giovedì 26 dicembre 2013

The Kingdom





Köpenhamn Mapcut xl

Köpenhamn Mapcut xl


Detaljerad karta över Köpenhamn.
Artist+Fabriano paper.  75.5 x 56 cm

Stockholm Norra


Stockholm 56 x 42 cm
Hand-cut map from Archer paper 200g
London

London


London
Paper 75.5 x 56cm Artistico+Fabriano




Slottsskogen xl


Slottsskogen Göteborg
Hand-cut map
Montval 300g paper 65 x 50 cm


http://www.thekingdom.se/

mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Natale



Io non so chi o che cosa abbia posto la domanda, non so quando questa sia stata posta e non so neppure se gli ho dato una risposta, ma una volta ho risposto sì a qualcuno o qualcosa e da quel momento è nata la certezza che l'esistenza ha un senso e che perciò, sottomettendosi, la mia vita ha uno scopo. 

Da quel momento ho saputo cosa significa non guardare dietro di se e non preoccuparsi del giorno seguente. E' come se la percezione di me si accompagnasse sempre con questo qualcun altro a cui ho detto sì. Une certa quale evidenza sperimentabile di qualcun altro che mi sta facendo, una presenza che adesso mi fa. 

 Dag Hammarskjöld, Segretario delle Nazioni Unite (1905-1961)

sabato 21 dicembre 2013

Essere E non essere - Danish Maritime Museum by BIG

Fra i giovani studenti di architettura c'è un libro che viene prestato e riletto, discusso e copiato: Yes is More, un fumetto che racconta i progetti dello studio Bjarke Ingels Group (BIG).
I progetti di questo studio sono sempre originali e utopistici, molto spesso grotteschi, stupidi e sforzatamente nuovi; ma nessun altro può incarnare come loro lo spirito capitalistico, spettacolare e magnificente dell'architettura contemporanea. C'è sempre un'idea di base molto forte; in qualche caso, si tratta di un colpo di genio.


















Infatti, come racconta l'"archifumetto", il progetto del Danish Maritime Museum nasce dall'intuizione di utilizzare norme troppo restrittive a proprio vantaggio. Il museo sorge in un ex bacino di carenaggio, vicinissimo al castello di Kronborg (il castello dell'Amleto di Shakespeare): per legge, nessuna costruzione può ostruire la vista di un sito UNESCO.

giovedì 19 dicembre 2013

La storia del mondo sull'angolo di una città - Blu

Se in questo post un cortometraggio della storia del mondo è stato disegnato sull'angolo di un quaderno, il famoso Street Artist Blu ha utilizzato, come suo solito, una città intera, disegnando sui muri, animando oggetti rotti e rifiuti, fino al geniale finale apocalittico.

Expo Italy


mercoledì 18 dicembre 2013

Le città impossibili: Matera

Sotto l'albero - Musei aperti a Natale

Apertura gratuita - il giorno 28 dicembre - dei musei statali che offrono l'accesso libero ai visitatori, sia durante l'intera giornata che in fascia serale dalle 20.00 alle 24.00.
Numerose le strutture che sull'intero territorio aderiscono all'iniziativa e di seguito l'elenco completo riportato per regione d'interesse:
Beniculturali

lunedì 16 dicembre 2013

Gipi acquarella una pagina del suo nuovo fumetto

L'arte spiegata ai truzzi - Chagall

Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985)

Sopra la città

1918, Galleria Tretyakov, Mosca, Russia

Olio su tela, cm 141 x 197

Mo tu leggi sto nome “Sciagàll”, e pure si sei na capra de montagna te sòna francese, co qu’accento tipo Pigàll, Sciantàl, – no Maresciàll no, è napoletano, vabbè ad ogni modo Sciagàll nonostante sta sensazione de Francia era n’ebreo nato in Russia, e tuttintero se chiamava MoisheZaharovich Segal: però è vero che a na certa se n’annò in Francia dove ce stava er movimento e ce staveno tutti l’artisti fichi, che sarebbe come quee regazzine che vonno fà cariera noo spettacolo e se ne vanno che ne so a Londra o a Niu Iorche e se cambieno er nome tipo Maria Collelongo diventa Mary Longhill. Pe dì.

