martedì 1 aprile 2014

I giocatori di carte, Paul Cezanne (1984)

Paul Cezanne, I giocatori di carte, Parigi, Museo d’Orsay,1894

Esiste un modo di guardare la realtà con l'intenzione di cancellare la tensione e il dramma che la costituiscono. Una specie di tranquilla autocompiacenza ci spinge ad accettare questo sguardo irreale. L'immediatezza dell'immagine ci offre la possibilità di rappresentazioni frivole e superficiali, cioé immagini dove il dramma e la tensione sono assenti.
Sarà che non sono pochi i rischi, attraverso cui si passa nel tentativo di plasmare questa tensione, come il sentimentalismo e l'intellettualismo. Una scena casuale, quasi pittoresca e presa da qualche angolo della provincia o di una piccola città, dove dopo le solite faccende quotidiane un paio di amici si riunisce come di consueto per passare del tempo insieme, senza pretese, richiamati soprattutto dalla necessità di un rifugio, dal conforto di una compagnia. Il luogo dove si incontrano é di colore caldo, accogliente. 
Nei giocatori di carte, Cezanne ci proietta in una tensione così sintetizzata da sembrare addirittura assente. Le due figure, plasticamente definite, escono dalla foschia degli oggetti per essere collocate simmetricamente, come riflesse; due uomini che guardano le loro carte mentre giocano in un bar di provincia. Nel centro una bottiglia riflette una luce, dove si posa lo sguardo, come cercasse di cancellare il punto focale dandogli però una maggiore tensione nell'essere quasi completamente vuota. 
Senza dubbio e nonostante sia una scena che potremmo definire quotidiana e carente di interesse narrativo, l'elemento del gioco offre un centro di apertura non solo dal punto di vista plastico, per riuscire a strapparci la domanda riguardo all'assenza di un punto focale forte (domanda non superflua, perché provoca uno sguardo della situazione piu comprensivo, avvolgente, in cui gli oggetti non sono soggetti a una legge gerarchica). Allo stesso tempo ci colloca nella prospettiva dei giochi di contrasto tra il chiaroscuro, dove si dibattono gli oggetti per essere definiti, passando per la simmetria, fino ad arrivare al punto focale: il gioco. Non c'é gioco senza l'impostazione dei contrari e questo lo riflette molto bene
Cezanne nella scena, dove non si percepisce nessun elemento di competizione nemica. Il gioco, la presenza del caso o della fortuna, non come un fatto fortuito, ma come un elemento quotidiano senza il quale il ritmo dei giorni puó solo essere un passo senza mistero. L'atteggiamento del gioco ci restituisce la possibilitá di guardare il mondo in continua tensione.
Carlos C., da The Others International, anno diciassettesimo, numero 15

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