domenica 19 febbraio 2012

Incipit

Tutta la bellezza di un racconto è, a volte, già annunciata dal suo incipit. Così è senz’altro per “Resurrezione” di Tolstoj e per “La leggenda del santo bevitore” di Joseph Roth.


Entrambi i racconti sono talmente famosi che non mi azzardo a presentarli. Voglio, invece, dire qualcosa sull’incipit.

“Una sera di primavera dell’anno 1834, un signore di età matura scese gli scalini di pietra che, da uno dei ponti della Senna, conducono alle rive del fiume. Là sono soliti dormire, o meglio, accamparsi…..” Non è la perfezione letteraria che traccia le coordinate di tempo, luogo e introduzione del protagonista a sorprendere. Con un’attenzione più profonda si può cogliere qualcosa di diverso: quel personaggio era di età matura, una maturità che si scoprirà non solo rispetto all’età e, come disse un famoso critico italiano, lo spazio non serve per informare che l’azione si svolge a Parigi, ma è come il proscenio di un evento che sta per annunciarsi, che ci fa presagire una sorpresa. Quell’uomo non osserva immobile dal ponte, ma si muove, scende le scale e “un vagabondo veniva incontro al signore maturo…”. L’attesa che si crea ci fa quasi “scendere” da quel ponte per conoscere quei due uomini e avventurarci a nostra volta in qualcosa di imprevisto.

“Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse…….la primavera era primavera anche in città.(..) Ma gli uomini non smettevano di ingannare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera..quella bellezza che dispone alla pace, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi l’un l’altro”. Accostiamo tale incipit al titolo “Resurrezione”. Non sarà temerario dire che in queste righe si può già leggere un punto di orientamento, un riferimento per appassionarsi alle vicende del principe Nechljudov e di Katjuša Maslova e, molto più, per riflettere sul mistero del male, dell’ingiustizia umana e dell’eterna lotta per avversarli dentro e fuori il cuore degli uomini.


T.B.

1 commento:

  1. Grazie. Chi ha sottolineato questi passaggi ha occhio interiore nitido e aperto. Chi non l'ha non vedrebbe nemmeno dentro un libro intero.f.f.

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