Vedi che Sciagàll quanno dipigne te recconta quasi dee favole, che prenne spunto daa tradizione russa o pure da quella ebraica e a vorte ce sta pure Gesù, che poi nun te deve stupì più de tanto perche nun te scordà che Gesù era ebreo pure lui, anche se certe vorte je dici aa gente che Gesù era ebreo e te guardeno coll’occhi sgranati come se je stessi a dì che ‘a Roma è biancoceleste. Comunque come nee favole qua ce sta un monno de fantasia tutt’ammischiato, nun ce sta più cielo e tera, sogno e reartà, e vedi violinisti giganti più arti dii tetti e dii campanili oppure piccoletti che pareno uccellini, e animali che parleno o sonano er contrabbasso, e gente che vola per aria, e tipo qua sò du fidanzati, che in effetti l’amore a vorte te fa quasi volà pe quanto sei contento, e anfatti si te chiedeno come stai je risponni “bada, sto na favola”.

giovedì 5 dicembre 2013

Ponte di Schanerloch - Marte Marte Architekten

Un unico pezzo di calcestruzzo, plasmato secondo una forma libera, non per velleità formali, ma per aderire al meglio alla sua funzione: ecco il ponte sul torrente Schanerloch, in Austria. 

La funzione in realtà è doppia; oltre a quella scontata del carico di veicoli e persone, deve armonizzare col paesaggio (ma non mimetizzarsi). Il ponte raccorda due gallerie scavate a differenti livelli, e occorre immaginare il viaggiatore che, uscendo per un secondo alla luce, vede il paesaggio improvvisamente: non si può fargli notare il ponte stesso, non c'è tempo. Per questo la bellezza del ponte c'è soprattutto se viene visto da fuori.

mercoledì 4 dicembre 2013

E' online il nuovo sito di Giorgio Fornoni

Giorgio Fornoni


 Figlio di una terra dura, ristretta da barriere fisiche e mentali quasi invalicabili, tanto avara quanto bella, terra di boscaioli, di minatori, di emigranti, Giorgio Fornoni porta in sé l'impronta di questi caratteri naturali, sia accondiscendendoli sia ribellandovisi. Egli impersona la proverbiale testardaggine del montanaro, mentre sfugge con l'anima e col corpo la culla protettiva, ma di poco orizzonte, della valle per rincorrere le esperienze, le situazioni, i paesaggi più aperti del mondo intero. Moderno Diogene, egli è sempre alla ricerca dell'Uomo, dentro la storia più antica ed ancor più nella sua espressione attuale, quella che nasce dalla sofferenza, dalle prove più ardue. Conserva e alimenta una innata curiosità per la Natura, così vicina tra i monti della sua valle Seriana, ma lì così censurata dall'ansia delle quotidianità. (....) Appena può Giorgio parte; ormai lo fa sempre più spesso. Va in ogni zona del mondo, di solito nelle più disastrate, a realizzare reportage fotografici e video, che al valore artistico aggiungono un valore antropologico e sociale.

Tra gli altri ha intervistato il sub-comandante Marcos, capo degli Zapatisti, e i Nobel per la pace Rigoberta Menchù e Monsignor Belo. La persona che più lo ha colpito "è stato senz'altro Guayasamin - dice - un pittore di Quito, nell'Ecuador. Dipinge le angosce dell'Uomo. E' molto amico di Garcia Marques, di Allende, di Fidel Castro, di Rigoberta Menchù. Lui è un grosso personaggio, io sono insignificante; però in qualche modo ricerchiamo le stesse cose".

http://www.giorgiofornoni.com/


DOVE INCONTRARLO PROSSIMAMENTE:




martedì 3 dicembre 2013

Il Sognatore: Will Eisner inventa il fumetto e lo racconta in un fumetto

Ne Il sognatore, Will Eisner racconta l'inizio della sua carriera di fumettista (fra i più importanti al mondo), nello studio da lui creato con nessuna certezza a New York, che ospitò come collaboratori altri grandissimi del fumetto come Jack Kirby. Si trovò nel posto e nel luogo giusti per inventare con gli altri artisti la nona arte. 
Sotto trovate le pagine più importanti dell'opera, con i ritratti di ognuno di questi uomini messi lì allo sbaraglio.

