martedì 28 febbraio 2012

L'annuncio a Maria. Paul Claudel

L’annuncio a Maria di Paul Claudel è un’opera scritta per il teatro ma la sua difficoltà ad essere rappresentata rischia di farcela mancare. E non ci si dovrebbero far mancare quelle parole che trasportano dove ci si scopre più veri come persone.
Tre quadri:
la casa di Anna, padre di due figlie, Violaine e Mara, cresciute in una grande fattoria la cui solidità dovrà essere conservata. Anna programma per Violaine la sicurezza, non l’avventura, perciò la promette a Giacomo, un buon lavoratore che lui stesso aveva formato per far crescere i propri possedimenti.
La stalla dei cavalli dove una sera Violaine stava per essere sedotta da Pietro, il costruttore di chiese, sempre in viaggio, nella Francia divisa (senza re e con due papi) dell’epoca di Giovanna d’Arco, per esser là dove lo aspetta il proprio compito. “Forse non avevo abbastanza pietre da ammassare perché d’un tratto mettessi mano all’opera di un altro e desiderassi un’anima?”
La cava in cui è rinchiusa Violaine, colpita dalla lebbra contratta da Pietro.
La vicenda non va svelata, va percorsa, e si potrà scoprire che ognuno di noi è come una pietra in un’edificio, la nota di una sinfonia che si svolge nel tempo e “non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al maestro che l’ha scelta”. Non si raggiunge la pace in virtù della quantità di cose che si afferreranno nella vita, piuttosto per il cuore che abbiamo, per ciò cui il cuore aderisce accettando il rischio di ogni giorno. Forse, in questo c’è la chiave per comprendere il titolo di questa pièce.

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