente.
Io preferisco qualcosa di simile allo spazio grotta-come-non intenzionale, qualcosa tra natura e artefatto.
Ti piacerebbe progettare qualcosa per?
un museo d'arte o un qualche tipo di museo sarebbe molto interessante per me, o una galleria d'arte e uno studio fotografico. Mi piace progettare strutture mediche. Nel 2006 ho lavorato per un ospedale psichiatrico, centro dei bambini in via di sviluppo.
c'è qualche architetto del passato che apprezzi molto?
Louis Kahn, Le Corbusier, Mies van der Rohe e Michelangelo.
Mi piace anche l'architettura progettata da nessuno, per esempio le cattedrali gotiche.
Che consiglio puoi dare ai giovani?
Sono ancora un giovane architetto. G
odendo delle cose è molto importante.


mercoledì 20 aprile 2011

Avviso ai lettori,Note aux lecteurs,Note to readers,Nota a los lectores,Anmerkung für die Leser






La redazione di DaSeyn sospende i lavori per qualche giorno, partiamo insieme a prendere una boccata d'aria. Le pubblicazioni riprenderanno martedi 26 aprile 2011.


The editors of DaSeyn suspend works for a few days, we need a breath of fresh air. The publications will resume on Tuesday April 26, 2011.

"Nous vivons ici-bas dans un mélange de temps et d'éternité. L'enfer serait du temps pur."
Simone Weil

martedì 19 aprile 2011

violence in Honduras - Nanni Fontana


La mostra personale di Nanni Fontana affronta il difficile tema della violenza giovanile in Honduras. I ritratti dei giovani componenti delle spietate gang che mostrano cicatrici e tatuaggi su tutto il corpo, le atmosfere sospese di quartieri urbani, dove la calma è apparente e sembra sempre che stia per accadere qualcosa, caratterizzano questa coraggiosa ricerca, nobilitata da un pregevole bianconero dai forti contrasti.

Fonte: La Repubblica

In Honduras crime is endemic. With a population of 7.3 millions and 4.473 homicides, its per capita murder rate in 2008 was 59,7 x 100.000 inhabitants, the second worst in the world. 25,2% more murders compared to 2007. More than twelve violent deaths a day. 78.6% of these people were killed with a gun. The most violent day of the year was Christmas with 38 killed. 65% of the murders were committed in public places of Tegucigalpa and San Pedro Sula, the political and the economic capital of the country, by hired killers, usually members of a gang recruited by the Mexican and Colombian narco cartels. More than 30% of the victims had less than 24 years of age.

domenica 17 aprile 2011

DA ISRAELE:

David Tartakover (1944-)
Studied at the Bezalel Academy of Art and Design, Jerusalem. Graduate of London College of Printing (1968). Since 1975, David has operated his own studio in Tel-Aviv, specializing in culture and politics. Tartakover is known for his self-produced posters dealing with the Israeli-Palestinian conflict. His work has won numerous prizes in Israel and abroad, among them are: gold medal, 8th Lahti Poster Biennial, Finland (1989), and Grand Prix, Moscow International Poster Biennial (2004). His works are included in the permanent collections of museums in China, Europe, Japan and the USA. He collects and researches the history of Israeli design and is also the curator of design exhibitions at museums in Israel and abroad. Among the books he has published is a lexicon of the 1950s in Israel, Where We Were, What We Did (Keter Publishing). Tartakover has had solo exhibitions in: Israel, Argentina, Belgium, China, France, Germany, Japan, Poland, Russia and the US. He is the Israel Prize laureate (2002).
info da:
www.a-g-i.org

Juliano Mer-Khamis :ipse dixit


Mais juste pour clarifier la [question] du théâtre qui rejoint l'Intifada palestinienne, selon notre définition: nous croyons que la lutte la plus forte aujourd'hui doit être culturelle, moral. Cela doit être clair. Nous ne sommes pas en train d’enseigner aux garçons et aux filles comment se servir d'armes ou comment créer des explosifs, mais nous les mettons face à des discours de libération, de liberté. Nous les exposons à l'art, la culture, la musique - qui je le crois peuvent créer de meilleures personnes pour l'avenir, et j'espère que certains d'entre eux, certains de nos amis à Jénine, mèneront ... et poursuivront la résistance contre l'occupation à travers ce projet, grâce à ce théâtre.