lunedì 2 dicembre 2013

Ingrid Siliakus, paper architect

Ingrid Siliakus first discovered paper architecture by seeing work of the originator of this art form Prof. Masahiro Chatani (architect and professor in Japan). He developed this art form in the early 1980's. Ingrid was instantly fascinated by the ingenious manner in which these pieces were designed and by the beauty they radiated. Ingrid studied the originator's work for some years and than started to design herself. Ingrid states that working with this art form has given her personal means of expressing. Her designing skills have grown over the years. Her specialties are buildings of master architects and intricate abstract sculptures. Her source of inspiration by these abstract sculptures are works of artists like M.C. Escher. With buildings she feels attracted to work of Berlage and Gaudi.

venerdì 29 novembre 2013

Canzone dell'appartenenza Giorgio Gaber


L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

Uomini
uomini del mio passato
che avete la misura del dovere
e il senso collettivo dell'amore
io non pretendo di sembrarvi amico
mi piace immaginare
la forza di un culto così antico
e questa strada non sarebbe disperata
se in ogni uomo ci fosse un po' della mia vita
ma piano piano il mio destino
é andare sempre più verso me stesso
e non trovar nessuno.

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile.
E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa.

Uomini
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo un posto più sincero
dove magari un giorno molto presto
io finalmente possa dire questo è il mio posto
dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.

Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi.

mercoledì 27 novembre 2013

"Head on", by Cai Guo-Qiang, 2006

Guo-Qiang’s famous airborne cascade of 99 wolves titled Head On, where the animals seem to launch themselves into the air only to crash into a large glass wall and begin the cycle again. You can see more behind-the-scenes photos in the video above and on the artists blog. Falling Back to Earth runs through May 11, 2014.

Ipse Dixit: Leopardi

E quando miro in ciel arder le stelle;
dico tra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dire questa
solitudine immensa? Ed io che sono?

domenica 24 novembre 2013

Bertolt Brecht, à propos de Mère Courage et ses enfants



ENTRETIEN AVEC UN JEUNE SPECTATEUR

LE SPECTATEUR : Certains ont dit qu’à la fin la pièce n’est pas tout à fait juste, parce qu’elle termine sur le fait que la cantinière, en dépit des malheurs qu’elle a eus, n’a rien appris.

L’ÉCRIVAIN DE THÉÂTRE : Regarde autour de toi ; il y a assez de gens auxquels la guerre a apporté le malheur. Combien d’entre eux ont-ils appris quelque chose ? Je veux dire : appris eux-mêmes, sans aide, comme la Courage le devrait ?

LE SPECTATEUR : Tu veux dire que tu entends simplement montrer la vérité ? 

L’ÉCRIVAIN DE THÉÂTRE : Oui, la Guerre de trente ans est l’une des premières guerres gigantesques que le capitalisme a attirées sur l’Europe. Et, dans le capitalisme, pour l’isolé, que la guerre ne soit pas nécessaire, c’est monstrueusement difficile, car, dans le capitalisme, elle est nécessaire, c’est-à-dire pour le capitalisme. Ce système économique repose sur la lutte de tous contre tous, des grands contre les grands, des grands contre les petits, des petits contre les petits. Il faudrait donc déjà reconnaître que le capitalisme est un malheur, pour reconnaitre que la guerre apportant le malheur est mauvaise, c’est-à-dire inutile.   

Palazzo del Capitano e palazzo del Popolo, Todi

Nella Piazza del popolo di Todi, l'architettura medievale tocca uno dei suoi apici poetici grazie al complesso dei due palazzi laici dell'antico comune. 
Il Palazzo del Capitano è quello a sinistra, più antico, che si erge su una grande loggia che lo attraversa completamente, come in una villa modernista di Le Corbusier. Sfugge la simmetria con ogni espediente: l'ingresso a destra, l'assenza di una finestra centrale; perfino la nicchia della campana è appena spostata dall'asse centrale.
Poi arriva il Popolo, che con la scalinata fa lo sgambetto al Capitano e fa un passo in avanti. La scalinata è il centro della composizione di volumi, e serve gli ingressi ai due palazzi smistandoli a mezz'aria. L'ingresso del palazzo del Popolo non è neanche sulla facciata che dà sulla piazza, per non rovinare la facciata principale. Questa è simmetrica, al contrario di quella del Capitano, ma piena di contraddizioni. Partendo dal basso, vediamo due arcate, il cui pilastro di separazione "regge" la centrale di tre trifore (un vuoto, che non ha bisogno di sostegno); più in alto una finestrella solitaria, sotto ad altre tre trifore più grandi. 
Simmetria, ma niente logica: l'architettura medievale non si dà delle regole da rispettare, non ha dei canoni: è libera e funzionale, più dell'architettura contemporanea.


sabato 23 novembre 2013

Qual è il più famoso...?

