domenica 23 marzo 2014

Église Notre-Dame du Raincy, di Auguste Perret

La chiesa di Notre-Dame du Raincy fu costruita nel 1922-1923 da Auguste Perret, il maestro di Le Corbusier, nel comune di Le Raincy, sobborgo parigino. Auguste Perret, oltre ad essere un architetto, era un imprenditore, fra i promotori dell'utilizzo massiccio del calcestruzzo armato, materiale usato a quei tempi in piccolissime dosi.
E così, quando gli capitò l'occasione di progettare una chiesa, pensò di dimostrare al mondo le capacità statiche e architettoniche del nuovo materiale; fece una chiesa in stile gotico, pomposa e kitch, con un altissimo campanile sulla facciata, tutto lasciando a vista il calcestruzzo, unico materiale utilizzato.
Ma facciamo finta di non sapere i secondi fini di questo imprenditore. Diciamo che siamo capitati a Le Raincy per caso e che abbiamo visto questa chiesa, che non sappiamo essere dei primi anni 20, nè la prima al mondo costruita interamente in cemento. Se si passa l'ingresso, se si va oltre al brutto incipit dell'edificio e si entra nell'aula, qualcosa non torna più.

Una massa uniforme e pesantissima, il soffitto, opprime lo spazio, incombe su di noi. Eppure, a reggerla sembra vi siano degli stuzzicadenti, pochi paletti sottili che sollevano migliaia di tonnellate; e, alzandole, permettono alla luce di entrare, completamente libera. 
Perret ripete quanto fu fatto nel medioevo nel Palazzo ducale di Venezia: un blocco pieno e grande, sollevato da strutture esili, appare come leggero, come un miracolo, un fatto sovrannaturale.
Tutte le pareti perimetrali sono vetrate; in questo Perret realizza in pieno il sogno del Gotico di creare delle "case di luce"; queste vetrate hanno però forme e decorazioni moderne, rettangoli e quadrati disposti secondo una direzione orizzontale. 
Tutto il senso della costruzione è dato dall'effetto dell'aula, costruita per singoli elementi nella giusta posizione relativa; l'esterno, infatti, vive solo in funzione dell'interno.
Ora, forse tutto è stato fatto per dimostrare le capacità di un prodotto di mercato; fatto sta che, se così è, questa opera non alimenta la voglia di comprare il prodotto, ma alimenta la meraviglia che una dimensione di bellezza sia entrata in una pubblicità.

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