domenica 8 novembre 2015

Basilica del Crocifisso di Amalfi - il restauro "irrispettoso"


Stroncato da Boscarino e da tutti i più importanti studiosi  contemporanei come "intervento moderno, irrispettoso su monumento preesistente" (1), il progetto della Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Salerno/Avellino eseguito nel 1994 nella Basilica del crocifisso di Amalfi è invece un esempio di come si possa avere coraggio anche in una disciplina dottrinale come il restauro.

La basilica (il "duomo vecchio" di Amalfi) aveva una veste barocca in buono stato, ma nel 1972 per ragioni sconosciute questa viene rimossa e si riportano alla luce le antiche strutture medievali, di aspetto paleocristiano, distruggendo ogni traccia del periodo settecentesco della chiesa. A questo punto viene incaricato del progetto di restauro Renato Bonelli.
Bonelli è professore della Sapienza e, con Roberto Pane, l'esponente più alto della teoria del restauro critico, raccogliendo l'eredità di Brandi. Per lui restaurare un monumento è la restituzione ad "una rinnovata unità artistica". Insomma, restaurare non è ripristinare lo stato originario del monumento né conservarne ogni crepa o macchia, ma trovare l'immagine che permetta all'osservatore di riconoscere un valore di opera d'arte nell'edificio, immagine che può essere minata da diversi tipi di degrado.
Bonelli va ad Amalfi nel 1973 e raccoglie importanti documentazioni sullo stato dell'edificio; redige un progetto ma questo viene accantonato (2).
Quello che si vede ora, visitando la Basilica, è un altro restauro, non ortodosso e non colto, fatto da sconosciuti; in rete si trovano solamente informazioni su quale autore lo abbia portato ad esempio come "restauro erroneo" o sul progetto non realizzato di Bonelli. Abbiamo visitato la Basilica e l'impressione è stata, invece, molto favorevole.
I muri bianchi contrastano bene con le tracce di affresco, le volte sono state mantenute com'erano, spezzate a metà, ma alzato sopra di esse un soffitto piano e moderno le rende ancora più rovinose.
Quello che ha fatto gridare di più all'atrocità sono i pilastri di acciaio in vista a sostegno delle colonne di spoglio, e l'idea di sostituire alcune delle colonne con elementi in calcestruzzo da cui sporge l'anima in acciaio, immagine moderna di un capitello. Eppure sono tutti interventi belli, e il visitatore non iniziato all'architettura nota questi "interventi irrispettosi" senza esserne scandalizzato, ma accettando lo spazio della Basilica come evidente luogo di numerosissimi cambiamenti nel corso della storia.




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Note:
(1):   M.Dalla Costa,G. Carbonara (a cura di), Memoria e restauro dell'architettura: saggi in onore di Salvatore Boscarino, 2015, p. 341




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