DAL GIAPPONE:

Shin Matsunaga (1940-)

Shin Matsunaga graduated from Tokyo National University of Fine Arts and Music in 1964. He worked in the advertising division of Shiseido and went on to found Shin Matsunaga Design in 1971. His work focuses primarily on graphic design, including posters and corporate identity designs. Other creative activities cover a range of different fields, including drawings and monuments. Major solo exhibitions of Matsunaga's work have been held in Warsaw, New York and other cities. His works are held in the permanent collections of 71 museums around the world, including the NY MoMA, the Cooper-Hewitt Museum NY and the Victoria & Albert Museum in London. Matsunaga has received many awards for his work, including the International Poster Biennial Warsaw Gold Medal and Honorary Award, the Grand Prix at the Clio Awards, the Education Minister's Art Encouragement Prize for Freshmen, Icograda Excellence Award, the silver medal from the NY ADC and the Purple Ribbon Medal. He is a committee member of the Tokyo ADC, a trustee of the Japan Graphic Designers Association, Inc., and an international member of the NY ADC. He is currently an associate professor at Tokyo National University of Fine Arts and Music.
info da:

DAL GIAPPONE:

Masuteru Aoba (1939-)

Masuteru graduated 1962 from the Kuwasawa Design Research Institute. He then joined Orikomi Co. Ltd. In 1969 he established the A&A Masuteru Aoba Design Office. His works have been awarded frequently, at home and abroad: ADC Award, 1972; gold, silver and bronze awards at the Japan Magazine Advertising Awards; second prize, International Graphic Design Biennale, Lahti, 1980; Grand Prix, International Biennale of Graphic Design, Brno, 1982; gold award, International Poster Biennale, Warsaw, 1987; NY ADC International Exhibition Gold Award, 1992; design of the first official poster for the 1998 Nagano Winter Olympics, 1993; bronze award, 5th International Poster Triennial, Toyama, 1997; bronze award, 5th International Biennale of the Poster, Mexico, 1998; second prize, Trnava Poster Triennial, 2000. Masuteru has also been honoured with solo exhibitions in Tokyo, New York, Los Angeles, Canada, Chaumont, Poland and elsewhere.
info da:

DAL GIAPPONE

Makoto Nakamura (1926-)

After graduating from the Design Department of Tokyo Art University in 1948, he joined the advertising department of Shiseido in 1949 and served as an executive director of the advertising division and chief of the production division. Since 1967 he has been a consultant to Shiseido and also currently works as a freelance designer. Received the JAAC Special Award in 1953, Tokyo ADC Award in 1963, gold and silver prizes at the Warsaw Poster Biennale in 1976, grand prize at the JAGDA Poster Exhibition in 2001, and many other awards. He was inducted into the Tokyo ADC Hall of fame and received the Purple Ribbon Medal, given by the Japanese government to honour a major contribution to society in the field of science or the arts. His works are collected by many museums, including the Centre de Création Industrielle, Palais du Louvre, Paris, the NY MoMA, Wilanów Poster Museum, National Museum of Modern Art, Tokyo, the Stedelijk Museum Amsterdam, and others.