...Quadro al mondo? - Facile, la Gioconda. Chiedi a chiunque e ti risponderà la Gioconda. Ma non è sempre facile capire, nell'umanità intera, qual è l'oggetto più famoso di una certa categoria. Esempio: qual è il film più famoso al mondo? "Via col vento"; "Titanic"; "Rocky"... Chi può dare la risposta univoca?Secondo http://www.filmsite.org/boxoffice.html, il film più popolare di tutti i tempi è Via col vento, seguito da Star Wars. 

sabato 16 novembre 2013

I minareti della stazione Termini

L'impiegato, lo studente, il turista, l'operaio, il manager entrano tutti insieme a Roma navigando nel fiume di binari, fra periferie verdi e marroni e case gialle di sei piani, tangenziali sopraelevate e murales bianchi e neri. Il rumore del treno che passa sugli scambi gli fa preparare borse e zaini, e guardare i finestrini. Nel caos visivo della Roma dai mille quartieri, le torri-serbatoio della stazione sono l'annuncio dell'arrivo. Due cilindri di marmo, con la scala elicoidale che si arrampica con un moto geometrico e lento come è ormai il treno: sono il più bel punto di riferimento che ci sia. Tutti, seguendo con l'occhio quella forma metafisica e irreale tanto è pura, si rendono conto della fine del viaggio e dell'inizio del lavoro. 
Due oggetti che materializzano lo stesso pensiero in un milione di persone ogni giorno.

mercoledì 13 novembre 2013

Catedral Metropolitana de San Salvador - Fachada

En el exterior de la Catedral, la fachada adquiere una importancia muy significativa. Se ha pretendido unir elementos proprios de la cultura occidental con otros de raices indigenistas, rapresentando en esa armonia integradora la realtad cultural del pueblo salvadoreño. De una parte se conservan los elementos tradicionales de las fachadas de iglesias coloniales; la portada remetida, la imagen del titular en una hornacina y un rosetòn circular con vidriera. Como elemento de contraste, que sin duda aporta una personalidad especifica a esta catedral, se puede apreciar un gran mural realizado en ceràmica por Fernando Llort y su taller "El àrbol de Dios", que constituyen la referencia mas significativa del arte salvadoreño actual.
En el mural de ceramica està representado alegòricamente el pueblo de Dios, el nuevo hombre y la nueva mujer con los instrumentos que utilizan para su trabajo, los àngeles guardianes, la paloma, simbolo de la paz y, coronando todo, una representaciòn de la ùltima cena. 

Rocky VI (Aki Kaurismaki, 1986)


martedì 12 novembre 2013

Giuseppe Sanmartino - Il cristo velato

Si trova a Napoli, nella cappella di San Severo e solo questa scultura meriterebbe un viaggio in quella città: prodigio di incontri e scontri depositati fin dentro le ossa di quelle vie, di quelle persone, di quei luoghi mitici e martirizzati. Antonio Canova era disposto a pagare un prezzo altissimo ( dieci anni della sua vita) pur di averla, pur che fosse riconosciuta sua, opera delle sue mani. Fu Raimondo di Sangro a commissionare l’opera al giovane scultore napoletano, che tenne in poco conto il precedente bozzetto in argilla del Corradini.

lunedì 11 novembre 2013

Glossario Daseyn E

Educare. è il processo con il quale, mentre si introducono le nuove generazioni alla realtà, si provoca in esse il destarsi del significato ultimo di quella realtà stessa. E' una passione , in senso pieno, politica, poichè desidera collaborare alla missione educativa storica di una "polis" e, perciò, alla società futura e al mondo.

