sabato 21 dicembre 2013

Essere E non essere - Danish Maritime Museum by BIG

Fra i giovani studenti di architettura c'è un libro che viene prestato e riletto, discusso e copiato: Yes is More, un fumetto che racconta i progetti dello studio Bjarke Ingels Group (BIG).
I progetti di questo studio sono sempre originali e utopistici, molto spesso grotteschi, stupidi e sforzatamente nuovi; ma nessun altro può incarnare come loro lo spirito capitalistico, spettacolare e magnificente dell'architettura contemporanea. C'è sempre un'idea di base molto forte; in qualche caso, si tratta di un colpo di genio.


















Infatti, come racconta l'"archifumetto", il progetto del Danish Maritime Museum nasce dall'intuizione di utilizzare norme troppo restrittive a proprio vantaggio. Il museo sorge in un ex bacino di carenaggio, vicinissimo al castello di Kronborg (il castello dell'Amleto di Shakespeare): per legge, nessuna costruzione può ostruire la vista di un sito UNESCO.

Il bando di concorso prevedeva la costruzione di un museo sotterraneo, all'interno del foro a forma di scafo del bacino; riempiendo questo foro, si sarebbe nascosto per sempre il precedente sito e il museo sarebbe stato non troppo diverso da un parcheggio sotterraneo. BIG ebbe l'intuizione di ribaltare la forma che tutti davano per scontato: non un museo che tappasse il bacino, ma un museo che ne recasse l'impronta inversa. Infatti, l'edificio è sì sotterraneo, ma si sviluppa intorno al foro, valorizzandolo e prendendone luce. Il bacino diventa il cortile del museo.
Un percorso parte dal livello del terreno e, sviluppandosi tutto intorno ad esso, con una pendenza impercettibile, arriva sul fondo del bacino.
Nell'architettura contemporanea, dove ormai tutto è realizzabile, quello che conta è l'intuizione più originale, quella che ribalta un problema e ne fa un punto di forza.

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