lunedì 3 ottobre 2016

In qualsiasi altro punto!


   E allora, dove? In qualsiasi altro punto. Questa è la risposta a chi, ascoltata la vostra critica su un oggetto posto in modo da formare una simmetria, vi chiede dove situarlo. In qualsiasi altro punto. Ne esiste solo uno radicalmente sbagliato: quello che si sceglie "spontaneamente", rigurgitando le convenzioni ataviche, introiettate nell'inconscio.
   Possiamo avvalerci di un esempio ancor più modesto di una finestra, con cui è agevole sperimentare: un quadro. Ecco una parete: dove appenderlo? Ovviamente, nel mezzo. Ebbene, in qualsiasi altro punto, a destra, a sinistra, più in alto o più in basso, ovunque meno che lì. Nel mezzo, spezza la parete in parti uguali, ne decurta le dimensioni visuali, le umilia, si lascia incorniciare dal muro isolandosi, invece di spaziare e far respirare l'ambiente.
   (...)
   Una stanza. Dove entrare? In qualsiasi altro punto che non sia nel mezzo di una parete. Ne bipartiremmo lo spazio. Anzi, in qualsiasi altro punto vuol dire nel punto convenientemente più decentrato, affinché si esalti la diagonale, la massima profondità. Per accentuare la visione in diagonale, perché non distaccare la porta d'ingresso dal piano della parete, inclinandola? Ottimo, la risemantizziamo, differenziandola dalle altre.
   La stessa stanza. Dove illuminarla? In qualsiasi altro punto che non sia al centro, onde non tripartire l'ambiente con una zona rischiarata tra due buie ai lati. Risemantizziamo la finestra in funzione dello spazio interno, qualificando la luce. Non v'è panorama su cui affacciarsi: allora, nastro a filo di pavimento, nastro (di altezza diversa, per evitare la simmetria) a filo di soffitto, nastri agli angoli per illuminare i piani. Nel prospetto della stazione di Roma, troviamo due asole di luce per piano, all'altezza della scrivania e del soffitto; dispositivo soddisfacente benché classicizzato da un'eccessiva allitterazione. Qualora si abbia la possibilità di aprire finestre da ambo i lati, non siano mai contrapposte: s'illuminerebbero a vicenda invece di portare luce nello spazio. Osservate la sala dei Mesi nella delizia di Schifanoia a Ferrara: ad ogni finestra corrisponde, di fronte, un pieno, sicché la luce irrora magnificamente i celebri affreschi estensi.

Bruno Zevi, Il linguaggio moderno dell'architettura

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