martedì 5 novembre 2013

Snug mensola svuotatasche - by Giorgio Bombace

La morbida mensola che accoglie su soffici cuscini colorati lo smartphone, le chiavi e gli oggetti che quotidianamente ci portiamo in tasca prevenendo graffi e attutendo rumori.
Il progetto ritrae una mensola consolle da montare in casa o in uffico, all’ingresso o in qualunque stanza si voglia far scivolare su di essa, in maniera morbida e silenziosa, gli oggetti di prima necessità che oramai ci accompagnano nella quotidianità: chiavi, cellulari, ecc. Grazie infatti al profilo della sua geometria in sezione, disegnato quasi come il compluvio di un tetto ed alla integrazione sulla superficie superiore di una serie di piccoli cuscini, anche gli oggetti più delicati e acusticamente più fastidiosi, in qualsiasi ora e anche con un pizzico di distrazione, possono essere accolti al suo interno senza produrre rumori. La scansione geometrica dettata dalle variazioni cromatiche disponibili a catalogo nella scelta dei tessuti da rivestimento (un morbido feltro a tinta unita) aiuta peraltro il nucleo familiare a definire le proprie ‘aree’ di pertinenza, modificabili inoltre nel tempo semplicemente spostando i diversi cuscini, o addirittura, sostituendone il rivestimento. La mensola misura cm 25 x 90 x 5 di spessore, ed è costituita da un tamburato di rovere tinto naturale, montato con tasselli a scomparsa; delle semplici strisce di velcro aiutano invece a bloccare dei piccoli cuscini rivestiti in feltro nelle gamma di tinte unite disponibili nei principali cataloghi.

lunedì 4 novembre 2013

FIERROT LE POU


L’ultimo nastro di Krapp



Di Samuel Beckett
Regia, scena e ideazioni luci di Robert Wilson
20 ottobre 2013, Teatro dell’Arte

La serata inaugurale della stagione della nuova fondazione CRT Milano è stata affidata a uno dei più riconosciuti maestri dell’avanguardia teatrale, Robert Wilson.
La sua performance è stata infatti scelta come simbolo dell’ambizioso progetto di crossover tra nuove tecnologie digitali, arti dal vivo, arti visive e applicate che il CRT Milano ha intrapreso insieme alla Triennale per dare vita a una programmazione sui generis. Ecco perché al classico cartellone è stata preferito uno sguardo vivo sulla contemporaneità, uno sguardo capace di captare quello che accade attorno a sé : dalle iniziative delle Triennale stessa al panorama performativo italiano e internazionale.
Il luogo che ha sancito questa nuova collaborazione è stato il Teatro dell’Arte. Destinato a diventare teatro stabile di innovazione.
Dal vecchio Salone di via Dini che ospitò A Letter for Queen Victoria ai nuovi spazi restaurati della Triennale il regista texano ha dato ancora una volta prova del suo talento.
Proprio in occasione di A Letter for Queen Victoria Beckett si complimentò con Wilson per il testo frammentato e non sequenziale, lui che fu elogiato da Ionesco per essere andato più lontano di Beckett. Dopo molti anni Robert Wilson ha deciso di confrontarsi direttamente con un suo testo, L’ultimo nastro di Krapp. Sua la regia, suo l’allestimento, sua l’interpretazione in scena.
Le coincidenze e i rimandi non sono mai casuali. Forse come la pioggia che imperversa fuori dal Teatro dell’Arte e che scuote il pubblico in sala. Un inaspettato e assordante tuono apre infatti lo spettacolo così come lo scroscio della pioggia accompagna fastidioso per venti lunghi minuti la solitudine e il silenzio di Krapp.
L’impianto scenico e il disegno luci sono di grande impatto visivo. Un’installazione artistica - già di per sé - di particolare bellezza. Raggi di luce bianca piovono sul palco, irregolari e incessanti, illuminando a tratti e dando movimento al perimetro immobile dell’enorme scaffale-archivio alle spalle di Krapp, alla sua vecchia scrivania e ai due lunghi tavoli che, ai lati di questa e in penombra, ospitano da sempre pile e pile di documenti. Le finestre in alto si illuminano improvvisamente e si affievoliscono, seguendo il ritmo abbagliante delle saette.
Difficile in questa prima parte dello spettacolo per il pubblico distogliere lo sguardo dai movimenti di Krapp-Wilson, nonostante la loro lenta ripetizione o gli improvvisi scatti. Gesti stilizzati, condensati o dilatati nel tempo. Quello che li unisce è un’esatta pulizia formale. Il viso ricoperto di biacca, rosse le calze che indossa, l’effigie–clown di Beckett - espressionista e ieratica -  incontra il teatro Nô. La parola è qui assolutamente assente. 
Difficile invece nella seconda parte dello spettacolo, almeno per il pubblico seduto nel settore sinistro del teatro e non anglofono, seguire la proiezione dei sopratitoli senza distogliere troppo lo sguardo dal palcoscenico. La rumorosa pioggia si interrompe, lo scaffale-archivio esce dalla penombra inquietante in cui era, diventando con la sua geometria una presenza quasi opprimente e Wilson con maestria e grazie a un magnetofono dà vita ai frammenti reiterati di Beckett. Frammenti del flusso di coscienza di Krapp ormai settantenne e frammenti di una vecchia bobina, registrata esattamente trent’anni prima. Sempre il giorno del suo compleanno. Riascoltandosi continuamente, riavvolgendo il nastro più volte per sentire gli stessi passaggi o parti di questi, in cui con voce fiduciosa ed esuberante celebrava le sue ambizioni, accelerandosaltando quelli che non desidera ricordare, Krapp vecchio con amarezza e ironia fa il verso al Krapp giovane. Ride dei suoi sogni di gioventù e della felicità a cui ha rinunciato. E Wilson con un’ampia modulazione di voce accentua questo contrasto, mentre improvvisi e acuti effetti sonori sanciscono i drammi interiori e taciuti di Krapp.