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REZA ABEDINI

REZA ABEDINI IGDS / AGI Born in 1967 Tehran, Iran Graduated in graphic design from the school of Fine Arts, 1985 B. A in Painting from Tehran Art University, 1992 Professional career as graphic designer since, 1989 Founded Reza Abedini Studio, Tehran 1993 EXHIBITIONS: Film Poster, Tehran 1993, 94, 96 | Biennale Tehran, 1991, 99, 03 | Cultural Posters, Qeshm Island, 1998 | 4th Generation, Tehran1998 | Self-promotional Posters, Tehran, Iran, 2001 | In the Opposite Direction, Iran, Solo, 2001 | In The Beginning, Iran Solo Exhibition, 2001 | Return, Iran, Solo, 2002 | Answer?, Solo, 2002 | Brno | Hong Kong | Korea | Warsaw | Paris | Qazvin | Japan | Echirolles | Toyama | Trnava | China | Ukraine | Colorado | Essen | Choumont | Istanbul | Beirut | Doha ... AWARDS: First Prize: best film poster of Fajr International Film Festival Iran 1993-94-96 Film Critics Special Award for the Best film poster Iran 1994 I R I B’S Special Award: The Best film poster, Iran 1996 3rd Award: poster, The 6th Biennial of Iranian Graphic Designers, Tehran 1999 Special Award: Creativity from Iranian Graphic Designers Society, Tehran 1999 Special Prize: China International Poster Biennale China 2003 Honorable mention: 13 Colorado international poster exhibitions USA 2003 The Union of Visual Artists of the Czech Republic Award, Brno 2004 Second prize: 15th Festival d'affiches de Chaumont France 2004 Gold Prize: Hong Kong International Poster Triennial Hong Kong 2004 First prize and gold medal: 8th International Biennial of the Poster in Mexico 2004 Silver Prize: Second international poster Biennale Korea 2004 First prize: The First international Biennale of the Islamic world Poster Iran 2004 Bronze Medal: The 2nd China International Poster Biennial CIPB China 2005 First prize: 9th Press Festival of Children & Young Adults Iran 2005 ACTIVITIES: A member of Iranian Graphic Designers Society, 1997, A member of Alliance Graphique International (AGI) 2001 The Supervisor of the cultural committee of I.G.D.S, 1999 Writer and Critic in the field of Visual arts since, 1990, Editor of the visual Section of Sureh monthly magazine, 1992-1993, Managing director and editor-in -chief of Manzar, Occasional Pictorial magazine BOOK: The Prophet by Khalil Jibran, Iran, 1997 Manzar Pictorial Book, Iran, 1999 The Art of Print, The textbook of Iran Art Schools, Iran, 2000 Qeseye Kutuleha va Derazha (A Tale of Dwarfs and Lankier), Iran, 2000 Autobiographic, A Selection of works, Iran, 2002 In The Beginning ..., Selection of works, Iran, 2003 REZA ABEDINI, Design & Designers, PYRAMYD, France, 2004 TEACHING: From1996 Graphic design, Visual Design, Printmaking, Poster Design, Typography, type and image in Tehran University, Fine Arts School, Azad University, Alzahra … | Professor: Tehran University Workshops: ECV France, Paris | Hallo Academy, Holland | Intuit/Lab France, VCUQ, Qatar | LAU, Lebanon | Mimar Sinan, Turkey

Louise Bourgeois



Louise Bourgeois was born in Paris in 1911. She studied art at various schools there, including the Ecole du Louvre, Académie des Beaux-Arts, Académie Julian, and Atelier Fernand Léger. In 1938, she emigrated to the United States and continued her studies at the Art Students League in New York. Though her beginnings were as an engraver and painter, by the 1940s she had turned her attention to sculptural work, for which she is now recognized as a twentieth-century leader. Greatly influenced by the influx of European Surrealist artists who immigrated to the United States after World War II, Bourgeois’s early sculpture was composed of groupings of abstract and organic shapes, often carved from wood. By the 1960s she began to execute her work in rubber, bronze, and stone, and the pieces themselves became larger, more referential to what has become the dominant theme of her work—her childhood. She has famously stated “My childhood has never lost its magic, it has never lost its mystery, and it has never lost its drama.” Deeply symbolic, her work uses her relationship with her parents and the role sexuality played in her early family life as a vocabulary in which to understand and remake that history. The anthropomorphic shapes her pieces take—the female and male bodies are continually referenced and remade—are charged with sexuality and innocence and the interplay between the two. Bourgeois’s work is in the collections of most major museums around the world. She lived in New York, where she passed away in May 2010.