Quando dirigo uno spettacolo creo una struttura nel tempo. Solo nel momento in cui tutti gli elementi visivi sono al loro posto viene creata una cornice che gli attori devono riempire. Se la struttura è solida, allora si può essere liberi al suo interno
Wilson, saltando e barcollando, immobile e ieratico, ricorrendo a smorfie o gesti stilizzati, sembra aver trovato il modo per muoversi liberamente nella struttura che Beckett ha saputo costruire ne L’ultimo nastro di Krapp.  
Un esercizio di stile e potenza, come qualcuno giustamente ha detto.

La nuova incisione è conclusa.



Speriamo quindi che il sodalizio tra Triennale e il CRT Milano continui ad essere così fruttifero.



L’ultimo nastro di Krapp
Di Samuel Beckett
Regia, scena e ideazioni luci di Robert Wilson
Costumi e collaborazione alle scene Yashi Tabassomi
Disegno luci A.J. Weissbard
Suono Peter Cerone e Jesse Ash
Collaborazione alla regia Sue Jane Stoker

Un progetto di Change Performing Arts
Commissionato da Grand Théâtre de Luxembourg, Spoleto52 Festival dei 2 Mondi
Prodotto da CRT Milano I Centro Ricerche Teatrali

venerdì 1 novembre 2013

Philippe Daverio intervista Jannis Kounellis


Al minuto 21:00:
Non so cosa vuol dire a livello illuministico "Les mademoiselles d'Avignon" (...) E' l'inizio di qualcosa di straordinario, e oscuro. E' un taglio. Forse più profondo di quello di Fontana. 
Quando pensi al taglio di Fontana non puoi non pensare al taglio di Gesù Cristo. E' molto vicino a quel Gesù drammatico che abbiamo la fortuna di avere, non dal punto di vista religioso, ma anche come segno. Abbiamo un uomo che è pieno di coltellate. Mentre qui (in Cina) hanno una cosa straordinaria, Confucio, hanno un filosofo; mentre noi abbiamo un uomo, che è una cosa che non può che incidere ogni nostro futuro.

Pour Stendhal


Glossario Daseyn R

Relativismo. Consiste nell'affermare che tutte le verità sono uguali e che quindi non c'è nulla che sia più o meno giusto o vero. Chi sarà allora il giusto? Colui che vince, cioè il potere. In ogni momento, il giusto è chi è al potere in quel momento.

giovedì 31 ottobre 2013

Images des Lip : créations en luttes

  • En 1973, les ouvriers et ouvrières de Lip, célèbre marque d’horlogerie de Besançon, refusent le démantèlement de l’entreprise et des licenciements. Dans l’usine occupée, ils et elles produisent et vendent des montres pour leur propre compte, donnant à leur lutte « autogestionnaire » un écho extraordinaire. Leur victoire est éphémère : un nouveau dépôt de bilan en 1976 inaugure un second conflit, long et douloureux.
    Pendant deux journées, un colloque propose d’analyser comment des créateurs/trices, notamment cinéastes et vidéastes, ont perçu, accompagné et interprété cet événement majeur de l’histoire sociale et politique des années 1970.
    Deux soirées restituent les conflits et leur relecture contemporaine en plongeant dans les images et les paroles de l’époque, commentées par des chercheurs/euses et des acteurs/trices du mouvement même ou mises en voix par des comédien/nes.

    mardi 12 novembre
    → à partir de 12h
    accueil et partie de jeu de Chomageopoly
    en présence d’ancien/nes militant/es de Lip

    → 14h ouverture du colloque

    conférence introductive

    Jalons pour une histoire sociale, politique et culturelle des conflits Lip (1973-1981)

    par Frank Georgi, historien, maître de conférences à l’université Paris 1

    → 15h > 15h40

    PROJECTION

    lip 1 : monique

    Ce documentaire de la vidéaste Carole Roussopoulous tourné en 1973 donne la parole à une ouvrière, Monique Piton.

    → 16h > 18h15

    TABLE RONDE

    C’est possible ! militer en images

    Des témoignages d’acteurs/trices de l’époque permettent d'évoquer la rencontre entre ouvriers/ières et praticien/nes du cinéma ou de la vidéo et du théâtre militant.
    avec Jean-Baptiste Aubertin, comédien ; Dominique Barbier, chef monteuse et réalisatrice ; Dominique Dubosc, cinéaste ; Anne Marie Martin, réalisatrice, ethnologue ; Luc Meyer, comédien ;
    Monique Piton, ancienne militante de Lip
    animée par Alain Carou, conservateur au département de l’Audiovisuel de la BNF

    → 19h > 21h30

    projections commentées

    du côté de chez lip

    Des projections d’extraits de films de l’époque, dont des images inédites, sont commentées par un historien et des militant/es des conflits Lip et restituent le climat des luttes.
    avec Frank Georgi, historien ; Jacky Burtz, Fatima Demougeot, François Laurent et Monique Piton, ancien/nes militant/es de Lip ; Claude Neuschwander, pdg de Lip de 1974 à 1976
    animé par Tangui Perron, historien, chargé du patrimoine à Périphérie


    mercredi 13 novembre

    → 10h > 12h30

    conférences

    Une série d’interventions, ponctuées de projections d’extraits de films et d'enregistrements sonores, amorce l’analyse du traitement des conflits Lip par les expressions artistiques et médiatiques.
    animée par Bérénice Hamidi, maîtresse de conférences en arts de la scène à l’université Lyon 2
    Une préfiguration des radios libres : «Radio Lip»
    par Thierry Lefebvre, maître de conférences en sciences de l’information et de la communication à l’université Paris Diderot
    À rebours et à tâtons : la représentation des luttes dans Les Yeux rouges de Dominique Féret par Armelle Talbot, maîtresse
    de conférences en études théâtrales à l’université Paris Diderot
    Le conflit Lip comme matière à fiction ? L’Été des Lip (Dominique Ladoge, 2012)
    par Sébastien Layerle, maître de conférences en cinéma et audiovisuel à l’université Paris 3
    « Puisqu’on vous dit que c’est possible », représenter le monde dans un contexte de lutte, de Lip à la Place Tahrir
    par Stéphanie Jamet-Chavigny, chercheuse, professeure en histoire de l’art à l’Institut Supérieur des Beaux-Arts de Besançon / Franche-Comté (ISBA) ; Matthieu Laurette, artiste, professeur Art / Multimédia à l’ ISBA; Philippe Terrier-Hermann, artiste, cinéaste et professeur à l’ISBA et à La Cambre à Bruxelles ; avec la participation d’étudiant/es de l’ISBA

    → 14h > 16h

    table ronde

    Lip vivra : relectures contemporaines

    Cette table ronde analyse la relecture des conflits Lip par les cinéastes et dramaturges d’aujourd’hui et leurs échos dans d’autres luttes de l’époque ou contemporaines.
    avec Julien Bouffier, metteur en scène ; Fatima Demougeot, ancienne militante de Lip ; Thomas Faverjon, cinéaste et chef opérateur ; Laurent Kondratuk, ingénieur de recherche à l’université de Franche-Comté ; Christian Rouaud, cinéaste
    animée par Hélène Fleckinger, maîtresse de conférences en cinéma à l’université Paris 8

    → 16h30 > 18h30

    table ronde

    Réappropriations militantes : hier et aujourd'hui

    Les réappropriations militantes, en particulier autour de la place et de la parole des femmes, mettent en perspective les combats des ouvriers et ouvrières de Lip.
    avec Christophe Cordier, chef opérateur et cinéaste ; Hélène Franco, magistrate syndicaliste ; Corinne Mélis, sociologue et cinéaste ; Alain Nahum, cinéaste ; Mariana Otero, cinéaste ; Jean-Pierre Thorn, cinéaste 
    animée par Xavier Vigna, maître de conférences en histoire contemporaine à l’université de Bourgogne

    → 20h > 21h30

    lectures-projections

    « Militer, c’est aussi notre affaire »

    Cette soirée restitue les paroles des acteurs/trices des conflits à travers des lectures d’extraits de textes, d'enregistrements sonores, de journaux, de tracts, de formes théâtrales… rythmées par des projections d’images, en se concentrant sur la question des femmes dans les luttes et au travail.
    avec les comédien/nes Odila Caminos, Claude Maurice et Nicolas Mourer et la collaboration de Julien Bouffier, metteur en scène, et de Christiane Passevant-Portis, réalisatrice

     

    exposition

    Une exposition d’affiches, journaux, tracts, livres, photographies, objets fabriqués pendant les grèves (jeu Chomageopoly, cendriers, disques) ainsi que des projections de films accompagnent les propos du colloque.
    Ce sera l’occasion d’accueillir l'exposition Lip, la force du collectif montée par le Master 2 « Droit de l’emploi et des relations sociales » et le CRJFC (université de Franche-Comté) et des photographies de Bernard Faille et de Christiane Passevant-Portis.
    12 > 13 novembre
    aux horaires d’ouverture de la Maison

    manifestation en entrée libre, réservation conseillée
     
    comité d’organisation
    Hélène Fleckinger, maîtresse de conférences en cinéma à l’université Paris 8 ; Catherine Roudé, chargée de mission au Labex Arts-H2H ;
    en collaboration avec Alain Carou, conservateur au département de l’Audiovisuel de la BNF

    organisé dans le cadre du Mois du film documentaire et du programme de recherche « Cinéma / vidéo, art et politique en France depuis 1968 » par le Labex Arts-H2H avec l’université Paris 8 et la Bibliothèque nationale de France et par la Maison des métallos

    en partenariat avec les Archives françaises du film du CNC, l’Association Carole Roussopoulos, la Bibliothèque de documentation internationale contemporaine, l’Institut national de l’audiovisuel, l’Institut supérieur des Beaux-Arts de Besançon / Franche-Comté, l’Institut Tribune Socialiste, le Labex CAP, la Maison du peuple et de la mémoire ouvrière de Besançon, Périphérie – Centre de création cinématographique, l’université Paris 1 (HiCSA), l’université Paris 3 (IRCAV) et l’université de Franche-Comté (CRJFC)

    www.maisondesmetallos.org

La cupola e le colline

Se Roma fosse in pianura, e san Pietro fosse un santuario in cima a un'acropoli, vedremmo soltanto l'ennesima replica di Atene. Invece san Pietro è in basso e il resto della città è in alto.
L'opera più scandalosa della storia dell'arte (costruita abbattendo la seconda chiesa mai costruita nella storia del cristianesimo, e la più sacra; pagata grazie alla vendita delle indulgenze, motivo scatenante dello scisma protestante) doveva quindi essere il più alto edificio di tutta Roma.
Per cui dai colli intorno alla valle del Tevere la cupola appare come un gigante fra i nani, solida e pesante, eppure sospesa su un terreno di morbido fango fluviale. 
La cupola guarda i colli, è alla loro altezza; e i colli la guardano. E' il centro visivo della città, il suo palco.